Capitolo II - Radix Malorum

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Therefor my theme is yet, and ever was
'Radix malorum est cupiditas'
Thus can I preche agayn that same vyce
Which that I use, and that is avaryce(2)

(G. Chaucer, Canterbury Tales, The Pardoner's tale )

Belinda Griggs era una di quelle rare creature che fin dalla più tenera infanzia conoscono i desideri del proprio cuore e non trascorrono giorno su questa terra senza tentare di realizzarli.
I desideri di Belinda Griggs si sarebbero potuto riassumere in una singola parola: integrazione.
Nel 1830 la famiglia Griggs si era trasferita da un sobborgo di Brighton, East Sussex, a Londra.
I Griggs erano maghi, maghi purosangue. Questo li poneva al di sopra di tutti coloro che non potevano contare soltanto maghi fra i propri avi, ma le loro origini provinciali li collocavano inevitabilmente un gradino al di sotto della buona società magica di Londra.
Brighton poteva anche contare la squisita residenza del defunto - riposi in pace – re Giorgio IV, ma non era certo Londra! E poi, questi Griggs, erano gente di periferia, di sobborgo portuale, e pareva che a Brighton non frequentassero molti maghi. Anzi, girava voce che Athanasius, il padre di Belinda, facesse anche affari coi Babbani. E senza esserne costretto!
Considerato questo non c'era da stupirsi se i Griggs non avessero ricevuto la migliore accoglienza a Londra. Le famiglie purosangue più in vista della città non li consideravano nemmeno degni di saluto, i meno altolocati concedevano il proprio a denti stretti.
L'isolamento sociale, che per Athanasius e consorte non era particolarmente spiacevole, era al contrario spaventoso per la loro figlia adolescente.
Belinda, che all'epoca aveva soltanto dodici anni, aveva fantasticato sul trasferimento nella capitale: la vita a Brighton l'annoiava, mentre sperava di trovare a Londra quei salotti, quelle maniere raffinate, quei lussi di cui aveva ingrassato la propria giovane mente con letture di giornaletti e romanzi d'appendice.
Invece si ritrovò ad essere nuovamente un'esclusa.
Cominciò a spiare le figlie delle famiglie più in vista, ad imitarne le moine ed a spendere tutto il proprio tempo libero nel tentativo di procurarsi abiti e gioielli che potessero renderla più simile ai propri idoli. E tanto Belinda s'impegnò nell'impresa, che divenne una pessima strega.
Non aveva molto talento per la magia e lo coltivò con così poca solerzia da riuscire ad ottenere soltanto una desolante processione di "Accettabile" per i propri G.U.F.O.

Belinda Griggs non se ne preoccupò e mise invece in azione il proprio maggior talento: il sesso.

Oh, no, non era una prostituta, Belinda Griggs.
Né una cortigiana o una donna di facili costumi. Era piuttosto un'abilissima attrice, consumata nell'arte di infiammare il desiderio degli uomini perché l'appoggiassero nelle sue ambizioni.
Questo, s'intende, aveva significato cedere – e non troppo raramente – le proprie virtù.
Ma era un piccolo prezzo, non necessariamente spiacevole, per acquistare conoscenze e favori. Anche se come strega non era granché, Belinda era sveglia, abbastanza da essere una piacevole interlocutrice ed un'attentissima ascoltatrice. Non c'era segreto del mondo magico che non passasse dalle sue labbra o dalle sue orecchie e non c'era più strega o mago tanto sciocco da pensare di poter completamente fare a meno del disinteressato parere di miss Griggs.
Finalmente i più raffinati salotti magici si erano dischiusi al passo – calzato in deliziose scarpette di raso – di Belinda Griggs. Presto aveva potuto concludere, su suggerimento di un generoso amante, alcuni interessanti affari che le assicuravano una discreta rendita.
Grazie a questa, pur senza alcun ufficiale impiego, viveva piuttosto comodamente in un appartamentino di cui era l'unica proprietaria e che aveva arredato a proprio piacimento. Non c'erano uomini a comandarla a bacchetta ed i suoi corteggiatori non le facevano mancare regali: una Puffola Pigmea azzurra dall'India, prestigiosi volumi rilegati in cuoio (non li aveva mai aperti, ma erano d'indubbio fascino sugli scaffali), dolci, tessuti pregiati, fiori e gioielli.
Era una donna libera, Belinda, libera, integrata e mediamente felice.
Il che era abbastanza.
Certo, qualche volta rimpiangeva la mancanza di affetti più solidi. Qualche altra si lasciava scalfire da un commento malevolo di alcune streghe più puritane. In altri casi non poteva rifiutare il corteggiamento di un vecchio mago grinzoso, per ragioni di priorità politiche e sociali.
Ma c'era sempre un giovane mago, da qualche parte, a rincuorarla.

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