Diciannove

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Le tende svolazzavano da una parte e l'altra del metro quadrato occupato dalla finestra compiendo un gesto a dir poco armonico, il vento primaverile accompagnato dai raggi solari mattutini inondava la stanza ricoprendola di vitalità ed eliminando il torpore notturno; la freschezza e la gioia avevano sostituito la malinconia della serata precedente conclusasi con un enorme delusione o se come preferisco chiamarla io buffonata, ad ogni modo la giornata era appena iniziata e il fatto più strano era non avere Sveva qui a coccolarmi come era il nostro solito. Per altri potrebbe essere una sciocchezza, per me invece che vivo del suo affetto una grande mancanza significava davvero la fine di tutto ma decisi di non pensare  già ero sopraffatta da continue riflessioni di conseguenza non avevo voglia di aggiungere altra carne al fuoco. Tutto l'aroma che entrava dalla finestra traboccava di magia e  il suo odore di fiori, venne immediatamente soppiatanto dalle mie occhiaie color viola miste alla tonalità rosata della pelle. Ovviamente se stessi a raccontare a qualcuno di mia conoscenza la serata, l'evento chiamiamolo com'è degno chiamarlo con il suo grandissimo rispetto, comincerei dall'inizio ovvero le decorazioni, il tema scelto, l'abito accurato, l'acconciatura, Bianca e tutto ciò che ruota attorno toccando l'indifferenza di mia sorella che alle volte gelava il sangue nelle vene così come quando Lorenzo pronunciò messer Ardinghelli ed io mi trovai in prima fila senza poter fare alcunché ad assistere al modo in cui aveva osato toccarmi l'ultima volta. Tralasciando titolo nobiliare e quant'altro, ne rimasi scoinvolta tanto che per poco un capogiro si affacció dietro l'angolo accompagnato dal bianco delle mie gote suppergiunta la domanda sorgeva spontanea ovvero: dopo che sei andata via cosa è accaduto? Cosa potevo rispondere, ero salita in camera e infilata la vestaglia mi rifugiai sotto le coperte, i pensieri mi avvolsero prendendo il loro posto e riguardava tra gli argomenti più disparati come ad esempio Lorenzo e Clarice, Sveva e tutti quelli che rientravano tra le mie più intime conoscenze. In più si aggiungeva lo sguardo pungente di Lucrezia donati, difatti per tutto il tempo della danza non aveva osato staccarmi gli occhi di dosso così come la futura consorte Orsini che non mancò di incenerirmi attraverso un solo sguardo. I loro occhi bruciavano soprattutto la prima quando mi stavo dirigendo fuori dalla sala con il suo odore di magnolie che mi dava il voltastomaco e di nuovo le parole di Bianca risuonavano con la stessa forza di mille fulmini in contemporanea sulla terra umida; Lorenzo e Lucrezia avevano un legame fortissimo, si aggiunse un'ipotesi nel vero senso della parola ovvero che il motivo del suo comportamento era dovuto dal fatto che mi considerasse un ostacolo da eliminare dalla sua vista. Dopotutto possedeva un tale fascino da ammaliare chiunque la incrociasse, ad ogni modo sorrisetto a parte che mi rivolgeva come a voler dire di aver vinto la battaglia non potevo dire di aver perso neppure di aver vinto siccome era appena iniziata. Suppergiunta la seconda ovvero Clarice solamente all'inizio mi rivolse occhiate, alla fine invece colsi solamente il suo odore mentre stava andando via di margherite che non mi dette per nulla la nausea constituivano due facce della medaglia opposte ma si completavano a vicenda. Entrambe volevano assicurarsi la vittoria ed entrambe mi consideravano un bastone tra le ruote che impediva di proseguire la loro corsa, la differenza consisteva nel fatto che Clarice aveva bisogno di qualcuno che l'ascoltasse e dargli il giusto consiglio. Certo è contraddittorio perché anche io volevo portare a casa il successo però mi faceva male vederla in quello stato! Avrei preso  la giusta decisione stradafacendo.

Dulcis in fundo la sparizione di Arturo difatti non l'avevo visto per niente nel corso dell'evento forse era nascosto in camera sua consapevole che nessuno l'avrebbe cercato  prima o poi dovevo chiarire con lui ma preferì accontonarlo, dopodiché in ultimo non meno importante Giuliano e il fatto che avesse paura di parlarmi portandosi con se i segreti di quel mutismo selettivo. Mi guardava con i suoi occhi celesti come il mare come se volesse dirmi qualcosa, mi appuntai in mente che le parole in un'altro momento le avrei cavate con la forza se era necessario pur di sapere cosa gli frullava nella testa. Un'altra domanda sorgeva spontanea: hai dormito? Ed io rispondevo: parolone! Ho chiuso gli occhi certo, ma sono stata in dormiveglia mi addormentavo per poi risvegliarmi poco dopo tormentata da continue paranoie solamente alle prime luci dell'alba riuscì a portare a termine l'impresa ardita ed ora mi trovavo seduta nel letto con mal di testa e la giornata che doveva ancora iniziare cosa c'era di più bello nella vita? Potevo mediare, se avessi colto la palla al balzo potevo sfruttare un tempo morto salire in stanza e recuperare il  sonno perduto magari un'ora di sonno avrebbe fatto comodo se non di più potevo chiedere alla governante di svegliarmi anche con la forza se occorreva. Non potevo fare previsioni, cogliere l'attimo era fondamentale e questo significava vivere la giornata suppergiunta cercai di porre fine al supplizio per fortuna avevo un essenza di rose sul comodino che conferiva alla pelle un tocco riposato in modo tale che nessuno sospettasse i miei disordini interiori, ne presi tre gocce e la cosparsi assaporando la primavera vera e propria fin quando terminai il massaggio sentendomi  rinata. Come se qualcuno potesse leggermi nel pensiero la porta della stanza venne spalancata,in un battibaleno Bianca raggiante e solare con il suo abito rosa entrò nella stanza con tanto ben di Dio tra le mani; cosa avrei fatto senza di lei? Non lo sapevo neppure io come avrei affrontato la realtà dei fatti ma ora come ora ero pronta per parlare con lei ne avevo un gran bisogno e sembrava percepirlo da come si fiondò imperterrita e da come i capelli mossi color cenere disposti sulle spalle seguivano il medesimo movimento. Alla mente per compensare la quantità di pensieri mi venne l'episodio raccontato da Emiliano sulla stranezza del suo atteggiamento, magari potevo fare un tentativo e seppur avrebbe potuto tenere la bocca chiusa potevo tentare come sostiene il proverbio tentar non nuoce avrei potuto chiederle come se stesse e quale miglior occasione se non stamattina. Unico obbiettivo: non farle il terzo grado con tanto di tribunale e avrei adempito al semplicissimo precetto imposto. Sorrisi mentre si prodigava a chiudere la porta dietro le spalle con l'ausilio di un colpo preciso data dal suo piedi senza sfondare il materiale di cui si componeva, tra le mani avvolte in un pezzo di tovagliolo quasi fosse un bottino rubato teneva un bel po' di cibarie. Infatti lo stomaco alla sola vista rispose con un bel brontolio sinonimo che tutto ciò che aveva sott'occhio era di suo gradimento. Bianca aveva attirato la mia attenzione non solo per le cibarie bensì per il bene immenso che mi voleva e che io ricambiavo, ero carica per parlare come si deve.

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora