Bangchan muoveva la gamba per il nervosismo, mentre Jisung continuava a suonare incessantemente quel citofono. Stavano iniziando a sentire l'agitazione, la paura che erano arrivati troppo tardi e che ora non c'era più; eppure non era così, perché Changbin si stava avvicinando infastidito da tutto quel fracasso. Voleva solo essere lasciato solo, ma a quanto pareva non poteva.
«Chi cazzo mi vuole?» Sbottò aprendo la porta e restando con la bocca spalancata mentre guardava i suoi amici. I quali lo osservarono e Bangchan, senza lasciargli tempo per capire, si lanciò tra le sue braccia per stringerlo a sé, anche Jisung fece la stessa cosa ed entrambi tirano su con il naso, «Ehi, è successo qualcosa?» Aveva la fronte corrucciata, non sapendo perché erano lì e ora stavano piangendo.
«Abbiamo ricevuto il tuo messaggio, abbiamo fatto il prima possibile...» Stava dicendo Bangchan mentre strofinava il viso sulla stoffa della maglia di Changbin.
«Avevamo paura che avessimo fatto troppo tardi e che tu...» Jisung stava parlando, quando era comparso Seungmin davanti alla porta.
«So prendere il comando degli oggetti e persone.» Alzò le spalle con la fronte corrucciata mentre guardava la scena.
«Cosa stavi per fare?» Disse Jisung staccandosi dall'abbraccio, anche Bangchan fece lo stesso.
«Niente.» Rispose mentre chiudeva la porta, ma Bangchan afferrò il suo braccio e lo girò ritrovandosi le ferite fresche. Changbin si liberò dalla presa infastidito, odiava quando facevano così.
«Binnie...» Sussurrò mentre ora anche Jisung osservava quelle ferite, «Binnie... è colpa mia, non ho capito i segnali al telefono ed è tutta colpa mia.» Singhiozzò guardandolo negli occhi, «Se fossi venuto qui, se fossi stato accanto a te forse tutto questo non sarebbe successo.» Scuoteva il capo, non voleva piangere ma le lacrime stavano già scendendo. Si sentiva in colpa.
Changbin lo guardò, incredulo di come si desse sempre tutte le colpe anche quando non doveva perché non era colpa sua, lui era troppo anche per l'ingegnere che non faceva altro che far soffrire le persone che lo circondavano. Non era abbastanza, non meritava di vivere felice e sapeva che gli altri sarebbero stati meglio senza di lui.
«Non è colpa tua, non prenderti tutte le colpe.» Singhiozzò Changbin mentre cercava di prendere la mano di Bangchan, il quale stava guardando il soffitto per non far scendere le lacrime.
«Dovevo capirlo prima.» Singhiozzò l'avvocato prima di abbracciarlo, «Sono stato così stupido.»
«Non è vero. Ho sbagliato io a mandarvi il messaggio.» Disse anche se non era la verità, lui non l'avrebbe mai fatto mentre il fantasma sì ed era quello che era successo.
«Hai fatto benissimo. Se temi di fare stupidaggini...» Stava iniziando a dire Jisung, ma poi lo abbracciò pure lui.
Seungmin si sentiva in più in quella scena, ma era felice che gli amici dell'ingegnere fossero arrivati e che mostrassero così tanta preoccupazione per lui.
«Scusatemi, lo so di essere un peso per voi. So che vi faccio preoccupare inutile e che a volte sono un pezzo di merda che vi fa star male, non merito di stare qui ed essere vostro amico. Non meritate di soffrire così tanto.» Per tutta risposta ricevette due schiaffi dietro al capo da parte dei suoi amici e Seungmin rise sorpreso di quella reazione, «Perché?»
«Perché sei una testa di cazzo. Noi senza di te non staremmo bene!» Quelle parole dette da Jisung significava tanto, «Quindi basta lacrime, idiota.» Gli diede uno schiaffo affettuoso sulla guancia.
«Sì perché schiocchi le dita e le lacrime scompaiono.» Sorrise scuotendo il capo, anche se si sentiva in colpa il suo amico lo stava aiutando a stare un poco meglio.
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The ghost in my house || Seungbin (Book 1)
FanfictionSeo Changbin si trasferisce in una nuova casa con l'aiuto dei suoi due migliori amici: Bang Chan e Han. Ma c'è qualcosa che non va in quel luogo. C'è una presenza in quella casa. C'è qualcosa, o meglio qualcuno, che lo disturberà. Kim Seungmin non è...