XV - Chiamarli con noi a condividere (1)

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La testa di Roxanne sembrava essere sul punto di implodere.

La luce che filtrava dalle finestre le colpiva fastidiosamente il viso, ridestandola dal profondo sonno indotto dall'alcol. Si mise con fatica seduta al centro del letto. La camera vorticava intorno a lei, annunciando una giornata all'insegna dei postumi della sbronza.

Si strofinò gli occhi con foga e si trascinò ai bordi del materasso. Tirò fuori un piede nudo dopo l'altro e li poggiò restia sul pavimento freddo. Un brivido la scosse. Malgrado sentisse già la mancanza del tepore delle coperte, si alzò.

Solo a quel punto scorse Isaac acciambellato sulla poltrona lì accanto. Dormiva beato con un'espressione tranquilla a rilassare i lineamenti spigolosi del suo viso. La luce faceva splendere i suoi capelli chiari e arruffati, rendendoli incredibilmente simili a mille filamenti d'oro zecchino. Stringeva tra le mani un libro aperto, il quale ricadeva con le pagine mezze spiegazzate sulle gambe lunghe. Intuì che si era addormentato leggendo. Avrebbe voluto avvicinarsi e riporre il volume sul comodino, salvandolo da pieghe indelebili nelle sue pagine, ma la paura di svegliarlo la bloccò: non voleva rischiare di mettere fine a quel meritato riposo dell'amico.

Le labbra le si contrassero in un sorriso: era rimasto per assicurarsi che stesse bene, dimostrando di essere ancora la persona premurosa e fedele d'un tempo. Una dolce sensazione le fece battere forte il cuore e, stranita da tale reazione, si allontanò silenziosamente. I suoi piedi si appiccicavano al parquet mentre si dirigeva al bagno. Si affacciò in camera di Clarke per controllare se l'amica fosse sveglia, ma era vuota. Suppose, con un leggero malore al petto, che avesse dormito da Bellamy quella notte. 

La porta cigolò in una maniera che parve quasi assordante in tutto quel silenzio. Si guardò nello specchio e per poco non esclamò un'imprecazione. Aveva un aspetto davvero terribile: aveva un colorito tanto chiaro che le lentiggini sembravano macchie rosse fosforescenti su una tela bianca e due profonde occhiaie violacee le circondavano le palpebre spalancate dall'orrore. Lo stupendo vestito di Clarke era completamente sgualcito e macchiato di alcol in molti punti. Al di sopra indossava una giacca nera, anche se non aveva la minima idea di dove l'avesse presa.

<<Roxanne>>. Isaac comparve nel riflesso dello specchio: aveva una mano poggiata allo stipite della porta, come se fosse stato sul punto di bussare prima di affacciarsi e vederla in quello stato. <<Va tutto bene?>>

Roxanne prese un respiro profondo cercando di contenere il dolore alla testa e l'imbarazzo di mostrarsi in tali condizioni. Si voltò verso di lui appoggiandosi al lavandino. <<Insomma, potrebbe andare meglio se la testa smettesse di martellare così forte. Penso di aver davvero esagerato ieri.>>

Neanche Isaac sembrava passarsela molto bene, era stanco ed arruffato nei suoi vestiti eleganti. <<Ma dai? Hai solo vomitato tre volte.>> borbottò lui strofinandosi gli occhi scuri come il petrolio.

<<Tre? Ho battuto ogni record!>> esclamò enfatizzando una gioia che non aveva. Non voleva far preoccupare Isaac, ma non aveva neanche le forze per gioire.

Isaac gli tirò una lunga occhiataccia. <<La prossima volta che ti comporti in quel modo giuro che ti lascio soffocare nel vomito.>> disse suonando come un bugiardo persino alle sue stesse orecchie. Lui non avrebbe mai avuto la forza di abbandonarla.

<<Certo...>> ironizzò Roxanne con una smorfia buffa.

Lui grugnì. <<D'accordo, non lo farei. Però sei stata davvero insopportabile per una buona parte della serata.>>

Roxanne tossicchiò e si guardò in giro nervosa. Percepiva lo sguardo indagatore di Isaac su di sé. <<In realtà... non mi ricordo quasi nulla di quello che è successo ieri.>> sussurrò abbassando gli occhi sui suoi piedi scalzi.

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