L'alba giunse troppo in fretta.
Dopo ore passate a fissare la sagoma scura del corpo rannicchiato di Roxanne e a sperare che il sole non sorgesse mai, la luce fece capolino dalle cime innevate delle montagne lontane rendendo i contorni più nitidi e le ombre meno incombenti. Il giorno della sua partenza era alle porte. Si mise in piedi a fatica, lottando contro il desiderio di restare steso sul tessuto morbido del suo tappeto nero, e preparò l'essenziale per il viaggio. Contava di non dover stare via molto, dunque riempì il suo borsone da football con i suoi vestiti più comodi e i suoi effetti più cari. Portò con sé solo due pistole, ma tante munizioni da poter crivellare l'intera facciata della confraternita. Lanciò un'occhiata costernata al suo fucile di precisione, scusandosi mutamente di non farsi accompagnare anche da lui fuori città. Era un amico fedele, certo, tuttavia era anche troppo vistoso e troppo ingombrante, e lui non poteva in alcun modo rischiare di essere riconosciuto.
Mentre impilava gli oggetti nella borsa le mani gli tremavano per l'ansia e la paura: non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era terrorizzato da quella improvvisa fuga. Non aveva idea di dove andare, né di quando potesse tornare. Windsor gli era sempre apparsa così tranquilla e dislocata che non aveva mai pensato di poter subire un attacco nemico. Mille domande lo assillavano in un discordante coro baritonale, distraendolo e rallentandolo ancor di più. Spaventato all'idea di non saper rispondere alle sue stesse richieste, cercava di non focalizzarsi su nessuna di esse, peggiorando sempre di più il suo stordimento. Non aveva un piano d'azione, non aveva idea di come abbandonare il campus, non ricordava dove aveva nascosto i documenti falsi... insomma, non sapeva neanche quale felpa scegliere!
La pressione gli gravava sulle tempie comprimendole fino a fargli pulsare il cervello. Doveva darsi una calmata, o non sarebbe arrivato a vedere le stelle quella sera. L'ansia non gli permetteva di pensare lucidamente e non aveva spazio per alcuna distrazione nella lotta per la sopravvivenza. Fece la conta per aiutarsi a decidere tra le sue felpe preferite e finì per indossare l'altra. Si cambiò in bagno: non voleva che, se per caso Roxanne si fosse svegliata all'improvviso, lo trovasse mezzo nudo accanto al letto. Si sistemò senza troppe attenzioni, se non quella di calarsi il cappuccio sugli inconfondibili ricci dei Blake. Si sfilò l'anello di famiglia dal dito, se lo rigirò un paio di volte tra i polpastrelli seguendo lentamente lo scorrere del complesso motivo in risalto sui laterali e lo agganciò alla catenina che portava al collo. Lì sarebbe stato più al sicuro.
Tornò piano in camera, i calzini di spugna leggeri contro il parquet, e si guardò in giro: i pallidi raggi del sole cominciavano a donare colore all'arredo, permettendogli di salutare con un ultimo sguardo ogni oggetto. Aveva sentito più casa quella piccola stanza, che la sua villa di famiglia in tutta la sua vita. Non si riteneva un tipo sentimentale, però doveva essere onesto con se stesso: quello avrebbe potuto tragicamente trasformarsi in un addio. Sapeva riconoscere il pericolo quando lo fiutava, e quella situazione aveva un odore terribile. Sperò di poter mettere di nuovo piede lì dentro, nel suo santuario, nel suo covo non molto segreto, e, sopra ogni cosa, sperò di rivedere Roxanne. Non voleva lasciarla così in fretta, l'aveva appena ritrovata e non era pronto a riabituarsi alla quotidianità senza di lei. La sera prima si era aperto uno spiraglio nella sua fortezza, l'aveva percepito, e avrebbe voluto poter restare e godersi il crollo della muraglia. Non c'erano numeri per quantificare la soddisfazione che avrebbe provato nel riveder spuntare tra le macerie la vera Roxanne.
Un sospirò gli sfuggì dalle labbra. Non aveva tempo per le smancerie. Si chinò sulla ragazza e le scostò i capelli dal viso. Sembrava così innocente mentre dormiva, così pura, così lontana dal ruolo di erede del Male che ricopriva. Le sue palpebre sfarfallavano nel sonno, le sua labbra erano dischiuse come un fiore agli albori della primavera. Le lasciò un bacio sulla sommità del capo, un bacio dolce e gentile, metà da amante e metà da amico. Indugiò qualche attimo vicino al suo viso nella speranza di imprimersi nella mente il profumo del suo shampoo al miele e delle tempere. Era sempre stato quello il suo odore. Lasciarla lì, nella sua stanza, lo metteva a disagio: cosa avrebbe ipotizzato una volta sveglia? Avrebbe pensato a lui almeno per un momento? Ci sarebbe rimasta male per non averlo salutato a dovere o, per lo meno, avrebbe pregato affinchè non morisse? Bellamy cercò di convincersi che la risposta fosse positiva.
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Il cerchio del Male
ActionPRIMO VOLUME DEL CICLO DE "I CLAN" Dietro le notizie sui giornali di Detroit si cela un universo ben più complesso. Lì, durante l'arcana lotta per la sopravvivenza, vige una sola legge: sangue chiama sangue. È su questo fondamento che sono stati ere...