Il Paradiso Perduto

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" ' E' questa la regione, è questo il suolo e il clima',

disse allora l'Arcangelo perduto, 'è questa sede che

abbiamo guadagnato contro il cielo, questo dolente buio

contro la luce celestiale? Ebbene, sia pure così

se ora colui che è sovrano può dire e decidere

che cosa sia il giusto; e più lontani siamo

da lui e meglio è, da lui che ci uguagliava per ragione

e che la forza ha ormai reso supremo

sopra i suoi uguali. Addio, campi felici,

dove la gioia regna eternamente! E a voi salute, orrori,

mondo infernale; e tu, profondissimo inferno, ricevi

il nuovo possidente: uno che tempi o luoghi

mai potranno mutare la sua mente. La mente è il proprio luogo

e può in sé fare un cielo dell'inferno, un'inferno del cielo.

Che cosa importa dove, se rimango me stesso; e che altro

dovrei essere allora se non tutto, e inferiore soltanto

a lui che il tuono ha reso più potente? Qui almeno

saremo liberi; poiché l'altissimo non ha edificato

questo luogo per poi dovercelo anche invidiare,

non ne saremo cacciati: vi regneremo sicuri, e a mio giudizio

regnare è una degna ambizione, anche sopra l'inferno:

meglio regnare all'inferno che servire in cielo.


Quindi perché lasciare gli amici fedeli,

gli alleati e i partecipi di questa nostra perdita,

giacere così attoniti sull'acque immemoriali,

e non chiamarli con noi a condividere

la loro sorte in questa dimora infelice,

o a tentare con noi nuovamente, riprese le armi,

ciò che ancora può essere riconquistato in cielo."


Satana, libro I de "Il Paradiso perduto", John Milton (1667)

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