XVI - Qui almeno saremo liberi (1)

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Bellamy era un mago delle bugie.

Era convinto che in una delle sue vite precedenti fosse stato un attore di successo e di aver conservato tale abilità nelle reincarnazioni successive: era brillante quando si trattava di improvvisare messinscene e plasmare la realtà a suo favore.

Tale talento era profondamente utile ad un gangster, gli aveva salvato la vita innumerevoli volte e gli aveva permesso di guadagnarsi una certa nomea tra i suoi simili. Lo chiamavano il Principe, come l'ideale personaggio politico immaginato da Machiavelli nel suo famoso saggio.

Poteva quindi vantarsi di essersela cavata in moltissime situazioni complesse, sfuggendo alla morte in maniera epica e odissiaca, eppure, quando Clarke gli fece la fatidica domanda, le sue prodezze scemarono veloci come l'aria in un palloncino bucato.

Se ne stavano in camera sua alla confraternita, dove Clarke aveva fatto irruzione nel pomeriggio come se avesse avuto un'improvvisa intuizione e morisse dalla voglia di avere una conferma. Il suo tono non era particolarmente arrabbiato, ma deciso e indagatore quando sbottò: <<Tu e Roxanne vi conoscevate già, non è vero?>>

Quella semplice e tanto temuta richiesta di verità lo mandò in tilt. Non credeva che Clarke sarebbe arrivata ad una conclusione del genere in così poco tempo: non era mai stata una grande osservatrice. Si beveva tutte le sue bugie come fossero dissetante acqua fresca e non faceva mai troppe domande specifiche, rendendo il compito di Blake fin troppo facile. Gli dispiaceva un po' mentire alla sua fidanzata, ma si perdonava dicendosi che era solo e soltanto per il suo bene. Insomma, come avrebbe reagito se avesse scoperto di punto in bianco che lui era un pericoloso malavitoso di Detroit?

<<Ma di che parli?>> ribatté vago. In cuor suo sospettava che non ci fosse più spazio per quel teatrino, però avrebbe cercato di resistere fino all'ultimo. Doveva inventarsi qualche ingegnoso escamotage per giustificare il suo comportamento con la ragazza. E doveva farlo in fretta.

Clarke gli puntò un dito contro. <<Non ci provare! Ti conosco, Bellamy, è inutile che perdi il tuo tempo - e perciò anche il mio - a fare la parte dello stupido. Sai perfettamente di che parlo.>>

Bellamy alzò gli occhi grigi al cielo e si buttò di faccia sul letto. Era solito prendere i litigi con Clarke come una semplice burla, aveva capito che era il modo migliore per affrontare l'ira della ragazza e farla sbollire. Purtroppo, però, quella volta non sembrò sortire l'effetto sperato: Clarke restò in piedi, le braccia incrociate, la punta della scarpa che batteva spazientita il pavimento. <<Che vuoi da me esattamente?>> brontolò esasperato. Si passò la mano tra i ricci scuri scompigliandoli selvaggiamente. Sentiva che Clarke lo stava spingendo verso la parete e che presto si sarebbe trovato spalle al muro, obbligato a parlare.

<<Le verità, Bellamy.>>

Bellamy sbuffò. Una strana idea gli stava passando per la mente e gli sembrava la maniera migliore per togliersi dai guai senza far saltare le loro coperture. <<Se te lo dico, devi giurare che resterà tra te, me e Roxanne. Ho promesso di non parlarne più.>> sussurrò solennemente guardandosi intorno.

Clarke aggrottò le sopracciglia scettica, ma si avvicinò al letto e si sedette accanto a lui. <<Va bene, lo prometto.>>

<<Bene.>> Prese un lungo respiro per simulare uno sforzo di coscienza. <<Io e Roxanne ci conoscevamo già, hai ragione.>>

<<Lo sapevo!>> esclamò soddisfatta di sé stessa.

<<Siamo cugini, per la precisione.>> sibilò.

Clarke spalancò gli occhi atterrita. <<C-cosa? Questo non me l'aspettavo. E perchè sembra che vi odiate?>>

<<Perchè, come ben sai, mia madre è morta in un incidente e la mia famiglia ha incolpato la sua. Sai, c'era suo fratello al volante...>>

<<Quindi è così che è morto il fratello di Roxanne!>> esclamò portandosi una mano alla bocca.

