Capitolo Sei

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Cristiano

De Monarchia, 27 settembre 2020

È trascorsa una settimana dall'attentato che ha spedito in ospedale la nostra amata Principessa Veronica, ma la Polizia sembra non aver fatto alcun progresso nella ricerca del criminale che ha rischiato di uccidere l'Erede al Trono. L'Ufficio Stampa del Quirinale ha rilasciato un comunicato in cui sono state chiarite le condizioni di salute di Sua Altezza Reale, che sta recuperando le forze da quella che sembra essere stata semplicemente una brutta ferita alla spalla, ma niente è stato riferito riguardo le indagini della Polizia di Stato. Il vicequestore Marconi non ha voluto rilasciare dichiarazioni e ciò che tutti ci chiediamo è se si stia realmente cercando la persona che avrebbe potuto mettere fine allo splendido futuro che Veronica ha di fronte a sé. Che stia forse restando con le mani in mano?

«Mi dispiace, non mi sembra di riconoscere nessuno presente in queste foto.»

Non credevo che ne avrei ricavato qualcosa, ma dovevo pur tentare. La Principessa mi restituisce il foglio bianco ormai stropicciato. Finirà da qualche parte sulla mia scrivania, perché chissà, magari in futuro potrebbe risultare utile. Me lo infilo in tasca e alzo lo sguardo sulla Principessa, ma la mia attenzione viene catturata dal luogo in cui ci troviamo. Mi sfugge il nome tecnico di questo salottino, ma ciò di cui sono sicuro è che non sono mai stato in un posto così lussuoso. Tutto emana ricchezza, qua dentro. Lo spazio è ridotto, ma sufficiente per contenere il piccolo divano su cui sono stato fatto accomodare, che probabilmente costa più del mio stipendio lordo annuale. Le pareti rosa antico sono decorate da due specchi con una cornice d'oro e da un quadro dipinto da chissà chi, non sono mai stato un grande appassionato d'arte. Di fronte a me, una finestra aperta dà sulla bella e immensa Piazza del Quirinale. Fa caldo, non sembra affatto fine settembre.

«Mi dispiace di averla potuta ricevere solo in questa stanza, vicequestore. Purtroppo, mio padre è in riunione con il Capo del Governo, per cui ho pensato che fosse meglio parlare qui.»

Quanto tempo sono rimasto a guardarmi intorno? Torno a posare lo sguardo sulla Principessa, che sembra davvero dispiaciuta del fatto che stiamo parlando "solo" qui dentro. Assurdo come la differenza di ceto sociale e abitudini faccia vedere le cose in una prospettiva così diversa.

«Non preoccupatevi, va benissimo.»

Chissà cosa direbbe mia madre, lei di solito gli ospiti li riceve in cucina. La Principessa sorride appena. Tento di ricambiare, nella speranza di smettere di sentirmi così a disagio.

«Immaginavo che non avreste riconosciuto nessuno, il mio è stato solo un tentativo.» Torno a focalizzarmi sul caso e mi dimentico degli specchi d'oro, che trovo un pochino pacchiani, in realtà, ma è un pensiero che tengo per me. La Principessa abbassa lo sguardo.

«In realtà avevo gli occhi quasi del tutto chiusi, quando mi hanno sparato. Non ho fatto troppo caso a chi fosse accanto a me, c'era troppa gente.»

È difficile per lei parlarne, lo so. Non è mai troppo facile per le vittime raccontare ciò che è successo, anche se alla fine è andato tutto bene. In quasi tredici anni di servizio, ho imparato a lasciarle sfogare, senza intromettermi troppo, soprattutto quando si tratta di ragazze e di bambini. Mi aspetto che dica altro, invece tace, come se avesse già parlato abbastanza. La guardo negli occhi.

«Sarò sincero con voi, non abbiamo piste concrete. Abbiamo escluso a priori il movente del terrorismo, i terroristi non si muovono in questo modo, puntano a colpire più persone senza preoccuparsi della loro identità ed è raro che attacchino un membro della Famiglia Reale.»

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