XIX - Acque Immemoriali (1)

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Isaac si sentiva umiliato dai suoi stessi sentimenti.

Le poche parole che Roxanne aveva proferito in risposta alla sua dichiarazione d'amore erano state di gran lunga più dolorose della pallottola che l'aveva colpito. La freddezza con cui l'aveva scrutato l'aveva sorpreso: avrebbe senza ombra di dubbio preferito il disgusto, la rabbia o persino la compassione. Non si sarebbe mai aspettato una simile reazione da una ragazza come Roxanne, appassionata e sempre pronta ad esprimere il suo disappunto su ogni cosa la infastidisse.

Il modo in cui aveva accusato il suo amore di aver scatenato le pene che l'avevano travolta l'aveva fatto sentire ancora più traditore e indegno. Rabbrividiva al solo pensiero di come potesse considerarlo adesso: probabilmente si pentiva di aver avuto tanta confidenza nei tempi passati, di aver così spesso dormito con lui o mostrato di più di quanto ad ogni altro ragazzo fosse concesso vedere. In qualche maniera si sentiva colpevole anche in quel frangente. L'aveva ingannata, in un certo senso, facendole credere che i suoi sentimenti fossero identici ai suoi.

D'altra parte, però, se le avesse rivelato tutto e subito, avrebbe negato ad entrambi molti anni di gioie condivise. Si ripeteva che probabilmente Roxanne non sarebbe sopravvissuta alla morte di suo fratello e alla reclusione forzata nella Reggia senza il suo aiuto costante, che non avrebbe evitato per un soffio la dipendenza dall'alcol se lui non l'avesse sorvegliata e che si sarebbe presto trasformata nella versione femminile di Bellamy Blake se non fosse stato lì a tenerle compagnia. Il suo ruolo nella sua vita, seppur secondario e silenzioso, aveva portato a molte svolte positive e l'aveva allontanata dal precipizio prima che vi potesse cadere... finchè il suo fatale errore non li aveva fatti precipitare entrambi nel più buio degli abissi. Ricordava alla perfezione la disperazione che l'aveva lambito una volta avuta la consapevolezza di essere stato il fautore del disastro, il boia crudele della donna da lui amata. Lui era tra i pochi eletti a conoscere la verità sugli avvenimenti di quei giorni, uno della cerchia ristretta partecipe dei fatti. Lui faceva parte dei maledetti, uno dei malaugurati uomini costretti a conoscere e a tacere. Non tutti erano stati così sfortunati, la maggior parte del Clan dei Moore non sapeva pronunciare più di due frasi su quanto avvenuto. Anche a Bellamy, una delle più importanti pedine di quel gioco pericoloso, tutto era stato taciuto. Lui aveva vissuto quei mesi in una beata e innocente ignoranza, nulla, oltre al dubbio, aveva turbato i suoi sogni, nessuna ignobile consapevolezza l'aveva fatto piegare in due dal dolore ad ogni singolo respiro. Lui non sapeva quanto male aveva causato, non come lo sapeva Isaac. Mentre lui guariva e si perdonava, Isaac ancora bruciava di pentimento e negligenza. E tale disuguaglianza non faceva altro che gettare combustibile sulla fiamma del suo odio. Moriva dalla voglia di sbattergli in faccia la realtà, di dissacrare la sua padronanza di sé, ma sapeva che gli avrebbe fatto ancora più male scoprire quelle cose dalla diretta interessata. Dunque non gli restava che aspettare il momento in cui Roxanne si sarebbe decisa a raccontare la sua storia a Bellamy e guardare mentre il mondo gli crollava addosso, esattamente come era accaduto a lui.

Era la vendetta quello a cui agognava mentre si trascinava verso il suo appartamento. L'alcol e il cocente dolore gli offuscavano la vista, però Nemesi era lì, pronta a sostenerlo e a sospingerlo nella giusta via. Arrivò a casa esausto, le ginocchia gli tremavano ed era certo che la ferita avesse ripreso a sanguinare. Bussò alla porta, incurante del rischio che correva a farsi vedere in quello stato, e gli aprì Hannah, la strana amica di Matthew dallo sguardo assassino.

<<Ciao. Stai bene? Sembra che ti sia passato sopra un tir.>> ridacchiò insensibile. Isaac alzò gli occhi al cielo e la spinse via dalla sua traiettoria; non aveva tempo e voglia per la sua impertinenza. <<Sai che stai sanguinando, vero?>>

Isaac si voltò verso di lei per non permetterle di osservare ancora la sua schiena sporca. <<Grazie per avermelo ricordato.>> sbottó facendole un gesto poco carino. Matthew non si vedeva da nessuna parte, quindi non c'era bisogno di fingersi cortese.

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