15장: Stracci di passato.

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Changbin era seduto al tavolo, mentre Seungmin girava intorno a Jeongin guardandolo quasi come se volesse imprimere il ricordo di come era attualmente. Scuoteva il capo, ripetendo che era cresciuto molto; mentre Jeongin guardava Bangchan che stava mangiando il suo biscotto evitando lo sguardo del più piccolo, si vedeva che era in difficoltà, ma il giovane voleva solo capire dove l'aveva visto.

«Il tuo amico ha già preso tutto da questa casa?» Chiese Jisung facendo alzare la testa anche a Bangchan, mentre Changbin reagì dando un calcio da sotto al tavolo, «Mi hai fatto male. Cosa c'è?»

«Non fare domande.» Sibilò a labbra strette, ma Jeongin l'aveva sentito e lo guardò sorpreso. Aveva accennato alla morte del suo amico, ma non si aspettava che si preoccupasse di non farlo sentire a disagio.

«Non posso essere socievole?» Domandò mentre metteva l'ultimo pezzo di biscotto che aveva in mano in bocca, era confuso. Le sue sopracciglia scomposte erano aggrottate e i suoi occhi neri come la pece erano occupati a leggere il viso di Changbin.

«Seungmin è morto due anni fa, quindi non può prendere nulla.» La voce di Jeongin ruppe quel silenzio, Changbin lo guardò dispiaciuto, «Tranquillo, sto bene.» Sfiorò il braccio con le sue lunghe dita fredde e formò un sorriso sulle sue labbra, ma sembrava sforzato.

«Come è morto? Si è suicidato?» Jisung con quella frase fece uscire dalle labbra dell'ingegnere un verso di stanchezza, sembrava pieno del suo amico.

«Lo studio ti sta dando alla testa.» Jeongin rise nel sentire quella voce esausta di chi non riusciva a credere di avere un amico così, «Ma io dico? Ti sei bevuto il cervello? Sono domande da fare?»

«Hyung, tranquillo non è niente... Seungmin è stato ammazzato, omicidio colposo.» Spiegò guardando quel ragazzo dal viso più allungato e le guance piene. Il quale alzò le sopracciglia sorpreso da quella verità, non si aspettava qualcosa di così cruento.

«Il colpevole è stato preso?» Chan si era attivato dopo aver sentito la notizia, squadrava il più giovane.

«Sì, tre settimane dopo. Non si è sbarazzato delle prove.» Spiegò scuotendo il capo, «Ha ammesso senza rimorso di averlo fatto.» Si poteva percepire la rabbia in quella voce, in quel viso con i muscoli contratti di chi stava cercando di non farsi prendere da quelle sensazioni negative.

«Deve essere stata dura come notizia, il proprio amico morto per mano di uno schizzato.» Jisung aveva avuto il coraggio di parlare, mentre Chan non toglieva lo sguardo dagli occhi del giovane. Jeongin fu il primo a distoglierlo, per guardare lo studente.

«Fa male il fatto che io non ho colto i segnali che c'era qualcosa che non andava e ho fatto la denuncia quattro giorni dopo. Forse se mi fossi attivato prima, forse sarebbe ancora vivo...» Stava cercando di non piangere, si vedeva perfettamente dalla sua espressione, dalla sua posizione del corpo che mostrava estrema tristezza e rabbia.

«Non è colpa tua, Innie. Tu non hai colpe.» Diceva anche se sapeva che non poteva essere ascoltato, dall'espressione visiva si capiva che gli faceva male non essere ascoltato.

«Eri molto legato a lui?» Chan stava cercando di fargli cambiare la direzione del pensiero, di farlo andare verso i pensieri positivi e non negativi.

«Abbiamo vissuto quattro anni insieme qui, ma ancora prima eravamo amici. Le nostre sorelle erano compagne dall'asilo fino all'università.» Sorrise mentre una lacrima solitaria scendeva sulla guancia, «Era una persona fantastica. Certo era molto fastidioso, spesso non mi lasciava dormire o studiare in pace. Però era brillante, uno dei più intelligenti della nostra generazione. Stare con lui era sempre un piacere e una gioia, nonostante tutto quello che aveva passato riusciva ad essere allegro.»

The ghost in my house || Seungbin (Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora