Il Manuale della Perfetta Principessa

Capitolo Quarantotto

De Monarchia, 10 gennaio

Una notizia devastante arriva dal Quirinale. Lo stesso uomo che mesi fa ha tentato di fare del male alla Principessa Veronica è tornato a colpire, durante la conferenza stampa tenuta dal Re Edoardo, sparando dei colpi di pistola verso il palco. La Famiglia Reale non è stata colpita e nemmeno la nuova Presidente del Consiglio De Francesco con marito e figlia, la fashion blogger Ludovica Ricci, ma i cinque proiettili hanno raggiunto alcuni membri della Sicurezza, tra cui Giosuè Ferrante, la guardia del corpo personale della Principessa. Il giovane, trent'anni, si trova in sala operatoria ed è l'unico in pericolo di vita, mentre altri due membri dello staff reale sono stati colpiti solo di striscio. L'unica buona notizia è l'arresto immediato dell'uomo, trascinato in Questura per l'interrogatorio con il Pubblico Ministero. La Principessa Veronica, distrutta e sotto shock per il suo tentato omicidio e per le condizioni del suo bodyguard, a cui è molto legata, si è intanto recata a sua volta in ospedale, accompagnata dal vicequestore Marconi, conosciuto ai più come la sua ex fiamma, che si trovava sul luogo della sparatoria. Siamo tutti in attesa di notizie da parte del Policlinico Gemelli, con la speranza che Giosuè, detto Josh, si rimetta presto.

«Tieni, ti ho portato un caffè. Con due cucchiaini di zucchero, come piace a te.»

Mi sono lavata le mani. Sono andata al bagno dell'ospedale e ho cercato di darmi una sistemata, ma non credo di aver avuto molto successo. Ci ho messo un po' a togliere tutto quel sangue, ma alla fine ci sono riuscita. Il cappotto si è sporcato molto, come il vestito, che però essendo rosso non sembra nemmeno macchiato. Il trucco che Sienna si è impegnata così tanto a realizzare è andato via quasi del tutto. Chissà quante ore sono passate, o forse sono trascorsi solo pochi minuti. Josh sembra chiuso in quella sala operatoria da tempo immemore. I medici non hanno detto nulla, solo che faranno il possibile e che mi daranno notizie al più presto. Sono scomparsi con il mio migliore amico su una barella e chissà quando torneranno. Io era rimasta qui, seduta su una sedia, lo sguardo vuoto, il vestito e il cappotto ormai rovinati per sempre, i tacchi alti abbandonati a terra. Non mi importa di nulla, solo di Josh.

«Veronica, il caff...»

«Ho sentito. Non ho chiesto nessun caffè.»

Non ho nemmeno alzato la testa. Ho sputato quelle parole con crudeltà, consapevole che non la meriti, ma non ho potuto farne a meno. Vorrei che tacesse, ma Cristiano non è uno che demorde.

«Bevi almeno un po' d'acqua.»

«Ti ho detto che non voglio nulla.»

«E io ti ho detto di bere un po' d'acqua.»

Finalmente mi degno di guardarlo. Sostegno il suo sguardo per un po', poi mi approprio della bottiglietta d'acqua che tiene in mano. Ne prendo un sorso e mi sento subito un po' meglio.

«Grazie.»

Cristiano si siede alla mia sinistra. È stato lui ad accompagnarmi in ospedale, senza dire una parola, seguendo l'ambulanza. Si è preoccupato di chiamare i genitori di Josh, che vivono a Ostia e stanno arrivando. Ha provato a contattare Paolo, ma ha trovato il telefono staccato. Ha delegato l'arresto dell'uomo che ha causato tutto quest'incubo a Barbara e agli altri. È rimasto qui, accanto a me e io lo sto trattando malissimo. Lo guardo di nuovo. Sembra stanchissimo, ha ancora il bicchiere del caffè in mano. Decido di prenderlo. Lo bevo con calma, senza parlare, come se avessimo tutto il tempo del mondo. Un po' di caffeina forse è ciò di cui ho bisogno in questo momento. Rimango a guardare i residui di zucchero e caffè sul fondo del bicchiere e prendo a mescolarli con la palettina di plastica, in un gesto apparentemente senza senso. Mi stufo subito e mi alzo per gettare tutto nel cestino.

«Grazie», mi sento in dovere di ripetere. È Cristiano a guardarmi, questa volta.

«Prego.»

Sento il bisogno di parlare, siamo stati zitti per troppo tempo.