10. Un colpo di fortuna

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Gli uomini si radunarono ai piedi della collina dove il Comando era accampato. Vennero raccolti i corpi dei morti per essere rimandati alle famiglie, i feriti vennero esaminati dai dottori e mandati all'infermeria di Carentan, solo i più gravi sarebbero stati portati in Inghilterra mentre gli altri si sarebbero rimessi in forze negli ospedali da campo per ricongiungersi alle loro unità il prima possibile.
I soldati erano tutti stanchi e da quando l'adrenalina aveva cominciato a scemare mostravano la paura che ognuno combatteva a modo suo. C'era chi si isolava in silenzio, chi cercava di dare una mano, altri invece chiacchieravano allegramente scherzando e ridacchiando in gruppetti, e tutti aspettavano l'ordine per ripartire. Sapevano che quella pausa sarebbe durata poco e ognuno cercava di godersela a modo suo.

Helen aveva parlato con i comandanti della divisione corazzata prima che ripartissero e si era fatta dare informazioni sugli sbarchi e sulla situazione lungo la costa. Come immaginava le difficoltà erano state enormi e ancora gruppi di resistenza tedesca continuavano a osteggiare le truppe Alleate, ma ormai la presa delle spiagge era definitiva. La linea del porto americano era stata costruita con grandi vasche di cemento fatte affondare lungo la costa e le navi sostavano indisturbate. I francesi cercavano di aiutare come potevano mostrandosi felici dell'arrivo dei salvatori americani, nessuno voleva essere accusato di collaborare con i tedeschi ora che se ne stavano andando.
Il maggiore Strayer parlava con i suoi ufficiali definendo i movimenti successivi, Helen non era stata chiamata a quella riunione e sapeva che era una ripicca del Maggiore dopo aver dato ordini al suo posto.
A lei interessavano poco le gerarchie, ma nell'esercito spesso si aggrappavano a ruoli e gradi anche se non avevano le competenze per ricoprili ed era esattamente quello che faceva il Maggiore.

La donna si lasciò alle spalle il tavolo introno al quale discutevano gli uomini e si accese una sigaretta poco distante da un gruppo di soldati della Easy.
«È stato veramente un colpo di fortuna» esclamò George Luz mentre si sgranchiva le spalle finalmente libere dalla pesante radio.
«Non è stata fortuna» disse il tenente Speirs comparendo silenzioso alle spalle della donna e facendola sobbalzare per lo spavento.
«Suvvia non si agiti, ormai i nostri incontri sono sempre più inaspettati» le disse piano in modo che solo lei potesse sentirlo.
Helen non rispose, anche se pensò di brucialo accidentalmente sul braccio con la brace della sigaretta.
Gli uomini erano rimasti in silenzio cercando di capire cose intendesse dire il Tenente, ma nessuno aveva il coraggio di chiedere spiegazioni. Probabilmente avevano più paura di lui che di un intero battaglione di tedeschi.
Luz fu l'unico a parlare «Vuol dire che è stata lei?» domandò indicando Helen con un dito.
La donna annuì con la testa continuando a fumare.
«Oh, allora grazie. Ci ha proprio salvato il culo» disse il soldato entusiasta come un bambino il giorno di Natale, ma non ebbe il tempo di finire di gioire che Perconte lo colpì a un braccio con il calcio del fucile.
«Modera i termini, è una signora» gli disse ricordando i rigidi insegnamenti dei suoi genitori italiani.
Helen sorrise, tutto quello stava accadendo davanti a lei quasi come se non ci fosse, eppure si sentiva parte di quel gruppo.
«Oh no, può proprio dirlo. Vi ho salvato il culo!» disse senza dare alcun peso ai termini poco consoni che usava.
Non era mai stata un'elegante signora di classe, con grande dispiacere di sua madre, e lì in mezzo ai soldati si prendeva la libertà di parlare senza prestare troppa attenzione all'etichetta.
Gli uomini, per la prima volta, parlarono con lei come se fosse uno di loro, si presentarono porgendole la mano e vollero sapere come aveva fatto a far spostare un'intera divisione di carrarmati. Helen capì solo in quel momento che non avrebbe mai ottenuto il loro rispetto se non fosse stata in grado di essere una di loro. Non una mano che muoveva truppe sulla mappa, ma un occhio che guardava loro le spalle.
Si voltò per rispondere al tenente Speirs, ma non c'era più nessuno dietro di lei. Lo vide camminare poco più in là mentre andava a parlare con un gruppo di soldati della sua compagnia e scroccava sigarette come era abituato a fare, nonostante avesse sempre un pacchetto pieno in tasca.
Helen non capiva quell'uomo con il suo fare così burbero e distaccato, che però aveva tanta cura dei suoi uomini. Forse un giorno avrebbe compreso qual era il suo segreto per avere quell'apparenza che incuteva timore, rispetto e fiducia allo stesso tempo.

