Presi il bicchiere di Harry e lo portai dentro insieme al mio, poggiandolo sul tavolo pieno di dolci e bevande alcoliche. Per uscire fuori fui costretta a spingere molta gente che, nonostante chiedessi il permesso, non si spostava.
L'aria fredda mi colpì subito le gambe congelandole completamente.
Mi guardai intorno in cerca di Harry,ma non ce n'era traccia. Pensai che fosse andato in bagno, così rientrai e mi diressi verso i gabinetti. Uscivano molti uomini e ragazzi ma nessuno di questi era Harry. Cercai di non farmi prendere dal panico, così chiesi a Mrs. Clifford, che era di passaggio, se l'aveva visto.
"No, mi spiace." e le sue labbra si curvarono in un freddo sorriso.
La ringraziai ed uscii nuovamente, iniziando a cercare nei dintorni della piscina. Sbuffai stanca di correre a destra e a sinistra, così mi sedetti su una panchina vicina al luogo dove l'avevo perso. Dieci minuti dopo, di Harry non ce ne era traccia e iniziai a preoccuparmi un po'. E se era tornato alla villa? Era praticamente impossibile ma avrei fatto di tutto pur di ritrovarlo.
Le luci del viale erano quasi spente e non riuscivo a vedere bene dove mettevo i piedi. Iniziai a camminare a fatica a causa del freddo e delle scarpe scomode.
Mentre mi toglievo i tacchi sentii qualcuno che camminava lentamente alle mie spalle. Non era la camminata di Harry ma lo chiamai comunque.
"Harry? Sei tu?" la mia voce era spaventata e una sagoma si faceva avanti dall'oscurità.
Continuai a camminare a passo veloce ma la villetta sembrava non arrivare mai.
"Dove corri così?" la sua gelida voce mi penetrò congelandomi, facendo scorrere una scia di brividi lungo la mia schiena.
"Chi sei?" chiesi anche se sapevo già la risposta.
"Non mi riconosci?" mi voltai e il suo sporco sorriso si illuminò.
"Che ci fai qui?" ripresi a camminare e finalmente raggiunsi le prime villette.
"Non ti conviene scappare da me, o sarò costretto a farti ritornare con le cattive maniere dato che qualcuno ti ha abbandonato qui tutta sola, al freddo e forse.. È con un'altra donna." mi fermai e la sua mano ruvida si poggiò sulla mia spalla.
"Non ti crederò mai e non cadrò mai ai tuoi giochetti!" ripresi a camminare.
Villetta numero venticinque, ventisei,ventisette, villetta numero ventinove.
"Ne manca una." sussurrai.
"O forse non c'è mai stata. Come non ci sarà mai Harry per te. Lui vuole solo che tu sia una sua proprietà."
"Smettila Daniel!" era peggio del diavolo. Cosa ci faceva qui? Possibile che non riuscivo ad avere un attimo di pace?
La villetta numero ventotto era scomparsa.
"Lui non ti ama davvero Jamie, è tutta una presa in giro."
"Tu non sai niente di noi!"
"E se ti dico che in questo istante lui è davvero con una donna? Mmh.. Com'è che si chiamava la moglie del proprietario? Ah sì, Connie Clifford."
"Smettila!" mi tappai le orecchie e iniziai a correre verso la direzione opposta e più correvo, più sentivo la sua acida risata nelle mie orecchie.
"Jamie!" sentii Harry gridare.
"Dove sei?" gridai in risposta.
"Qui dietro!" Daniel era scomparso. Arrivai in una meta sconosciuta, e non riuscivo a vedere bene, ma l'unica cosa che sapevo era che non mi trovavo più all'Hotel.
"Jamie." mi avvicinai ad Harry lentamente. Quando fui vicina, mise delicatamente il palmo della sua mano destra sulla mia guancia. Lo guardai negli occhi, non erano i suoi.
Pochi istanti dopo, mi buttò con violenza a terra ridendo e qualcuno mi afferrò da dietro e iniziò a correre.
"Harry!" gridavo, ma lui si girò e avvolse un braccio intorno alla vita della donna col vestito blu e il foulard rosso.
Scomparve nel nulla così come la mia voce, consumata dalle grida."Jamie svegliati cazzo!" le calde mani di Harry si posarono sulle mie guance bagnate e con i pollici asciugava le lacrime.
"Stai tranquilla. Era solo un sogno." mi ci vollero due minuti per realizzare che ero seduta in macchina.
"Siamo già ripartiti?" mi girava forte la testa e parlavo piano.
"Sì. Siamo vicini casa." l'auto era ferma ad un semaforo.
"È molto che dormo?"
"Sì, molto." sorrise e allungò il braccio per accarezzarmi ma schivai subito quel gesto, ancora spaventata dal sogno.
"Che succede?" corrugò le sopracciglia.
"Niente." scossi la testa. Avevo paura ed era stupido, molto stupido. Era solo un sogno e non dovevo preoccuparmi di nulla, le parole di Daniel erano solo un frutto della mia immaginazione.
"Che ore sono?"
"Circa le sette del mattino."
"Com'è possibile? Mi ricordo che poco fa era mezzanotte." lo sentii ridacchiare e le sue fossette spuntarono fuori.
"Hai bevuto un po' troppo." questa fu la risposta al mio forte giramento di testa.
Volevo sentire Louis, ne avevo un improvviso bisogno; così infilai le mani nella borsetta e tirai fuori il cellulare.
Dopo molti squilli non ebbi risposta.
"Starà sicuramente dormendo. Immaginati la festa che ha fatto ieri." sorrise Harry.
"Come facevi a sapere che era Louis che stavo chiamando?" si limitò a fare un occhiolino.
Una parte di me non vedeva l'ora di tornare ad Oxford per riprendere gli studi e per rivedere Louis, ma una parte mi ricordava che Daniel era lì ad aspettarmi.
"Mi hai fatto spaventare." borbottò Harry dopo un po'.
"Perché?"
"Per il sogno che hai fatto. Sembrava che avessi perso qualcosa di importante e che non potevi più averla indietro." i suoi occhi verdi cercarono i miei. Non risposi.
"Che hai sognato? Ti va di raccontare?"
"Non qui, non ora." non me la sentivo sinceramente, non in questo momento almeno.
Dopo quindici minuti, l'auto di Harry era parcheggiata di fronte al condominio.
Presi la mia valigia dal portabagagli e insieme entrammo nell'ascensore.
"Sono stanco morto." si appoggiò alle pareti.
"Ora torna nel tuo appartamento e dormi un po'. Devi riprenderti. Hai guidato tanto e in più hai caricato sull'auto le nostre valigie e me."
Infilai la chiave nella serratura e mi accolse un freddo ambiente.
"Ti va di bere una camomilla con me?" le mani di Harry si poggiarono sui miei fianchi e la sua fronte era immersa nei miei capelli.
"D'accordo." uscì dal mio appartamento e rientrò la sua valigia. Alzai tutte le tapparelle e mi tolsi il vestito che ancora indossavo, mi infilai una tuta non molto stretta grigia, una felpa nera di Harry e le comode converse bianche.
Mi era mancato l'ambiente di casa sua, il suo profumo era sempre presente nell'aria e mi faceva sentire a casa.
Andai in cucina e lo vidi armeggiare con le tazze e il pentolino, alcuni ciuffi mori gli ricadevano davanti e indossava solo dei pantaloni di tuta.
"Ti serve una mano?"
"No, non preoccuparti." mi sorrise rendendo il suo viso ancora più assonnato, quasi assomigliava ad un peluche e mi venne da ridere.
"Che c'è di divertente?" fece il finto offeso.
"Voglio vedere te a tenere in braccio una ragazza ubriaca, a riordinare tutta la roba e a mettere le valigie in macchina, in più il viaggio di ritorno."
"Sì, scusami hai ragione. Potevo aiutarti in qualche modo a rimettere la roba dentro le valigie."
"Stai zitta, non voglio raccontarti il modo in cui eri messa ieri sera." risi e iniziai a soffiare sul liquido bollente.
"Sei contento di tornare a studiare?"
"Non vedo l'ora, manca un giorno." alzò gli occhi al cielo.
"Dai! Ci sarà anche Zayn!" lo incitai.
"Tu sei matta." misi le due tazze nel lavandino dopo aver finito di bere e provai a chiamare Louis una seconda volta.
"Come minimo ti risponderà alle undici. Ora vieni con me." mi morse l'orecchio e mi trascinò dal bacino in camera.
"Ho sonno." sbadigliò.
Mi tolsi le scarpe, mi infilai sotto le coperte insieme a lui e ci addormentammo abbracciati.

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Forbidden.
FanfictionFinito il liceo, Jamie decide di frequentare il college di Oxford per allontanarsi dalla sua città natale, con il fine di chiudere un capitolo della sua vita che l'aveva fatta soffrire. Arrivata alla nuova città, incontrerà nuove persone e nuove am...