Merda, pensò Bellamy. Non credeva che Roxanne le avesse rivelato di aver perso il fratello. Mentire sui suoi lutti era una faccenda, ma intaccare il dolore altrui era un'altra. Ormai non posso più rimediare, si disse.

<<Sì, be', dopo c'è stato un brutto litigio e i nostri genitori si sono giurati di non parlarsi mai più, che non saremmo più stati una famiglia. Io e Roxanne eravamo solo due ragazzini, quindi abbiamo seguito la loro decisione.>>

<<Oh...>> bisbigliò Clarke sorpresa dalla svolta che aveva preso il racconto.

<<Quando ci siamo rivisti qui a Windsor abbiamo preferito fingere che non fosse mai successo nulla, che non ci fossimo mai visti prima.>> rivelò Bellamy con un sospiro. Era certo che Clarke sarebbe cascata nel tranello senza problemi: in fondo quella non era altro che una mezza verità. I Blake e i Moore erano stati davvero uniti come una sola famiglia, per poi separarsi e distruggere tutti i legami alla morte di Corey.

Il volto di lei si addolcì. <<Oh, Bellamy, mi dispiace così tanto! Non avrei dovuto costringerti a raccontarmi una cosa così triste. Immagino tu ci soffra molto.>> mormorò risentita.

Appariva così pentita che a Bellamy si spezzò il cuore. <<Amore, non devi scusarti. Assolutamente.>> controbattè prendendole la mano. <<Avrei dovuto dirtelo sin da subito. Ho sbagliato. Capirò se non vorrai più avere a che fare con me, ma ti prego, non prendertela con Roxanne.>>

La carta dell'autocommiserazione era sempre quella vincente, Bellamy lo sapeva bene. Clarke, infatti, si fece più vicina e gli diede un bacio leggero sulle labbra. <<Non ce l'ho con nessuno dei due. Sono tanto felice che tu abbia scelto di dirmelo e ti prometto che non cambierà assolutamente nulla con Roxanne.>>

Bellamy sorrise. <<Ti amo.>> sussurrò tirandola a sé. Aspettò che lei dicesse "anch'io" prima di rubarle un lungo bacio di consolazione.

<<Adesso capisco perchè Roxanne era sempre così vaga quando parlava della sua famiglia. Non ha voluto raccontarmi della morte del fratello perché aveva paura che la collegassi a te.>> sussurrò lei con grande comprensione. I suoi begli occhi azzurri luccicavano di tristezza e muto compatimento.

<<Non stare troppo in pena per lei: Roxanne è una ragazza molto forte.>> la consolò. Era felice di poter fare liberamente commenti su Roxanne. Certo, doveva stare ancora attento a far quadrare con la storia le cose che le raccontava, ma adesso poteva tirare un sospiro di sollievo e tranquillizzarsi un po'.

Clarke fece un leggero sorriso e gli accarezzò la chioma bronzea. <<Hai ragione. È così bella e intelligente... Pensavo che foste stati amanti. Insomma, lei è la ragazza perfetta per te!>> Clarke arrossì pronunciando ad alta voce i suoi peccati.

Bellamy ebbe un secondo di sconforto: se persino Clarke aveva notato che lui e Roxanne erano fatti l'uno per l'altra, come avrebbe mai potuto autoconvincersi del contrario?

Allontanò quei pensieri con un leggero movimento del capo. <<Io e Roxanne? Anche se non fossimo stati cugini, non l'avrei mai considerata! È troppo scorbutica per i miei gusti.>>

<<Scorbutica proprio come te, mio dolce Bell.>> ridacchiò Clarke dandogli una pacca sul petto.

Bellamy fece una smorfia. <<Be', questo è innegabile.>>

<<Non preoccuparti, io ti amo anche così.>> mormorò Clarke spingendolo indietro sul letto.

Bellamy la tirò su di sé. Una parte della sua anima lo accusava di profanazione: odiava fare l'amore con Clarke dopo aver pensato a Roxanne. Era ingiusto e gli lasciava l'amaro in bocca. D'altra parte, però, amava Clarke, anche se in un modo più dolce e fanciullesco, e non voleva deluderla o ferirla.

Basta pensare, ordinò alla sua coscienza.

Rivolse a Clarke un sorriso malizioso e si rotolarono sul letto.


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sorpresa per i miei amati, amatissimi lettori <3<3

a breve la seconda parte. 

ps. quanto si arrabbierà roxanne per la bugia di bell? 1000 o 10000?

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