Le compagnie del Secondo battaglione rimasero in prima linea per altri quindici giorni, continuando a setacciare i boschi e i campi introno a Carentan per far in modo che la presa della Normandia fosse definitiva. Parigi era ancora lontana e di Berlino non si vedeva nemmeno l'ombra, ma la riconquista dell'Europa continuava e sembrava essere inarrestabile.
Helen rimase con loro per tutto il tempo, facendo il suo lavoro con meno ostacoli e più soddisfazioni. Ogni giorno che passava gli uomini si abituavano sempre di più alla sua presenza, si fidavano delle sue indicazioni senza fare domande e la consideravano sempre più parte del gruppo che si era consolidato ancora prima di lasciare l'America. La donna ben presto smise di sentirsi di peso come unica presenza femminile del Secondo battaglione, solo i rimpiazzi che veniva inviati dall'Inghilterra erano straniti dalla sua presenza, ma i loro commenti venivano prontamente zittiti dai veterani del D-Day.
Accadeva spesso che Winters le facesse dare le buone notizie alla Compagnia Easy, lui e Nixon erano sempre più contenti di averla con loro in quella guerra, ma non si erano scordati del tutto delle remore che avevano avuto prima della partenza. Farla parlare agli uomini, soprattutto in certe occasioni, era un buon modo per far si che continuassero a considerarla una di loro, come se le buone notizie che dava fossero solo merito suo.
Dal giorno della battaglia fuori Carentan i soldati sembravano considerarla un portafortuna e lasciarli sperare in questo non faceva alcun male, anzi migliorava decisamente il morale del gruppo che probabilmente era l'unica cosa che riusciva ancora a tenerli in piedi dopo venticinque giorni senza una pausa dalla guerra.

Anche quel pomeriggio, al limitare di un bosco, mentre la Compagnia Easy si riposava all'ombra in un casolare appena liberato da un manipolo di tedeschi, Winters aspettò che Nixon arrivasse con la donna prima di parlare al gruppo.
«Ascoltatemi tutti» disse il Capitano alzandosi in piedi affiancato dai due appena arrivati che ormai poteva definire amici «È arrivato il momento di prendersi una pausa».
Gli uomini che fino a quel momento gli avevano concesso una relativa attenzione sembrarono improvvisamente impazienti di ascoltarlo, alcuni già sorridevano trattenendo l'esultanza col timore di aver capito male ed essersi illusi.
Winters guardò serio i suoi uomini, voleva farli rosolare ancora per alcuni istanti, poi sciolse il suo viso rigido in un sorriso sincero. Anche lui non poteva che essere felice.
«Ci aspettano in un campo attrezzato a Nord di Utah Beach, con un pasto caldo e una doccia per tutti».
Gli uomini a stento gli lasciarono finire la frase prima di scoppiare in esultanze e grida di gioia. Era la notizia che aspettavano ormai da diverso tempo e riceverla era un sollievo.
Solo il dottor Eugene Roe non esultava insieme agli altri, certo era felice di avere anche lui un po' di riposo, ma aveva appena perso un uomo durante l'incursione al fienile abbandonato. Un cecchino aveva preso in pieno collo un soldato in avanscoperta tranciandogli la carotide e non c'era stato nulla che il Dottore potesse fare. Se quella notizia fosse arrivata solo un'ora prima anche Albert Johnson si sarebbe goduto un po' di meritato riposo.

Tutto quello che gli era stato promesso lo trovarono al campo attrezzato. Il Secondo battaglione si godette il meritato riposo con pasti che non si erano dovuti cucinare da soli e docce calde che sembravano solo un vago ricordo. Riuscivano finalmente a radersi con veri rasoi affilati, si cambiavano la biancheria ogni giorno e le divise vennero rammendate.
Helen poté finalmente dormire in una stanza sola, senza sentire gli uomini che bisbigliavano o russavano fuori dalla tenda. Tornare in un letto vero con un materasso e avere una porta da poter chiudere per lasciare fuori il mondo le sembrava una delle sue più grandi conquiste.
I soldati ormai erano abituati a vivere insieme e quasi non riuscivano a stare soli per più di qualche minuto. Passavano le serate a ridere e scherzare facendo tutto il fracasso che volevano davanti ad acquose birre francesi perché non c'era nessun tedesco al limitare del bosco pronto a sparargli.
Quei ragazzi, la cui maggior parte aveva appena compiuto ventun anni, potevano finalmente comportarsi come i giovani che erano, prima di tornare a guardare la morte in faccia.

La pace durò poco e dopo otto giorni nella base americana improvvisata in Normandia, il Secondo battaglione venne rimandato al fronte che continuava ad avanzare senza sosta per tutta la Francia.
I soldati e Helen erano di nuovo sul terreno di battaglia e ci sarebbero rimasti per tutta l'estate, continuando ad avanzare, uccidendo e venendo uccisi per riportare la libertà in tutta l'Europa.

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Ciao a tutti!
Ecco a voi una nuova parte, cosa ne pensate?
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Al prossimo capitolo!
Alex

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