It was the best of times, it was the worst of times,
it was the age of wisdom, it was the age of foolishness,
it was the epoch of belief, it was the epoch of incredulity,
it was the season of Light, it was the season of Darkness,
it was the spring of hope, it was the winter of despair,
we had everything before us, we had nothing before us,
we were all going direct to heaven, we were all doing direct the other way(2)(C. Dickens, A Tale of Two Cities)
- La seconda volta che ci scontriamo, signorina. E' una coincidenza da non sottovalutare –
Il largo sorriso del giovanotto non era ancora sbiadito, nonostante nei suoi occhi fosse apparsa una luce di vaga apprensione, probabilmente perché la strega non aveva ancora aperto bocca, né aveva dato segno d'aver compreso una sola delle sue parole.
Le lasciò il braccio, certo ormai che potesse reggersi in piedi, e corrugò la fronte.
- Perdonatemi ancora. Vi ho spaventata o offesa in qualche modo? – le chiese, molto più serio.Non è Ron.
Hermione riprese a respirare, dopo qualche attimo di puro sconcerto e profondo terrore.
L'aveva tratta in inganno il colore rossiccio dei capelli dello sconosciuto, ma le era bastata una seconda occhiata per rendersi conto che non aveva di fronte Ronald Weasley.
Si trattava invece di un ragazzo davvero alto, più alto di Ron, di costituzione non particolarmente robusta e dal volto cosparso di minutissime lentiggini. Gli occhi chiari con cui la scrutava erano velati di un leggero sconcerto.
Anche altri avventori li stavano fissando, perché la strega e lo sconosciuto, dopo lo scontro, erano rimasti nel bel mezzo della sala e lei aveva un'aria decisamente inebetita.
- No, nessun problema...- rispose finalmente la ragazza, tentando un sorriso rassicurante – Per un momento vi avevo scambiato per un altro – si giustificò, certa che il suo comportamento risultasse piuttosto strambo.
In effetti, nonostante fosse ormai chiaro che non si trattava di Ron, improvvisamente apparso nel 1848 per rinfocolare i suoi sensi di colpa, questi si erano ridestati più energici e spietati che mai.
Tale doveva essere l'espressione afflitta sul volto della Gryffindor, che lo sconosciuto la invitò a sedersi allo stesso tavolo che egli stava abbandonando quando s'era scontrato con lei.
- Per Merlino, signorina, accomodatevi qui. Avete una tale faccia! – esclamò il ragazzo, scostando per lei la sedia. Quindi volse il capo verso la proprietaria del caffè, una strega alta e secca, dai capelli grigi ed i tratti che onoravano il suo cognome(3) – Signora Steele, portatele... – e lanciò uno sguardo interrogativo ad Hermione
- ...un tè, soltanto un tè – concluse la giovane, cercando di avere un tono più saldo.
- Vi sentite mancare per caso? Perché lo sappiate, sono perfettamente preparato ad ogni caso di svenimento di eleganti signorine, quindi sentitevi al sicuro – le disse lo sconosciuto, sedendosi a propria volta.
Hermione scorse il lampo scherzoso negli occhi dell'interlocutore e ridacchiò, rassicurando così il ragazzo in merito alle proprie condizioni.
- Mi spiace, temo non vi darò modo di sfoderare la vostra abilità in caso di mancamenti –
- Un vero peccato. Pensate che porto sempre con me una boccetta di sali – ironizzò lui, accennando ad una delle tasche del proprio cappotto.
L'abbigliamento dello sconosciuto, che ora la strega osservava con maggiore cura, aveva qualcosa di buffo. Niente a che spartire con la sobria ed impeccabile eleganza di Malfoy! No, il ragazzo non avrebbe potuto confondersi con la stessa facilità fra i babbani o comunque l'avrebbero preso per qualche strana specie d'avventuriero.
Il suo cappotto marrone era un tripudio di tasche, alcune gonfie, altre flosce e non era certo di recente acquisto. Ne venne un suono di vetro, metallo e chissà cos'altro, quando lo appoggiò alla sedia, evidentemente cambiando i propri piani di abbandono del caffè.
- Non c'è bisogno che vi tratteniate, sto bene – gli disse infatti Hermione, un po' imbarazzata dalla disinvoltura con cui lo sconosciuto e lei si erano ritrovati allo stesso tavolo.
Sto diventando una vittoriana anch'io.
- Lo vedo, il colore è tornato sulle vostre guance. Ma, come vi dicevo, la coincidenza di un secondo incontro...o scontro, per meglio dire, vale la pena di attardarsi con voi –
- Un secondo incontro? – chiese lei, perplessa.
- Ah, sembra proprio che non riusciate a vedermi, signorina – rise il giovane.
Aveva una bella risata, che sprizzava salute ed allegria.
- Davanti ad Ollivander's! – realizzò la Gryffindor, d'improvviso, ricordando d'aver proprio urtato qualcuno mentre entrava nella bottega.
- Esattamente. Eravate in compagnia di Lord Malfoy, no? –
Hermione avvampò e, quando se ne rese conto, il rossore divenne ancor più sgradevole.
Per fortuna la signora Steele, con un gesto brusco che la rese assai somigliante ad un automa di metallo, agitò la bacchetta e fece planare il vassoio del tè sul tavolo dei due. Intorno a loro, molti maghi stavano consumando la propria cena: la sala, uno spazio ampio ma non troppo arioso per via del basso soffitto, era pregna degli odori di zuppe, carni e caffè scuro.
Da dietro lo sbuffo di vapore della teiera, la strega annuì cautamente alla domanda del ragazzo.
- Sì, con Malfoy. Lo conoscete? –
L'aveva chiesto più per sviare l'attenzione da sé che altro.
In qualche modo la infastidiva che si associasse il suo nome a quello del giovane Lord.
Prima di tutto perché la natura dei suoi traffici ancora non le sembrava vicina a ricevere l'approvazione dei suoi principi morali.
E perché ormai intuiva che la sua presenza accanto al mago poteva destare facili illazioni sul ruolo che una sconosciuta strega potesse avere intorno all'evidentemente celebre Lord.
- Non di persona, naturalmente. Soltanto di fama – le rispose infatti il rosso, scuotendo la testa – Persone come lui non sono certo alla portata di un qualunque mago –
Il modo in cui pronunciò quelle frasi e l'accento che pose sulla parola "fama" furono sufficienti perché Hermione comprendesse che il Lord, o forse il sistema di cui questi era parte, non era gradito al giovane.
Dietro l'apparente umiltà del definirsi un qualunque mago, il ragazzo lasciò intuire tutta l'energia sufficiente a non farsi ritenere tale.
- Spero di non avervi messa in imbarazzo con la mia domanda, signorina – soggiunse il giovane, accorgendosi del silenzio di riflessione della propria interlocutrice.
- Non vi preoccupate. Stavo solo...pensando – fece, vaga, la strega – Come vi chiamate? – chiese, rendendosi conto che ancora non conosceva nulla del giovanotto.
- Straordinario! – commentò quello, dopo un breve attimo di sorpreso silenzio.
- Che cosa? – la ragazza corrugò la fronte, mentre portava alle labbra la tazza di tè bollente.
- Siete la prima strega, da quando sono tornato a Londra, che non solo mi rivolge la parola in maniera gentile...ma addirittura sbriga da sé le presentazioni –
- Ah, dev'essere decisamente selvaggio – commentò Hermione, adombrandosi nel ricordare quante volte Draco l'aveva accusata di una simile selvatichezza. Cominciava a comprendere meglio perché il suo comportamento, diretto e disinvolto, sembrasse tanto strano ed inopportuno.
- Selvaggio? Io lo trovo squisito, signorina – ribatté il rosso. Quindi abbassò la voce, con aria da cospiratore – Questa gente che vedete attorno a noi, questi maghi e queste streghe, come l'intero Regno, s'ingozzano di formalità. Non conoscono nulla della vita reale e dei moti del cuore, poiché hanno scelto l'alibi della morale e la gabbia dorata della buona creanza –
La Gryffindor, alle parole del mago, rimase in silenzio.
Il tè le riscaldava le membra e le considerazioni del ragazzo la stavano distraendo dai propri stessi crucci, che oscillavano fra Malfoy e Ron, il 1848 ed il 1998.
Anche questa volta il giovane dai capelli rossicci interpretò quel mutismo come segno di disagio ai suoi discorsi. Per questo si passò la mano fra i ricci fitti e sorrise.
- Parlo troppo e non vi ho ancora risposto – si scusò, con voce garbata – Il mio nome è Bran Flanagan(4) -
- Ed il mio Hermione Granger – ricambiò la strega, con prontezza.
- E' un piacere conoscervi, signorina Granger. Ora che le formalità sono espletate, posso chiedervi –
Non finì la frase, perché gli occhi della giovane erano stati attratti dal grande orologio a pendolo che si trovava dalla parte opposta della sala. Un mago, conclusa un'intensa conversazione, si era appena allontanato, rivelandole d'un tratto la vista del quadrante, fino a poco prima nascosta dietro la sagoma dell'avventore.
Le lancette dorate erano già sulle otto e cinquanta minuti e la Gryffindor ricordava bene di averle viste sulle otto ed un quarto quando era entrata nel locale, un attimo prima di scontrarsi con Flanagan.
- E' tardissimo! – sbottò, rovesciando qualche goccia di tè sulla tovaglietta scura che copriva il tavolino rotondo.
Ti troverò qui, fra mezz'ora?
La mezz'ora di tempo che avrebbe dovuto trascorrere prima dell'appuntamento con Draco aveva finito per esaurirsi senza che lei se ne avvedesse. Anzi, era decisamente in ritardo, almeno per i suoi canoni. E, lo temeva, anche per quelli di Malfoy.
- Tardi per cosa, se mi è concesso saperlo? – chiese Bran, senza ottenere alcuna risposta.
Hermione stava cercando nella tasca del cappotto le monete che le aveva lasciato il Lord e ne posò un paio sul tavolo, accanto alla tazza.
- Mi fareste il favore di pagare con questi la signora Steele? – pregò il ragazzo – Sempre che siano abbastanza – soggiunse, ricordandosi di non avere le idee del tutto chiare sul valore di galeoni, falci e zellini nel XIX secolo.
- Lo direi bene! Volete davvero lasciare una mancia così lauta? – biascicò il rosso, quasi stordito dalla rapidità con cui la giovane strega si apprestava al congedo.
- Sì, sì – tanto sono soldi di Malfoy, pensò Hermione. Quindi si accorse dell'espressione un po' delusa del mago, che si vedeva costretto a perdere tanto presto la propria interlocutrice – Anche per me è stato un piacere, Bran Flanagan – gli assicurò, ripetendo il suo nome per esser certa di non dimenticarlo.
- Volete che vi accompagni? – le domandò, con garbo – Ora penserete che vi corteggi – soggiunse Bran, con un sorriso divertito.
- Non sono così impressionabile – gli assicurò la strega, serrando bene il cappotto – E vi ringrazio, ma credo di poter badare a me stessa – soggiunse, per rifiutare la proposta.
Malfoy potrebbe sempre tentare di schiantarlo, ricordò a se stessa, mentre stringeva la mano di Bran.
Il volto espressivo del giovane le trasmise tutto l'ammirato stupore per un comportamento tanto indipendente da parte di una strega della sua età. La mano di Flanagan era grande e forte, quasi in contrasto con la sua figura allampanata, e le lasciò una piacevole sensazione di calore sulle dita.
- Mi auguro di potervi rivedere, signorina Granger –
- Una terza coincidenza, signor Flanagan? – scherzò la ragazza, per poi volgere le spalle alla propria nuova conoscenza e dirigersi in tutta fretta verso l'uscita dal caffè.
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Gargoyle - Beneath the Stone
FanfictionQuesta storia è di proprietà di Lhoss, autore/autrice originale della storia presente sul sito di efpfanfic.net qui troverete il link della storia originale https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=576007 1998, Battaglia di Hogwarts. Quando Hermione...