Capitolo XV - Mad with Fear

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A Diamond on the Hand
To Custom Common grown
Subsides from its significance
The Gem were best unknown -
Within a Seller's shrine
How many sight and sigh
And cannot, but are mad with fear
That any other buy –(2)

(E. Dickinson, A Diamond on the Hand)


Quando Hermione Granger aveva accettato di assistere Flanagan nell'impresa di eliminare la Cockatrice dalle fogne di Londra, aveva avuto tre buoni motivi.
Il primo era d'ordine cosciente ed era, a tutti gli effetti, uno splendido motivo. Dalle spiegazioni di Bran, la strega aveva compreso perfettamente quale rischio per la città costituisse una Cockatrice libera di scorazzare per il sottosuolo di Londra, soprattutto in vista dei lavori di ampliamento del sistema fognario. Lavori che lei, in quanto esule dal futuro, sapeva bene che non avrebbero tardato ad iniziare.
Anche se era una possibilità minore e non del tutto verificabile, non aiutare Bran poteva cambiare qualcosa nella storia di Londra. La ragazza avrebbe preferito un intervento meno cruento per la creatura, ma comprendeva bene che – senza appoggio esplicito del Ministero – l'idea di catturarla e trasferirla fuori dalla città era irrealizzabile.
Abbatterla era l'unica soluzione praticabile.
Il secondo motivo, altrettanto cosciente e legittimo, era il sincero desiderio di aiutare Bran.
Durante gli anni trascorsi ad Hogwarts, la Gryffindor aveva compreso che, più ancora dei suoi alti, altissimi voti, era l'amicizia che poteva proteggerla ed aiutarla, qualsiasi cosa accadesse. Mettere in pratica, anche nel 1848, quel che aveva imparato accanto ad Harry e Ron era stato naturale.
Voleva dimostrare di poter essere una buona amica per il giovane mago, allo stesso modo in cui lui le aveva offerto appoggio e l'aveva aiutata a venire a patti con la propria permanenza nel XIX secolo.
Il terzo motivo, al contrario dei primi due, era meno manifesto.
Se Hermione si fosse soffermata più a lungo sulle cause della propria entusiastica adesione alla caccia alla Cockatrice, avrebbe scoperto che quel che era sepolto nei meandri della sua coscienza era più di quanto apparisse in superficie. Proprio come un iceberg.
La porzione sommersa dell'iceberg, quella maggiore, corrispondeva grosso modo al profilo di Lord Phineas Shadrack Malfoy. Draco, per lei.
Non era forse lui la fonte di buona parte delle spiacevolezze che affliggevano la ragazza? Non c'è quindi da stupirsi che ancora una volta fosse proprio il giovane Lord ad aver sospinto la strega dritta fra gli artigli della Cockatrice.
Lui l'aveva umiliata e l'aveva fatta sentire quanto più debole potesse mai immaginare: sconfiggere una creatura magica avrebbe lenito l'orgoglio ferito della Gryffindor. In più, mettersi nei guai con una Cockatrice rientrava esattamente in quel genere di attività che Draco le avrebbe rimproverato.
E lei era così arrabbiata, così furiosa, che avrebbe commesso facilmente un errore di valutazione pur di riaffermarsi come strega. Infatti si era lasciata convincere da Bran che avrebbero potuto affrontare la Cockatrice da soli senza grossi danni.
Al contrario, il cacciatore di mostri era ormai allo stremo, strozzato dalle spire della bestia.

