Undici

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Un forte trambusto risuonava  all'interno di palazzo Medici dando l'impressione di trovarsi nella cucina di un ristorante stellato dove i camerieri si affacendavano per portare a termine i loro compiti, stessa situazione diverso però l'ambiente; dato dal fatto che si stava rimettendo a lucido la dimora maestosa, doveva ospitare uno dei balli più belli dell'anno quasi ad eguagliare quelli della rispettabile famiglia Teotochi o chicchessia. Non si sarebbero arrestati di certo a dei  piccolI accorgimenti , anzi sarebbero andati avanti per la loro strada e trasformando quella fortezza dall'aria magnifica in un palazzo incantato degno del rispetto che meritava di avere; ciò che era di gran conto, non era difatti l'apparenza ingannante bensì l'essenza stessa dell'arte fatta ad edificio mostrandosi in  tutta la sua magnificenza.

Un colore marrone dominanava con i suoi scudi che rappresentavano l'unione tra la famiglia Medici con il rosso e la famiglia Teotochi, insieme costituivano una forza inespugnabile, unica e che nessuno avesse osato distruggere neppure con l'arma più potente al mondo. A poco a poco lasciate da parte le decorazioni, che sarebbero rimaste allo stesso posto per tantissimo tempo finché la cara zietta Lucrezia Tornabuoni non si fosse stancata. Quest'ultime erano formate da  bandiere del medesimo colore dei scudi, con una rosa che ne  occupava la parte centrale adagiandosi nella superficie con l'ausilio delle spine.

Procedendo internamente il palazzo assunse un'aria completamente diversa da quando eravamo arrivati il primo giorno, aveva subìto una sorta di restailing come se fosse stato appena risistemato dalla testa ai piedi per così dire; gli arazzi ne ornavano ogni centimetro quadrato in maniera egregia, volti a seguire un preciso ordine dettato dal più abile dei maestri in questo caso mia zia seguita dai consigli dei miei genitori. Non potevo credere ai miei occhi, scrutavano ogni minimo particolare come le scene che si susseguivano dalle romantiche con due innamorati in un paesaggio lussoreggante che si scambiavamo un saluto col baciamano.



La ragazza si inchinava sorridente mentre l'altro sorrideva, provavano amore l'uno per l'altro lo si vedeva era questo il bello della composizione; dopo aver sorpasso di gran lunga il tema sentimentale si giungeva ad un banchetto dove l'allegria e il divertimento era una delle caratteristiche dominanti. Il piccolo quadro aveva come sfondo un giardino ripieno di fiori, al centro il padrone di casa che intratteneva i commensali mentre pranzavano con  il piatto preparato con attenzione dalla servitù, mentre successivamente i bambini che si rincorrevano nel prato e ridevano. Era talmente reale che era possibile,usando l'immaginazione, udire il parlare e il tanto chiaccherare proprio di quel opera d'arte; inoltre riflettei su un'altra particolarità ovvero l'assenza di scene di battaglia, in fondo se era un serata danzante quel tipo di opera era da escludere a priori.

Come di consueto,uno dei doveri dei padroni di casa ovvero i coniugi de Medici consisteva nello scegliere il tema di quest'anno senza ripetere quello dell'anno precedente; a seguito di un'analisi molto attenta sulle diverse prospettive e i diversi candidati presi in esame come la frutta, i colori pastello, la primavera e l'estate e tanti altri si decise di prendere in considerazione un tema che finora non era stato toccato ovvero i fiori. Immediatamente attraverso un lampo di genio che aveva colto in pieno viso Lucrezia Tornabuoni e suo marito Piero de Medici , ordinarono di prelevare tutti fiori di Firenze e la solita scultura monumentale che erano soliti utilizzare durante i balli ovvero quella rappresentante una venere  che si copriva con un mantello. Tale era la foga che loro si rimproverono di non avervi pensato prima e aver agito tempestivamente,in quel modo avrebbero risparmiato tempo eppure avevano sotto gli occhi i fiori del giardino, fioriti nella primavera e che emanavano un profumo meraviglioso;  ma ormai era successo quel che era successo e bisognava andare avanti con la sistemazione della sala da ballo.

La scultura fu posta al centro, i fiori ai lati mentre altri ancora per tutta la sala creando un piccolo spazio per i musicisti pronti ad eseguire i balli secondo il proprio repertorio e pronto ad accogliere le richieste degli invitati seppur si rivelano insulse; la sala assumeva un aspetto fresco, primaverile all'insegna del divertimento sarebbe stata un bellissima serata e l'unico timore di Lucrezia confortata dal marito, era di non essere una buona padrona di casa. Non vi era nulla di cui temere sarebbe andato tutto per il verso giusto, niente e nessuno poteva arrestare i preparativi. In seguito il tavolo delle cibarie fu posto all'estrema destra in quel modo al centro si poteva danzare senza intoppi ed inoltre se non si voleva compiere alcun balo ma chiacchierare, i lati godevano di libertà e lo si poteva fare senza problemi. Ora come ora era tutto pronto, non resta  altro che prepararsi e dirigersi verso la grande sala sfoggiando gli abiti scelti per quel occasione che era d'oro nel vero senso della parola.

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora