Capitolo XXII - The Mark of Selfishness

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Commerce! beneath whose poison-breathing shade
No solitary virtue dares to spring,
But poverty and wealth with equal hand
Scatter their withering curses, and unfold
The doors of premature and violent death [...]
Commerce has set the mark of selfishness,
The signet of its all-enslaving power, [...]
And with blind feelings reverence the power
That grinds them to the dust of misery.(2)

(P. B. Shelley, Queen Mab)


- Come hai potuto?! –
Il delicato volto di Hermione Granger era acceso di rabbia: aveva le guance colorite per la foga della perorazione e gli occhi castani brillavano d'indignazione.
Oggetto del suo risentimento era, naturalmente, Lord Malfoy.
Il giovane mago era ancora una volta costretto sulla difensiva, nella penombra dell'abitacolo della carrozza magica: tra le minute pareti rivestite di morbido velluto si processavano le sue intenzioni.
- Mudblood...- esordì il ragazzo, con un tono che oscillava fra la rassegnazione per essere sempre il colpevole e l'irritazione per il vago rimorso che quella maledetta strega gli ispirava - ...non avevo la più pallida idea di quali fossero le intenzioni di Theo quando mi ha chiesto consiglio –
- Ah, naturale: ti si chiede consiglio su chi assoldare per qualche sporco lavoro e tu non ti preoccupi – borbottò la Gryffindor, scoccandogli una bieca occhiata.
- Ti sbagli: mi sono preoccupato – la contraddisse, con fermezza – Della persona sbagliata, però – soggiunse, a voce più bassa. Non abbastanza perché lei lasciasse cadere quelle parole nel vuoto.
- Che intendi dire? –
- Credevo che la richiesta di Theophilus fosse una sottile allusione a te, Mudblood – le spiegò, in tono neutro - Consigliandogli Goyle, speravo di assicurarmene il controllo, potendo controllare, ed eventualmente vanificare, i suoi piani. Ho sbagliato, perché non ho considerato che i progetti di Theo potessero essere più complessi e coinvolgere più persone –
Hermione rimase interdetta.
Il tentativo di Draco di proteggere lei era diventato motivo di minaccia per Belinda: la ragazza finì per sentirsi ancor più responsabile per la sorte di quest'ultima.
Anche ora, mentre la carrozza magica correva verso Notturn Alley, dopo aver lasciato la dimora di Miss Griggs, faticava a contenere la preoccupazione. E, più o meno coscientemente, la rovesciava sul mago seduto di fronte a lei.
- Non avresti comunque dovuto fare il nome di Goyle. Proprio perché sai di cosa è capace. Lui é...- rabbrividì, ed il rimprovero si mutò nello spiacevole ricordo del suo incontro con quel disgustoso mago. Ricordava bene cosa aveva tentato di farle e la sola idea tornava a nausearla come non fosse passato un sol giorno da allora.
- Lo so, Mudblood – convenne il ragazzo. Fissava lo scorrere confuso della strada oltre il finestrino, con le dita della mano destra pigramente chiuse su un orlo della tendina – Tu sai bene, però, che anche i miei affari sono piuttosto...sporchi, talvolta –
- Come il mio sangue? –
- Come il tuo sangue –
- Malfoy, sei...- esordì la strega, ferita dal ritrovare ancora una volta l'insulto alla sua nascita fra i Babbani sulle labbra del Lord. Questi però la interruppe, con un moto infastidito della mano ed il cozzare del bastone da passeggio sul fondo dell'abitacolo.
- Mudblood, possibile che tu ti lasci ingannare così facilmente da qualche parola? Oh, farai la gioia di Theophilus quando tenterà ancora di strapparti da me – notò, con una piega amara nella voce.
- Ricordo il motivo per cui mi hai comprata da Goyle – intervenne Hermione.
Detestava quando Draco la trattava come una sciocca, come se ogni cosa fra loro fosse limpida e soltanto lei, per una strana ed orgogliosa ostinazione, non volesse arrendersi fra le sue braccia.
- Anch'io lo ricordo –
- Allora rammenti anche cosa ha cercato di fare in tua presenza. O dovrei dire per tuo ordine? –
Tutti i nodi vengono al pettine.
- Sì, rammento anche questo. Credi, Mudblood, che il solo fatto di usare Goyle per alcune faccende mi metta al suo stesso piano? – le domandò, con una curiosità che vibrava di sciagura.
L'animo d'Hermione, infiammato dalla discussione, sospinse un , provocatorio, alle sue labbra.
Ma il buon senso, e l'onestà, la fecero desistere: non credeva a quell'analogia. Così non rispose e si limitò ad abbassare il capo senza pronunciare una sola parola.
Un momento dopo avvertì qualcosa di freddo sfiorarle la guancia ed insinuarsi sotto il mento.
Era il pomo d'argento del bastone di Malfoy, che il mago stava usando per costringerla ad alzare il capo.
- Guardami – le ingiunse, con durezza – Credi che io sia come Goyle? –
Hermione provò a voltare il capo, sfuggendo al tocco gelido del metallo. Draco però si allungò su di lei e le prese il viso con la mano, perché la strega fosse costretta a sostenere il suo sguardo.
- Ora sei come lui – gli sputò addosso, infastidita dalla pressione prepotente delle sue dita sottili.
Malfoy le mollò immediatamente il volto e si ritrasse contro il sedile.
Il silenzio, gelido e strisciante come una serpe scura nell'erba alta, s'insinuò fra i due e li avvelenò di pensieri spiacevoli, di astio, di tensione.
Così sussultarono entrambi quando la carrozza terminò la propria corsa.
Si scambiarono un'occhiata, prima che il Lord spalancasse lo sportellino e scendesse in strada. Quindi le tese la mano, con irrigidita galanteria, per aiutarla a scendere a propria volta. Hermione accettò l'offerta, ma non ebbe il tempo di convenire con il mago una strategia.
Questi infatti, bacchetta in pugno, stava già irrompendo nell'abitazione di Goyle.

Gargoyle - Beneath the StoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora