Era una ventosa mattinata d'aprile e, nonostante la primavera fosse arrivata da quasi un mese, l'aria continuava a pizzicare. Gli alberi in fiore frusciavano al vento e le punte dei cipressi, alti un paio di decine di metri, si piegavano con rumori sinistri. Quel giorno Bellamy Blake indossava il suo completo nero più elegante e un paio di scarpe classiche del medesimo colore. L'erba del prato verde smeraldo gli solleticava le caviglie lasciate scoperte dai pantaloni mentre camminava tra le lapidi grigie incastonate nella terra. Sentiva la confortevole presenza di Roxanne alle sue spalle. Guardando in lontananza verso la folla di persone che si accalcava intorno alla cappella, la sua voglia di non partecipare al funerale aumentò in maniera esponenziale. Rallentò la sua avanzata.
<<Bellamy>>. Roxanne lo affiancò e lo guardò con tutta la tenerezza e l'amore di cui era capace. Gli prese la mano e la baciò con delicatezza. Sapeva che anche lei stava soffrendo e che cercava in ogni modo di essere forte per lui, ma il dolore le aveva incurvato le spalle e affievolito la sua aura splendente. Il vento le scosse i capelli biondi e, perfino quelli, sembravano meno lucenti del solito. Nonostante ciò, Roxanne riusciva sempre a infondergli sicurezza. Le fece un cenno d'assenso e ripresero a camminare.
Da vicino la scena non migliorò di certo: tutti i membri del suo Clan e buona parte di quello dei Moore erano raccolti silenziosamente nella piccola zona del cimitero dove si trovava la cappella della famiglia Blake, ognuno con le mani giunte in grembo, il capo chino, un'espressione sofferta sul volto. Si sarebbe potuta fiutare da chilometri l'atmosfera tetra e l'odore della paura: tutti, in quel raduno, si stavano chiedendo cosa sarebbe accaduto dopo quel tragico avvenimento, quale sarebbe stato il loro destino e quello del loro Clan. Lo si intuiva dall'elettricità nell'aria, dagli sguardi guardinghi al bosco, dalle mani poggiate sulle cinture.
Suo padre alzò lo sguardo su di lui. Non l'aveva mai visto tanto stravolto: i capelli neri erano un groviglio di nodi e gli occhi chiari erano cerchiati da borse violacee. Si era persino abbottonato male la camicia. Gli fece segno di raggiungerlo e lui e Roxanne si accomodarono tra le sue sorelle e suo fratello. Roxanne accarezzò la spalla di Theo e lui, sorprendendo entrambi, la abbracciò singhiozzando piano. Lei lo strinse di rimando e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. A volte dimenticava che Theo e Roxanne avessero la stessa età e che fossero stati compagni di classe per anni. Alla sua sinistra Lilian e Layla, le sue sorelle maggiori, si consolavano l'una con l'altra tra i singulti. Se sua madre fosse stata lì avrebbe risollevato il morale dei presenti con il solo uso della parola. Lui, invece, non riusciva a formulare frasi di senso compiuto neanche nella sua mente.
<<Buongiorno a tutti.>> salutò il pastore posizionandosi accanto alla bara <<Oggi siamo qui per rendere omaggio alla memoria di Julie Miller, l'amabile moglie di Victor Blake e la madre di quattro stupendi figli>>. Bellamy alzò gli occhi al cielo: non aveva nessuna voglia di sorbirsi quelle stronzate. Era l'aspetto che odiava di più dei funerali, essere costretti ad ascoltare parole vuote proferite da persone estranee. Sapeva che sua madre non avrebbe voluto quel tipo di celebrazione, ma qualcosa di più intimo, profondo e autentico. La presenza di tutte quelle persone sconosciute gli sembrava quasi una profanazione.
Si voltò verso Roxanne, che nel frattempo si era liberata dall'abbraccio di Theo. La fissò negli occhi per un attimo e lei sembrò leggergli nel pensiero nel modo genuino di sempre. "Lo so" mimò con le labbra. Gli poggiò una mano nell'incavo del collo, giusto sopra il colletto della camicia; era fredda e sottile e quel tocco gli permise di estraniarsi dal resto del mondo. Si voltò verso la bara della madre e rimase a fissarla, ipnotizzato, fino alla fine della celebrazione, come se non esistesse nessun altro a parte loro due e il suo dolore. Quando il pastore smise di parlare e si avvicinò a suo padre per confortarlo, molte persone passarono accanto a loro prima di dileguarsi. Lui guardò la sfocata fila di gente in silenzio, lasciando che fosse Roxanne a rispondere alle condoglianze dei presenti anche da parte sua. Non aveva le forze per parlare.
Alla fine, rimasero da soli al centro del prato. Quello era il suo obiettivo sin dall'inizio: essere lasciato solo con sua madre e Roxanne per dirle addio a modo suo, senza nessuno che lo guardasse con compassione. Entrò nella cappella di famiglia. Lì, nella luce filtrata dal lucernario sopra la sua testa, risiedevano tutti i suoi antenati. Si guardó in giro per un attimo e si rese conto che anche lui, dopo aver incontrato la Morte, avrebbe passato l'eternità in quel luogo. Un brivido gli corse lungo la schiena. Rispetto alle altre, la lapide di sua madre era ancora lucida: ci avevano riposto la bara giusto un quarto d'ora prima. Sul marmo bianco, sotto il suo nome di battesimo, risaltava la scritta posta su tutte le tombe dei Blake: "donec ad metam", il motto della famiglia.
<<Fino alla meta.>> tradusse Roxanne raggiungendolo. Il suono dei suoi passi rimbombò nell'abitacolo. <<Scusa.>> disse riferendosi al rumore. Avrebbe voluto voltarsi e dirle che non era colpa sua, ma non riusciva a staccare gli occhi dal nome di sua madre. Non si aspettava di leggerlo su una lapide a soli diciassette anni. Ricalcò con l'indice l'incisione nella pietra fredda. Dall'altra parte della lastra c'era tutto ciò che rimaneva di lei. Trattenne un singulto. <<Bellamy>>. Roxanne gli mise una mano tra le scapole. <<Parlami, ti prego>>. La sua voce era talmente esile e incrinata che gli si sarebbe spezzato il cuore se l'avesse avuto ancora integro. Bellamy avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto tranquillizzarla e dirle che era tutto a posto, però lui non mentiva mai a Roxanne, lei era abbastanza forte da sopportare tutte le verità della loro vita, e non aveva intenzione di cominciare in quel momento. Scosse piano la testa. Lei sospirò e lo circondò da dietro con le braccia. Poggiò la fronte contro la sua spalla e gli baciò forte la schiena. Il calore del suo corpo lo inondó piacevolmente. Mise una mano sulle sue; era tanto grande che riusciva a raccoglierle entrambe. Lei gli accarezzó delicatamente la pancia attraverso la camicia nera. Bellamy iniziò a tracciarle con l'indice delle lettere sul dorso della mano. "N-O-N L-A-S-C-I-A-R-M-I M-A-I" scandì in silenzio.
<<Non ci riuscirei neanche se lo volessi. I nostri destini sono incatenati, Bellamy Blake>>. Con queste parole, sussurrate al cospetto degli avi dei Blake, Bellamy e Roxanne Moore sigillarono il loro patto di reciproca appartenenza. Non sapevano, però, che di lì a qualche anno avrebbero maledetto quel giuramento.
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Il cerchio del Male
AksiPRIMO VOLUME DEL CICLO DE "I CLAN" Dietro le notizie sui giornali di Detroit si cela un universo ben più complesso. Lì, durante l'arcana lotta per la sopravvivenza, vige una sola legge: sangue chiama sangue. È su questo fondamento che sono stati ere...