37. Landsberg

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27 aprile 1945, Landsberg am Lech, Baviera, Germania.

La città in cui arrivarono era tranquilla, come se la guerra l'avesse appena sfiorata. Nelle strade di Landsberg mancavano le buche e i solchi delle bombe, i sacchi di sabbia intorno ai monumenti erano solo una precauzione, le case avevano ancora i vetri alle finestre e le tegole sui tetti.
I paesani giravano per le vie come se nulla fosse, ma appena incrociavano un americano cambiavano marciapiede o entravano in un negozio. Erano in pochi quelli che continuavano a sostenere lo sguardo in segno di sfida, per lo più ragazzini troppo giovani per essere soldati ma che volevano dimostrare qualcosa a chissà chi.
Il vociare dei passanti venne coperto dal rumore dei camion carichi di americani che si fermarono lungo la strada principale. Gli uomini erano stanchi, erano in marcia da giorni e a ogni tappa avevano appena il tempo di fermarsi, mettere in sicurezza il luogo e ripartire nel giro di 48-72 ore.
Helen scese dalla Jeep sulla quale viaggiava accompagnata da Nixon, Speirs e dal maggiore Winters fresco dell'ennesima promozione sul campo.
La donna che andava loro incontro indossando uno svolazzante abito giallo paglierino attirò immediatamente l'attenzione di tutti.
«Devi spiegarmi quando trovi il tempo di farti la piega» disse Helen alla donna con una punta d'invida nella voce, lei a malapena aveva modo di lavarli i capelli mentre quelli della bionda erano ben acconciati.
«Cara, io sono una signora per bene o almeno fingo di esserlo. Non posso permettermi di essere trasandata» disse l'altra stirandosi le pieghe del vestito «Dovevo spacciarmi tedesca e non troverai mai una donna tedesca, in guerra o meno, che non abbia piega fatta e rossetto appena messo».
Helen sorrise e spostò il fucile dietro la spalla prima di abbracciare l'altra ragazza che aggiunse alla calorosa stretta un bacio sulla guancia che lasciò un visibile segno rosso.
«Signori» disse Helen mentre si toglieva il trucco dell'amica dal viso «Vi presento l'agente canadese del X-Company Aurora Luft. Ci siamo conosciute alla Scuola di Addestramento Speciale 103 in Ontario. Lei e il suo gruppo sono la fonte delle molte informazioni che vi hanno fatto arrivare fino qui».
«Sai anche dirci perché ci hanno mandato te invece che lei?» domandò Nixon squadrando la donna e rimanendo ammaliato dalla figura slanciata e dal viso tondo e luminoso.
Winters sgomitò all'amico, inopportuno come sempre, prima di avvicinarsi e presentare se stesso e i colleghi con i dovuti modi ma velocizzando i convenevoli.
«Sei piena di sorprese» bisbigliò Ron avvicinandosi alle spalle di Helen.
«Pensavi mi fossi addestrata sparando ai tacchini?» rispose lei con gelido sarcasmo prima di allontanarsi e rivolgersi a tutti.
Non apprezzava gli atteggiamenti invadenti del Tenente in pubblico soprattutto quando gli occhi di tutti, anche quelli attenti e indagatori di Aurora, erano puntati sulla loro piccola cerchia.
«Vedo che avete già preparato la città per il nostro arrivo» disse Helen mentre camminava con la donna seguita da un lato dai militari americani e dall'altro dagli uomini in borghese ma armati della squadra di Aurora.
«Vi abbiamo designato degli alloggi seguendo le vostre abituali suddivisioni, abbiamo dovuto spostare alcune famiglie per farvi spazio ma protesteranno. La città è tranquilla, i soldati sono letteralmente scappati due giorni fa e i tedeschi camminano a testa bassa, non hanno molta voglia di collaborare ma nemmeno attaccano briga» disse indicando con un cenno della testa come i civili che cambiavano lato della strada quando le incrociavano.
«Bene. Abbiamo mandato delle pattuglie nel bosco come da prassi per controllare il perimetro».
A sentire quelle parole ad Aurora gelò il sangue nelle vene, sperava di avere più tempo per parlare con la collega di quello che accadeva introno alla cittadina, magari in privato, ma aveva fatto male i conti.
«Devi avvisare i tuoi uomini di quello che potrebbero trovare nel bosco» disse la bionda tirando Helen in disparte.
Lei e i suoi compagni erano ben consci di quello che potevano trovarsi davanti, ma sapeva che le politiche d'informazione americana non erano propense a fornire indicazioni di un certo tipo alle truppe, anche se a quel punto della guerra era solo questione di tempo prima che tutto venisse alla luce.
«Di cosa sta parlando?» domandò Speirs che ovviamente aveva sentito tutto e non si fece scrupoli a mostrarlo.
Helen rimase silenziosa un istante, temeva di aver capito fin troppo bene a cosa si riferisse Aurora ma non ne aveva le prove e non era sicura che parlare ai soldati di quell'aspetto della guerra senza che fosse realmente necessario potesse andare a loro favore. Quello che immaginava però non era più più un'ipotesi, ma una certezza da quando poche ore prima una giovane tedesca aveva detto ad Aurora cosa accadeva oltre la foresta, ma i suoi uomini non avevano ancora trovato il luogo esatto.
«Signore» gridò Perconte mentre si avvicinava al gruppo di comando correndo con il viso pallido e scosso «Nel bosco abbiamo trovato qualcosa» disse con affanno fermandosi davanti a loro.
«Cosa?» lo incitò Winters a parlare con poca pazienza.
L'uomo fissò il suo superiore con la bocca aperta come se non potesse trovare parole o non conoscesse quelle giuste per descrivere quello che lui e i suoi compagni avevano appena visto.
«Non lo so».

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