39. Non me ne faccia pentire

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«Andiamo» disse l'uomo mentre saliva alla guida della jeep senza dare altre spiegazioni.
Quella situazione era ridicola ed era sicuro che ci fosse lo zampino di Nixon e della sua malizia. Non si era mai visto un capitano di compagnia lasciare i suoi uomini soli nel bel mezzo di un'operazione per fare d'autista.
«Posso benissimo andare da sola» replicò Helen ancora ferma nella sua posizione di qualche istante prima.
Speirs si voltò verso di lei con il viso illuminato dai fari dell'auto «Sono ordini del Maggiore» ci tenne a precisare «Ora sali in macchina».
Helen fece come le era stato detto dimostrando tutto il suo disappunto sbattendo la portiera.

Il tragitto fino in città fu breve e Ron diede una spiegazione al silenzio quando, alle prime luci dei fari che illuminavano il perimetro della città, si accorse che Helen dormiva. Le braccia erano ancora incrociate al petto, nella sua solita posizione da offesa, ma il viso era più rilassato e coperto dai capelli che le scivolavano sugli occhi.
Il Tenente passò il posto di blocco velocemente e si diresse all'ufficio del Comando aspettandosi di trovare lì la Decima divisione, ma solo Aurora e alcuni dei suoi uomini erano presenti.
«Dov'è il cambio guardia?» domandò il Speirs allontanandosi dall'auto e lasciando la donna dormire.
Aurora osservò l'amica attentamente per assicurarsi che stesse bene, poi volse lo sguardo non del tutto convinto all'uomo. Qualcosa in lui la rendeva perplessa, ma poteva capire cosa Helen ci trovasse d'interessante anche se non lo avrebbe mai ammesso con leggerezza.
«Sono appena ripartiti, non sapevo che steste arrivando e li ho indirizzati io verso il campo. Non li avete visti?».
Ron si passò una mano sul viso, un viaggio inutile, sarebbe potuto rimanere accanto ai suoi uomini «Abbiamo tagliato per il bosco. Immagino loro abbiano preso la strada asfaltata per non far incagliare i camion».
Aurora annuì e lanciò uno sguardo interrogativo verso la sua amica aspettando un qualche tipo di spiegazione.
«Mi sono goduto il silenzio del viaggio» replicò il Tenente con voce pacata «Dov'è il suo alloggio?».
Lei lo guardò alzando un sopracciglio. Spigliato, ironico e cinico, ecco perché piaceva alla sua amica.
«Lei non mi piace».
«Lo immaginavo» Ron non si scompose, la cosa non lo toccava.
La donna sospirò indecisa sul da farsi, chiedendosi cosa avrebbe voluto Helen, e la guardò ancora. Sembrava rilassata mentre dormiva poco distante da loro, non si sarebbe mai addormentata se non si fosse fidata dell'uomo che aveva al suo fianco. Non era sicura che avrebbe mai accettato volontariamente la compagnia dell'uomo, ma qualcosa diceva ad Aurora che l'amica non vedeva l'ora che qualcuno la costringesse a passare del tempo con lui.
«Terzo edificio dopo il secondo incrocio, quello giallognolo con l'insegna di una pensione» disse indicando il fondo della strada principale «La stanza è l'unica all'ultimo piano, il terzo, il bagno è in camera. I suoi bagagli sono già stati portati lì».
Speirs ringraziò con poche parole e un cenno della testa, poi le offrì una sigaretta dal suo pacchetto, che Aurora rifiutò. Non sapeva che quel gesto era un ringraziamento molto più sentito di qualunque parola galante.
«Tenente» lo fermò prima che si allontanasse troppo «Non me ne faccia pentire».

«Sei una compagna di viaggio particolarmente noiosa, lo sai vero?» le sussurrò a un orecchio dopo aver fermato la Jeep davanti alla vecchia pensione tedesca.
Helen sobbalzò e per poco non tirò una testata all'uomo che l'aveva svegliata e che le stava troppo vicino.
«Dove siamo?» domandò guardandosi intorno e spostandosi sul sedile per allontanarsi da lui.
Ron scese dall'auto sfilando le chiavi dal cruscotto e infilandole in tasca «La tua stanza è al terzo piano, vai a dormire».
Helen chiuse la portiera che lui le aveva aperto senza ringraziare. Era in imbarazzo, non avrebbe dovuto addormentarsi mentre erano ancora al lavoro, ma i brividi che ancora le solleticavano la pelle del collo vicino a dove lui le aveva parlato erano la cosa più imbarazzante di tutte.
«Ho già dormito abbastanza» disse cercando di vedere l'ora sul quadrante del suo orologio, ma tra il buio e riflessi era quasi impossibile.
«Smettila di preoccuparti. La Decima ormai sarà al campo e il Battaglione rientrerà presto. Vai a riposare» insistette lui aprendole la porta del palazzo, mentre qualcosa dietro di essa faceva resistenza.
Ron mise la testa dentro e sogghignò «Quelli sono i tuoi bagagli, vero?» le domandò indicando un paio di casse, lo zaino che tutto l'esercito aveva in dotazione e un borsone di tela.
«La galanteria deve essere morta in Normandia» disse la donna mentre entrava e si caricava la sua roba sulle spalle.
«Lasciati aiutare» insistette Ron sollevando le cose rimaste a terra senza attendere una risposta e avviandosi su per le scale.

