VII - E tu, profondissimo Inferno

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Non è un sogno. É reale, Roxanne. Isaac è qui.

Si ripeté per la decima volta Roxanne. Si dondolò sulle ginocchia lentamente per assorbire meglio la notizia. Sul serio, non riusciva a capacitarsene: dopo lunghe notti in cui si era svegliata stringendo il cuscino da sogni che lo riguardavano, Isaac era davanti a lei, nella realtà, evocato chissà come dalla sua immaginazione. Era tanto assurdo, da sembrare quasi uno scherzo. Davvero poco divertente, avrebbe aggiunto. Si sentiva spolpata. Appena scemata, la rabbia l'aveva lasciata dolorante: aveva il cuore in gola, i crampi allo stomaco e un'emicrania da spavento. Inginocchiata di fronte a lui sul pavimento appena lustrato continuava a fissarlo di sottecchi, notando particolari allarmanti: era più alto, più affascinante, aveva le spalle più ampie, i capelli più corti, nuove cicatrici sulle mani, un profumo leggermente diverso. Sembrava così terribilmente adulto, eppure riusciva a intravedere, sotto tutto quello strato di muscoli e vestiti scoloriti, il ragazzo cauto e pacato che era stato. Quando spostò lo sguardo dalla sua mano -ancora avvinghiata alla sua felpa- al suo viso, lei distolse lo sguardo. Non voleva specchiarsi nei suoi occhi. Ci avrebbe trovato il suo medesimo dolore. Rilassò la presa e le dita scivolarono via. Si alzò, si spazzolò i pantaloni unti e si voltò per andarsene.

<<Aspetta>>. Isaac si mise in piedi e le si avvicinò a passi incerti. Non voleva invadere i suoi spazi, Roxanne se ne rendeva conto dalla lentezza con cui si era mosso, però la sua vicinanza e la sorda rabbia che le ronzava dentro le fecero accapponare la pelle. Lo guardò dal basso verso l'alto, come una bambina: aveva il viso completamente tumefatto e chiazze di sangue gli macchiavano mani, felpa e buona parte del volto. Non la toccò, ma l'intensità del suo sguardo nero le scombussolò l'anima. <<Mi dispiace.>> sussurrò e lei seppe che era sincero. Sapeva discernere le sue verità dalle sue menzogne.

<<Lo so.>> mormorò di rimando <<Vorrei tanto che potesse bastare>>.

Isaac spalancò gli occhi neri. <<Io potrei... se...>> farfugliò.

<<No. Non c'è nulla che tu possa fare, Isaac>>. Il ragazzo abbassò lo sguardo avvilito. <<Vorrei solo capire come cazzo tu sia finito in questo college di merda!>> sbottò stizzita.

Isaac si morse il labbro superiore e rilassò leggermente le spalle, poggiando il peso del corpo su una gamba sola. <<Avevo bisogno di staccare la spina. Detroit è diventata asfissiante per me>>. Sospirò. <<E Windsor, per quanto sia vicino casa, è comunque fuori dalla giurisdizione dei Clan. Ma questo lo sai già, vero Roxanne?>> disse con una franchezza disarmante.

La ragazza, sentendosi improvvisamente prevedibile come un libro aperto, arrossì. Odiava l'idea che lui la conoscesse così a fondo. <<Non sei l'unico a sentirsi soffocare.>> gracchiò.

<<Siamo semplicemente scappati nello stesso posto>>. Isaac sorrise timidamente e, anche se era sporco e incrostato di sangue, Roxanne lo trovò tremendamente dolce. Quasi le dispiacque di aver pestato. Quasi.

Alzò gli occhi al cielo. <<Davvero patetico>>.

Isaac ridacchiò e una bolla di sangue gli si formò all'angolo della bocca. Si tirò su un angolo della felpa per pulirsi scoprendo una grossa porzione di pelle liscia e muscoli tonici. Roxanne lottò con tutta sé stessa per non abbassare lo sguardo. Quando lui tornò a posare gli occhi su di lei, sperò di non essere rossa come un peperone da capo a piedi. <<Come hai fatto a fuggire questa volta?>>.

<<Ti sorprenderà, ma sono qui con il permesso di mio padre.>> sghignazzò del tutto fiera di se stessa. Per un attimo si sentì catapultata indietro nel tempo a quando lei e Isaac si raccontavano le bravate compiute nascosti sotto strati di coperte di seta nella Reggia. Sembrava passata un'eternità dalla loro infanzia.

Il cerchio del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora