Dieci

8 1 0
                                    

L'aria primaverile era riconducibile ad  una scia fiabesca, color rosa che brillava ai raggi solari la cui richezza era garantita dalla molteplicità di puntini diamantati pululanti al suo interno; simile alle storie che mia madre raccontava, i cui protagonisti erano principesse, principi le cui imprese eroiche accentuavano sia la fantasia sia la voglia di immergersi in quel mondo magico.










Mi inondava sommergendomi interamente, come a trasformare la tristezza derivante dai consistenti pensieri che non osavano lasciarmi tregua per nessuna ragione al mondo, ad uno stato di tranquillità facendoli sparire come se nulla fosse. Repressi una lacrima rammentando l'infanzia passata e le avventure compiute con Sveva, Emiliano, i miei cugini e il gran numero di racconti che eravamo soliti a raccontare nel bel mezzo dell'estate; i tre meravigliosi mesi trascorsi dove un pezzo del mio cuore era a Firenze mentre l'altro nel piccolo paesino dove abitavo.








Nel giardino con mia zia Lucrezia Tornabuoni, mia madre e altre mie zie compivamo delle passeggiate dove  l'acqua gelida finiva frequentemente nel nostro viso, infatti veniva schizzata con tale foga che non permetteva di ripararsi o schivare il getto in tempo. Mentre chiacchieravano, ci sorveglivano, con occhi pieni di un amore profondo che percepivo anche se ero lontana rispetto alla loro posizione; in seguito mi dirigevo dov'erano sedute e le abbracciavo testimoniando l'affetto provato nei loro confronti  come se tra le loro braccia ero protetta e al sicuro dalle bruttezze del mondo, ricambiavano a loro volta schioccandomi diversi bacetti sulle guanciotte paffute. Un gioco che ricordo consisteva nel rincorrerci e il primo che toccava il tronco dell'albero otteneva la vittoria, chi arrivava per ultimo riceveva una schizzata bella e buona; quante volte avevo subito quella sorte  premeditata causata dalla mia lentezza e goffaggine. Ad ogni modo se inizialmente rimanevo affranta con le lacrime che affioravano per aver perso le vittorie, mi sentivo un fallimento, incapace di compiere un gesto semplice, successivamente cominciai a farci l'abitudine e a ridere; in fondo vedendo il lato positivo un po'd'acqua fresca non poteva, che essere un toccasana dinanzi alla calura estiva. 


Mi concentrai su un punto fisso nel paesaggio, in cui i miei occhi castani osservavano i dettagli più caratteristici come gli alberi mossi a ritmo del vento e producevano una dolce sinfonia; i fiori colorati disposti in maniera ordinata seguivano un andamento ben preciso, offrivano un tocco di meravigliositá al panorama circostante. A completare il tutto le farfalle che volteggiavano sinuosamente da una parte e l'atra del giardino, in compagnia delle api il cui ronzio era percepibile a miglia di distanza al fine di avvertire della loro presenza; infine gli uccellini tra cui pettirossi con il piumaggio tendente al rossiccio, si spostavano da un ramo all'altro. L'arte e la musica erano propri di quella composizione al dir poco suadente, due lati della medaglia che seppur diversi si completavano a vicenda; la prima era di tipo pittorica con una bellezza dove oltre a  rimanere ammirata, affascinata ne ero completamente inerme ad osservare la magnificenza di madre natura.


Tale era colei protagonista di quel momento, da dimenticare ciò che affliggeva il mio animo ne rimasi assorbita interamente, mi  scordai di tutto e di tutti, in particolare dei problemi che quest'ultimi con le dovute eccezioni avevano provocato.




I pensieri avevano lasciato nella mia mente un minuto di pausa, tregua era il termine adatto nuovamente venne offuscata dall'immagine del domestico; trafelato e con il fiato mancante per la corsa in un batter d'occhio dal palazzo sino ad arrivare al giardino dove avevamo deciso di concederci tranquillità giunse davanti alle nostre figure. Indossava un uniforme diversa, color rosso accesso volto a simboleggiare la famiglia di appartenenza  forse aveva altre mansioni rispetto agli altri membri che lavoravano al palazzo; doveva essere un privilegio vantarsi con i propri conoscenti di quel occupazione ne ero sicura, sbrigare faccende da una delle famiglie più in vista della città di Firenze era un onore.


Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora