Capitolo Diciannove

505 42 23
                                    

«Scusami, credo di non aver capito bene. Hai trascorso un intero pomeriggio insieme al vicequestore?»

«Non un intero pomeriggio, diciamo un paio d'ore. Forse tre.»

«Tre ore con quel pezzo di manzo di Marconi. Allora qualcosa ti abbiamo insegnato, in questi anni!»

«Piantatela.»

«Non ti ha riconosciuto nessuno?»

«No, il foulard mi copriva tutti i capelli.»

«Voi due da soli in giro per Trastevere, che cosa romantica!»

Quando si tratta delle mie amiche, le prese in giro sono comprese nel prezzo. Sienna e Ludovica si scambiano uno sguardo complice, accompagnato da una risata. Dovevo stare zitta e farmi gli affari miei, sarebbe stato meglio. Prendo un sorso del vino bianco che il cameriere mi ha appena versato. Siamo a pranzo fuori, nel solito ristorante nascosto tra i vicoli di Roma, del tutto vuoto, fatta eccezione per noi. È una nostra tradizione quella di mangiare insieme almeno una volta al mese e ci ho sempre tenuto moltissimo a rispettarla.

«Vi state facendo un film», cerco di minimizzare, «mi ha solo offerto un gelato.»

Ludovica mi rivolge uno sguardo eloquente. «A Trastevere, dopo che ti ha portato con lui a parlare con quel delinquente.»

«Non è un delinquente, è un informatore.»

«Quello che vuoi, comunque non dirmi che non ci hai fatto un pensierino su Marconi. Insomma, hai visto quanto è bono?»

Decido di non rispondere a Sienna e di dedicarmi alla mia insalata di mare. Certo che ho visto quanto è bono, mica sono cieca. Quegli occhi scuri, quella barba che non rade mai del tutto, quelle labbra, quelle braccia che mi sembrano parecchio atletiche nonostante non abbia mai avuto l'onore di vederle scoperte, quello sguardo che ogni volta che si posa su di me sembra trapassarmi. È bello, è sexy, è maledettamente affascinante ed è inutile negare che non mi senta affascinata da lui. Credo di essermi sentita attratta da quel burbero poliziotto dal primo momento in cui l'ho visto, da quando non si è inchinato davanti ai miei genitori. Ho provato odio e fastidio nei suoi confronti, ma anche qualcos'altro. Una sensazione che poche volte ho provato nella mia vita. Imbarazzo, calore, eccitazione. Svuoto il bicchiere con un unico sorso.

«L'ho visto, grazie.» Mando giù la saliva, a disagio, come ogni volta che si tratta di parlare di me e dei miei sentimenti. Nonostante la mia vita privata e pubblica sia costantemente sulle pagine dei giornali e sulla bocca di tutti, faccio fatica a parlare dei fatti miei. Mi risulta difficile, anche di fronte alle mie amiche.

«Ti piace, Veronica, si vede lontano un miglio.» Ludovica mi guarda dritta negli occhi chiari. «Non ci freghi, ti conosciamo meglio di tua madre.»

Tiro fuori una risatina amara. «Non che ci voglia molto.»

«Guarda che non c'è niente di male ad ammettere che sei interessata a lui.» Sienna mi fa l'occhiolino, la solita espressione maliziosa sul volto.

«Non sono interessata proprio a nessuno!» ribatto, con un tono di voce troppo acuto per non risultare sospetta. E difatti, quelle oche delle mie migliori amiche ridono. Maledizione. Ho bisogno di altro vino.

«E anche se fosse,» parlo ancora, nella speranza di troncare la discussione, «non credo proprio che uno come Cristiano Marconi possa essere interessato a me.»

Le sopracciglia di Sienna e Ludovica svettano verso l'alto, quasi in contemporanea.

«E perché mai, sentiamo?» chiede la prima. Ormai non ridono più. Io capisco di essermi incartata da sola.

Il Manuale della Perfetta PrincipessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora