De Monarchia, 07 gennaio 2022
Il Governo è caduto. Un comunicato stampa è appena arrivato dai Palazzi Madama e Montecitorio, il Governo Giannini è stato infatti battuto al voto di fiducia e il Premier ha dovuto rassegnare le dimissioni. Re Edoardo è stato chiamato con urgenza dal Presidente della Camera e si trova da oggi a Montecitorio, per occuparsi della crisi di Governo. Nuove elezioni sono date quasi per certe, anche se non si esclude il conferimento dell'incarico da parte del Re a un nuovo Presidente del Consiglio, non essendo ancora terminata la durata legale della Legislatura.
Cristiano
«Papà che vuol dire che è caduto il Governo? È inciampato?»
Soffoco una risata. Sono le otto e trenta e la cena è quasi pronta. Niente di troppo complicato, un po' di carne, insalata e patate al forno che piacciono tanto a Emma, la pizza bianca presa al forno sotto casa. Dopo aver mangiato proveremo a vedere un film, ma sicuro uno dei due si addormenterà e ne perderà una buona parte. Di solito è Emma quella che crolla per prima e io la porto a letto, per poi provare a dormire anche io.
«Dai, amore, è pronto, vieni a tavola.»
«Prima spiegami che vuol dire che è caduto il Governo.»
«Vieni a tavola e te lo spiego.»
A mia figlia sembra un buon compromesso. Si alza dal divano e mi raggiunge, sedendosi al solito posto. Le servo la cena, il piatto pieno fino all'orlo.
«Tutta l'insalata, ok? Non solo le patate.»
Emma sbuffa, con quel modo così carino che mi stringe sempre il cuore. Prende la forchetta e infilza una patata.
«Allora? Me lo dici?»
A volte mi viene voglia di una figlia meno curiosa, una di quelle a cui interessa poco di ciò che accade intorno a lei, ma mi è toccata Emma, che a sei anni ha deciso di voler comprendere come funziona l'ordinamento giuridico italiano.
«È caduto il Governo è un modo di dire, perché il Governo non può cadere.»
«Ah no?»
«No, perché è formato da tante persone e mica possono cadere tutti insieme.»
«Non si sa mai.»
«Comunque, significa che le persone che comandavano prima non possono comandare più.»
«E perché?»
«Perché non hanno più la fiducia del Parlamento. E se il Parlamento non ha più fiducia nel Governo, questo non può più comandare.»
«Ho capito. Quindi il Governo ha fatto una cosa brutta e il Parlamento non si fida più di lui?»
«Diciamo che al Parlamento non piace più come si comporta il Governo.»
«E quindi lo ha fatto cadere.»
«Sì.»
«Povero Governo. Il Parlamento poteva anche perdonarlo, però.»
«Forse l'ha perdonato troppe volte e adesso non può perdonarlo più.»
Emma sembra ragionarci su. Mastica con calma, con un'espressione corrucciata sul viso.
«Quindi,» riprende, dopo aver deglutito, perché papà e nonna dicono sempre che non si mangia con la bocca piena, «è un po' come le persone. Se continui a sbagliare non ti perdonano più.»
Sorrido. Dove l'ha presa tutta questa intelligenza?
«Esatto.»
«Tu ha mai smesso di perdonare qualcuno?»
Stavolta sono io a fermarmi a riflettere. È mai successo? Il volto della madre di Emma si forma nella mia mente. Lo scaccio via scuotendo la testa.
«No», mento, abbozzando un sorriso. Emma sta per parlare ancora, quando la sua attenzione viene di nuovo catturata dalla televisione. Ho dimenticato di spegnerla.
«Guarda, papà, la Principessa!»
«La Principessa Veronica ha raggiunto suo padre a Montecitorio, dove Re Edoardo si trova ancora in riunione con il Presidente della Camera, probabilmente si sposteranno presto a Palazzo Madama e Palazzo Chigi. Dal punto di vista istituzionale, la ragazza non ha ancora alcun potere, ma com'è noto suo padre vuole che cominci a prendere familiarità con queste questioni. Qui vediamo Veronica scendere dalla macchina ed entrare nel Palazzo...»
Porta un vestito azzurro, simile a quello che indossava quella volta che è venuta in Questura. Riesco a notare solo questo, perché la telecamera è troppo lontana e si intravede solo la Principessa che entra nell'edificio e poi scompare in fretta.
Quanto è bella, Dio mio, bella che fa male.
Sono passate due settimane. Ci sono momenti in cui mi sembra che siano trascorsi mesi da quando ci siamo visti l'ultima volta, altri invece in cui pare che sia appena successo. Mi ricordo ogni secondo della conversazione che ho avuto con Veronica, ogni attimo, ogni lacrima. L'ho lasciata. Le ho detto che non possiamo stare insieme e l'ho lasciata. Lei ha detto di amarmi, io l'ho baciata, ma poi l'ho lasciata. Hanno vinto gli altri, tutti quelli che non vogliono che stiamo insieme. Li ho fatti vincere, perché è molto più facile scegliere questa opzione, piuttosto che fare ciò che voglio e che mi ha chiesto Veronica, supplicandomi. L'ho lasciata e mi sono comportata come un codardo. Un codardo, ecco quello che sono. Un vigliacco, un vile, un uomo che non ha avuto il coraggio di rischiare.
In realtà, nel profondo, pensavo che sarei stato più forte. Pensavo che l'avrei superata prima, che sarebbe bastato un po' di impegno per buttarsi alle spalle quella storia, che non avrei sofferto, non troppo almeno. Invece, mi è caduto il mondo addosso. Quella vicenda mi ha devastato e non riesco a smettere di pensarci, di pensare a Veronica, a quel bacio, a noi, a quello che abbiamo vissuto. Non sarebbe dovuta andare così. Non avrei dovuto perdere la testa per lei in questo modo. Non posso permettermelo.
«Ti manca la Principessa, vero, papà?»
Guardo mia figlia. Ha finito di mangiare, tutto, anche l'insalata. Il mio piatto, invece, è quasi intatto, mi è passata la fame. Allungo il braccio e accarezzo i capelli di Emma.
«Sì», confesso, senza alcuna necessità di mentire. Con la mia bambina non mi è mai servito. «Mi manca molto.»
Emma sorride, ma è un sorriso triste, il suo. Scendo dalla sedia e si fa prendere in braccio in braccio. Si mette a cavalcioni sulle mie gambe.
«È per questo che sei sempre triste?» mi domanda, seria come non mai. Le do un bacio tra i capelli.
«Un po'. Però passerà, te lo prometto. Dammi un po' di tempo, ok?»
«Ok», risponde ancora. «Sei triste come il Governo perché il Parlamento non si fida più di lui, papà?»
La stringo ancora più forte e le rido nell'orecchio. Chissà cosa penserebbe il mio vecchio professore di Diritto Pubblico ascoltando una metafora del genere.
«Sì, diciamo di sì.»
Emma alza la testa e i nostri occhi uguali e scuri si incrociano.
«Papà, se vuoi posso essere io la tua Principessa.»
E all'improvviso mi vengono lacrime agli occhi. Dio, sto diventando un sentimentale. Le afferro il volto e lo do un bacio sulla fronte.
«Tu sarai sempre la mia Principessa, amore. La mia unica Principessa.»
La abbraccio di nuovo. Quella bambina è la cosa migliore che la vita avrebbe potuto offrirmi. E alla fine mi asciugo una lacrima che è riuscita a scappare.
Note di Greta ❤
Chiedo scusa se sono latitante, ma ho veramente pochissimo tempo per fare qualsiasi cosa.
Come vi ho anticipato, siamo quasi alla fine, spero tutto sia di vostro gradimento!
Un abbraccio,
Greta
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Il Manuale della Perfetta Principessa
RomanceQuando la Principessa Veronica lascia di punto in bianco l'amato Duca di Birmingham, Lord Alfred d'Inghilterra, tutto il mondo è sconvolto: cosa avrà mai portato l'erede al trono del Regno d'Italia ad abbandonare il suo promesso sposo? Nemmeno il t...