38. Il peso dei segreti

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27 Aprile 1945, Campo di lavoro Kaufering IV, Landsberg am Lech, Baviera, Germania

Helen osservò gli uomini avanzare verso di lei. Non riusciva a decifrare le espressioni e un brivido le corse lungo la schiena sentendo i loro occhi su di sé, doveva delle spiegazioni e sapeva che aver taciuto per rispetto degli ordini non sarebbe stata una valida scusa quella volta.
«La Fox torni in città e recuperi viveri, acqua, coperte e medicine. Agente Luft, lei e i suoi uomini conoscete il posto e i suoi abitanti meglio di noi, il vostro aiuto sarebbe utile» disse Winters risoluto e gelido nel dare ordini.
Aurora annuì senza esitazione alla richiesta del Maggiore ammirando la sua fermezza ma riconoscendola anche come parte di una maschera.
Mentre i membri della compagnia Fox partivano per la città con i camion, Aurora aspettò un istante prima di salire sull'auto che l'attendeva. Scrutò l'amica, vide imbarazzo sul suo viso e agitazione nelle mani che picchiettavano sulla radio che Luz le aveva consegnato, poi osservò i tre uomini che la circondavano. I loro volti erano seri e preoccupati, arrabbiati forse, eppure si erano messi esattamente tra lei e il campo come se volessero proteggerla dalla vista di quello spettacolo. Non le avevano rivolto parola come se stessero ancora cercando quelle giuste, come se nonostante tutto fossero più preoccupati per lei che per il resto. Se avesse avuto più tempo l'avrebbe riempita di domande su quello che aveva visto, quello che aveva fatto e vissuto per arrivare fino a lì e trovarsi tra quegli ufficiali esattamente come se fosse una di loro.
Aurora voleva essere sicura che Helen se la sarebbe cavata a gestire quei tre uomini, anche se probabilmente non sarebbe stata la prima volta. Uno in particolare la preoccupava, il Tenente era quello che si era mostrato più irriverente nei confronti della donna, quasi a volerla stuzzicare, ma era lo stesso che la trattava più freddamente e il cui sguardo di ghiaccio non le lasciava scampo. Era qualcosa di personale.
Helen fece un cenno rassicurante all'amica e questa le strinse la mano tra le sue.
«Cercami quando hai finito qui, ho una bottiglia di liquore che voglio vuotare prima di mattina» le disse mentre si allontanava per tornare in città.

«Tu lo sapevi, vero?» domandò Speirs non appena l'altra donna si fu allontanata.
Erano rimasti loro quattro, come molte altre volte, ed erano tutti più a loro agio senza spettatori intorno.
Helen non ebbe bisogno di rispondere e le bastò guardarlo negli occhi freddi e ancora una volta delusi dai suoi innumerevoli segreti per confessare silenziosamente che si, lei sapeva tutto da prima di mettere piede in Francia.
«Dannazione Helen! Quante altre cose non ci hai detto?» imprecò perdendo il controllo come raramente accadeva.
«Tenente, rimanga al suo posto» ordinò Winters, non avrebbe tollerato un'altra parola tra di loro se quelli fossero stati i toni.
«Helen, puoi informarci ora?» disse rivolgendosi alla donna con lo stesso tono che non ammetteva repliche «Su tutto questa volta».
Helen fece un respiro e si voltò verso Nixon in cerca un supporto, ma trovò il viso dell'uomo impassibile come quello dei suoi compagni.
«Questo era il modo dei tedeschi di dividere gli ariani dalle persone indesiderate. Iniziarono con gli ebrei, ma ben presto divennero obiettivi tutti quelli che non rispettavano degli assurdi standard. Disabili, zingari, polacchi, disertori, dissidenti politici e molti altri» disse senza sapere che quelle informazioni già le avevano.
«Noi lo sapevamo? L'America lo sapeva?» domandò Nixon volendo arrivare la punto.
«Si. All'inizio era un sospetto, poi cominciarono ad arrivare le testimonianze e le prove, foto aeree per lo più. L'America sapeva, come sapeva molte altre cose, ma ha fatto un conto di priorità d'intervento. Questo è quello che so».
«Non provare a scusare la decisione di non dirci niente» disse Speirs cercando di non alzare la voce, ma il suo tono era comunque oltre un livello civile.
«Tenente, non mi ripeterò» lo avvisò Winters per l'ultima volta.
Non gli avrebbe perdonato l'irruenza anche se capiva la fatica che faceva a trattenersi, lui stesso stava usando ogni sua energia per restare vagamente calmo.
«Parli al plurale» disse rivolgendosi nuovamente alla donna che si sentiva sempre più sotto accusa «Quanti altri ce ne sono e dove?».
«Sono ovunque, in Germania, in Polonia, nei Balcani. Non sappiamo quanti, ma sono tanti e grandi. I russi ne hanno trovato uno grande dieci volte questo, più organizzato, con camere per le esecuzioni e forni crematori».
«Di quante vittime parliamo?».
«Non lo so e temo che il numero esatto non lo sapremo mai. Fanno terra bruciata mentre se ne vanno, danno fuoco a tutto, baracche, archivi, persone».

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