La camera era più spaziosa di quello che si aspettava. Il pavimento in legno era coperto da diversi tappeti, il letto era in ferro battuto e preparato a dovere, molto meglio di una branda con una coperta infeltrita sopra. Una poltrona imbottita ancora in buone condizioni era sistemata in modo che si potesse guardare fuori da una finestrella che si apriva sul tetto rosso della casa.
«Metti le scatole sulla scrivania» disse Helen all'uomo «Sono tutte scartoffie».
Mentre posava il suo zaino sentì uno strano ma famigliare tintinnio e invece che congedare il Tenente si distrasse nell'aprire il suo bagaglio. La bottiglia di whisky non era lì l'ultima volta che lo aveva chiuso, ma sapeva di chi era la colpa.
«Nixon» sussurrò sorridendo prima di aprire il tappo e berne un sorso. Buono come sempre.
Posò la bottiglia sul comodino mentre si godeva un secondo di silenzio e il lieve torpore che l'alcol le lasciava in gola. Si sfilò la giacca umida e la lasciò cadere a terra, poi si passò una mano tra i capelli che avevano visto periodi migliori. Probabilmente quella notte non avrebbe dormito, si sarebbe fatta bastare i pochi minuti di riposo del viaggio e presto si sarebbe rimessa al lavoro, doveva solo trovare una radio.

Si voltò non appena ricordò la presenza dell'uomo e lo trovò dove lo aveva immaginato, in mezzo alla stanza a fissarla. Imbarazzante e inopportuno come sempre.
«Un regalo di Lewis» disse porgendogli la bottiglia «Vuoi?».
Ron allungò la mano, sfiorandole le dita mentre afferrava la bottiglia di vetro e poi ne bevve un sorso prima di restituirgliela.
Helen continuò a bere e non per godersi il buon gusto del whisky pregiato, ma voleva arrivare una lieve sensazione di leggerezza, sentire il mondo lontano da lei, prendersi una pausa forzata che altrimenti non avrebbe potuto avere. Voleva godersi quelle sensazioni giusto il tempo necessario per distrarsi, poi una volta svanito l'effetto dell'alcol avrebbe fatto il suo dovere come sempre.
Ron la fissava con uno sguardo pacato e impassibile, e solo ora Helen si accorgeva che i suoi occhi erano di blu più chiaro e profondo di quello che ricordava.
«Mi dispiace per oggi» disse in un filo di voce continuando a fissarlo come ipnotizzata «Avrei dovuto dirvelo».
Speirs sorrise divertito e quasi spaventato da quella dichiarazione «Penso tu sia già ubriaca» constatò indicando la bottiglia che lei ancora teneva tra le mani.
Helen ne bevve un ultimo sorso e la posò sul comò accanto a loro. Non era ubriaca, aveva fatto una buona abitudine all'alcol da quando era partita e già in America le sarebbero serviti ben più di un paio di sorsi per essere alticcia.
«Non lo ripeterò più e negherò di essermi scusata con te a chiunque me lo chieda, quindi goditi il momento» aggiunse cercando di mantenere una voce seria «Avrei dovuto prepararvi, ma non immaginavo ci fosse un campo qui, non credevo ne avremmo trovato uno. Non volevo che ne trovassimo uno».
Helen si spostò i capelli dal viso con un gesto nervoso. Ancora pensieri, troppi pensieri che le riempivano la testa e li sentiva chiaramente uno a uno. Il whisky non era stato abbastanza, ma poteva rimediare. Allungò la mano verso la bottiglia, ma l'uomo davanti a lei le afferrò il polso trattenendola.
«Avresti dovuto dircelo, hai ragione, ma quello che accadeva lì dentro non dipendeva da te» disse con tono freddo continuando a stringere la presa come se lei potesse scappare «Voglio che tu lo sappia».

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Ciao a tutti!
Ecco un nuovo capitolo, io noto del tenero, voi?
Fatemi sapere cose ne pensate nei commenti e lasciate una stellina!
Al prossimo aggiornamento!
Alex

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