- Mustelae forma!(3)-
Dalla bacchetta di Hermione scaturì un bagliore giallastro, diretto al povero Flanagan ormai in procinto di perdere i sensi. Nonostante la strega avesse dovuto prendere la mira aiutandosi con lo specchio, il suo incanto fu efficace.
Il corpo di Bran si rimpicciolì, si fece più affusolato, la pelle si ricoprì di una soffice peluria marrone e bianca, mentre al viso del giovane si sostituiva un musetto affilato ed una coda dalla punta scura faceva capolino dalle spire della Cockatrice.
Il cacciatore di mostri era stato trasfigurato in una donnola.
La creatura magica rimase perplessa nel vedere la propria preda umana mutata in un animaletto. Insignificante solo in apparenza però, considerato che la giovane strega aveva scelto con attenzione in cosa trasfigurare Bran.
L'unico animale immune allo sguardo di una Cockatrice è la donnola.
- Bran, apri gli occhi! – gridò la ragazza, sperando che il mago la capisse anche in quella forma.
Che avesse compreso o fosse l'istinto di donnola a guidarlo(4), il trasfigurato Flanagan schiuse i tondi occhi neri. Ed affondò i denti affilati nella coda della bestia che ancora lo stringeva.
Per quanto il morso non potesse essere letale per la creatura magica, il dolore e la sorpresa le fecero allentare la stretta. La donnola scivolò a terra, sulla banchina, ma Hermione si rese conto che l'esser stato vicino al soffocamento aveva indebolito il povero Bran.
L'animaletto infatti riuscì a correre soltanto per qualche metro nella sua direzione. Poi cadde su un fianco, spossato.
E la testa di mostruoso gallo della Cockatrice si volse allora sulla Gryffindor.
Per fortuna distolse gli occhi in tempo e si concentrò sull'arma di Flanagan che era finita poco lontana nella precedente colluttazione con la bestia.
- Accio lancia! – fece la ragazza, per ritrovarsela nella mano sinistra. Pesava un po' troppo per lei e non sarebbe mai riuscita a maneggiarla o scagliarla con forza sufficiente. E dovette lasciare cadere lo specchio, perché con la destra doveva pensare a muovere la bacchetta.
Sentiva alle proprie spalle la Cockatrice prepararsi ad attaccare di nuovo.
Prese un profondo respiro.
Mai guardarla negli occhi, ricordò a se stessa, prima di cominciare ad agire.
La Cockatrice la caricò ed Hermione capì che non sarebbe riuscita a correre a lungo con la pesante arma da reggere.
- Gommosus! – recitò, puntando ad una piccola porzione della banchina. Poi fece un balzo, sforzandosi di mantenere lo sguardo soltanto sulle pareti del tunnel e non incrociarlo mai con la bestia. Il piede destro della strega atterrò dove l'incanto aveva reso elastica la pietra.
E così poté spiccare un bel balzo in avanti, staccando la creatura.
L'inseguimento divenne sempre più serrato.
La Cockatrice per lo più correva, sollevando violenti spruzzi d'acqua sporca con le zampe di gallo, ma qualche volta tentava di alzarsi in volo. Erano quelli i momenti peggiori, quando lo spostarsi dell'aria provocato dal battito d'ali rischiava di sospingere Hermione contro la pietra viscida. Ed il becco della creatura arrivava fin troppo vicino alle sue gambe.
La ragazza continuava ad usare il Gommosus per poter attraversare il tunnel fognario a grandi salti. Correva per una decina di metri, scagliava l'incanto e quindi rimbalzava avanti. Dopo aver ripetuto lo stesso gioco, con la Cockatrice sempre alle calcagna, per una mezza dozzina di volte, si ritrovò in una sala più vasta.
Doveva essere una vasca di raccolta delle acque.
Sulle pareti si aprivano una serie di bocche circolari, da cui scendeva un costante rivolo di melma e rifiuti. Il tutto veniva poi sospinto nel tunnel appena superato da inseguita ed inseguitrice. L'acqua nella vasca era più profonda e la banchina s'interrompeva bruscamente.
Hermione rischiò di cadere e riuscì a frenarsi giusto in tempo.
La Cockatrice era ormai vicina e ne sentì il verso stridulo echeggiare sotto la cupola che copriva la vasca di raccolta. Non poteva fuggire, perché tornare indietro avrebbe rischiato di farle incrociare lo sguardo con la bestia. E gli altri cunicoli che portavano alla vasca erano semplici tubature già invase dall'acqua.
- Glacius! – pronunciò allora, sperando che il proprio incantesimo fosse abbastanza forte da riuscire a ricoprire di ghiaccio l'intera superficie del bacino di raccolta.
Hermione dovette concentrarsi, impresa non facile sapendo che il becco della Cockatrice avrebbe potuto raggiungerla da un momento all'altro e strapparle la testa dal corpo. Però, sfoderando tutta la propria energia e dirigendo il raggio azzurro scaturito dalla bacchetta a pelo d'acqua, riuscì a creare un'unica, enorme lastra di ghiaccio che ricopriva l'area della vasca.
Una delle ali della creatura magica le sfiorò i capelli, un momento prima che la strega si gettasse in una disperata corsa sul ghiaccio appena creato. La lancia la impicciava, ma non aveva molte altre alternative se non portarla con sé, sperando di poterla usare al meglio.
Dietro di lei la Cockatrice non aveva rinunciato alla preda.
Ma le zampe di gallinaceo non erano adatte al ghiaccio e la bestia continuava a scivolare, riuscendo a reggersi soltanto grazie alla coda con cui bilanciava ogni perdita d'equilibrio. La Gryffindor, un po' slittando ed un po' correndo, riuscì a raggiungere la stretta banchina sul lato opposto della vasca.
Non c'erano altre via d'uscita, però, e la banchina era troppo corta, troppo stretta per usare ancora il Gommosus senza spazio per una rincorsa.
Hermione capì di non poter ritardare ancora il momento. Doveva usare la lancia di Bran, anche se si sentiva goffa con quell'arma.
- Wingardium Leviosa! – scandì, usando la bacchetta per sollevare la lancia sopra la propria testa.
Non poteva guardare la Cockatrice senza rischiare di essere pietrificata, ma poteva indovinare la sua posizione dallo stridio delle sue zampe sul ghiaccio.
La strega alzò la bacchetta e la lancia con quella. Trattenne il fiato e quindi mosse il polso con uno scatto, perché l'arma si spostasse il più velocemente possibile. Quindi interruppe l'incanto e lasciò che la forza impressa alla lancia facesse il proprio corso.
L'arma scagliata finì per tracciare una perfetta parabola e quindi precipitare proprio verso la bestia. La quale, avvedendosi della minaccia in arrivo, si appiattì sul ghiaccio e scrutò con l'occhio rimasto la traiettoria della lancia.
E quella si conficcò fra i piedi della Cockatrice, che emise uno stridulo verso di esultanza.
Ma non era che l'ultimo canto del gallo.
La lancia poteva anche avere mancato le carni della creatura, ma si era conficcata profondamente nello strato di ghiaccio creato dal incantesimo Glacius di Hermione. E la superficie gelata era stata già messa a dura prova dal peso della Cockatrice stessa.
Il ghiaccio si spaccò, più velocemente di quanto la bestia potesse prendere il volo. L'acqua pesante e fetida le avvinghiò le zampe ed il peso della coda di serpente la trascinò di sotto. Quando anche le ali furono zuppe d'acqua, per la Cockatrice non ci fu più alcuna speranza.
Provò a dibattersi, ma era troppo pesante. Benché vivesse in quel posto ormai da decenni, non aveva mai imparato a nuotare: si era sempre aggirata nei tunnel dove l'acqua era bassa, evitando la grande vasca.
Ed ora le viscere di Londra digerivano la bestia.
Hermione non ne guardò l'agonia, ma ne sentì i suoni: il cigolio e lo schiocco del ghiaccio che si frantumava, il gorgoglio dell'acqua che si avviluppava al corpo della Cockatrice, infine gli ultimi pigolii soffocati di questa, prima che finisse sul fondo della vasca.
Solo allora la giovane si voltò.
Frammenti di ghiaccio galleggiavano ancora sull'acqua densa e maleodorante. Dovette rinnovare il suo incantesimo Testabolla prima che la nausea la colpisse.
Quindi pensò a raggiungere Bran il più rapidamente possibile, per soccorrerlo.

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