I ricordi erano parte integrante della nostra anima, pura essenza vita all'interno di un cassetto fatti di esperienze negative e positive appartenente al nostro essere; gli unici che non si potevano cancellare, a differenza delle opere farte che per quanto erano meravigliose subivano quella sorte. Rimanevano erano episodi della nostra vita che guardavano, quando ne necessitavamo e il cuoricino quel organo non un semplice organo anatomico chiedendo di essere vissuti. Ne avevo tanti conservati al sicuro dove nessuno potesse toccarli o privarli della loro essenza, poi vi erano quelli fisici ad esempio un piccolo oggetto che assumeva la funzione di testimonianza e mi portavo dietro poteva essere qualsiasi cosa. Restando in tema la mia mente mi proietto un ricordo facendomelo rammentare come a portarmi sulla terra dopo aver vissuto in una dimensione parallela, sembra ieri ciò che era accaduto eppure era presente una sensazione che sosteneva il trascorrere del tempo. Questo tipo di consapevolezza portava con sé ansia, ricordavo la scena in maniera nitida Bianca che viene accoltellata cadde a terra e mi avvicinai piangendo dicendo che avevamo tanto da vivere insieme eravamo solo io e lei eliminando chi ci stava attorno, infine venni sollevata di peso da Clarice che inizialmente non riuscì a riconoscere e poi iniziai a dire cose senza senso senza connettere il cervello. Avevo paura che potesse farmi del male dopo quel che avevo ascoltato, in seguito venni rassicurata di star tranquilla e mi circondò con un abbraccio che ebbi la forza di ricambiare; proprio sul più bello accade il misfatto, mancava poco che caddi per terra e venni agguantata in tempo. Non avevo il controllo del mio corpo, già non sentivo niente perché le orecchie erano ovattate si acuì diventando maggiore, così come la debolezza. Malgrado mi impegnavo non riuscivo nell'impresa di ricordare il dopo, arrabbiarsi e arrovellarsi la mente non aveva senso ed io dovevo accettare il fatto che ero svenuta perché così erano andate le cose.
Nel mio animo avvertì un dolore che dilaniava le carni, un dolore che colpiva il cuore, gli organi e rimescolava le viscere come se fosse molla priva di consistenza. Un tipo di dolore che non osava smettere, anzi continuava la sua corsa infliggendo dolore divenuto il suo obbiettivo primario. La sua priorità era provocare un dolore che andava bene oltre la ferita situata sul fianco sinistro, la cui conseguenza era il grumo di sangue sputato che sporcava il pavimento cittadino e se lo ignoravo si palesava con ancora più potenza di prima quest'ultimo era diverso. La sua diversa consistenza che non era presente sulla pelle ed era visibile, il contrario era situato nel cuore e nell'anima manifestandosi con ulteriore intenisità tale da sconqussarmi tutta. Vi chiederete se fossi impazzita, se io Carolina De Medici marchesa con tanto di titolo nobiliare cosa stava accadendo; ero seria, il cervello mi funzionava, invece quel che provavo era di facile comprensione mi sentivo in colpa non avevo protetto Bianca non assicurandomi che stesse bene e non riuscendo a starci il giusto per poter ricavare informazioni utili al fine di aiutarla. Quel senso di colpa difficile da elaborare, lei si era tenuta tutto dentro certo sviava di continuo ma io non avevo fatto niente ed ecco quali erano i risultati con lo scotto da pagare. Dovevo riflettere mi serviva un modo per limitare i contatti sociali e rimettere in ordine la testa, era normale perdere il controllo ma ora, ma ora era una grandissima confusione che rieccheggiava intorno e dentro di me ripetendosi costantemente. Ci avrei pensato dopo. Suppergiunta ritornando alla concezione del tempo, non sapevo per quanto ero svenuta eppure i minuti, ore e secondi scorrevano inesorabili ma non sapevo quanto ne fosse trascorso. Se fosse mattino, pomeriggio, sera o notte fonda ero ignorante perché non capivo nulla. Tastai il letto con le mani e notai che ero distesa e che non era mio, soprattutto perché aveva un odore diverso che non mi apparteneva. Quindi io mi trovavo sicuramente a palazzo, sdraiata e coperta dal punto di vista delle sensazioni non avevo ne caldo ne freddo anzi stavo benissimo e stavo in un luogo confortevole. Sentivo una sensazione di tranquillità che mi avvolgeva mai vista, potei notare un giardino di primavera dai mille fiori verdeggiante e un ruscello che sgorgava acqua fresca. Lo osservavo, ballavo, danzavo come fossi una farfalla lucente che volava leggiadra nei campi verdi e vividi, correvo, giocavo lì dentro bagnandomi in quel paradiso di acqua cristallina che alleviava il dolore che provavo facendolo sparire totalmente; non sentivo nulla dell'esterno zero come se tutto fosse sparito, inizialmente avevo paura che non tornavo piu dopodiché mi calmai perché quella dimensione era fondamentale per farmi capire di avere pazienza che tutto sarebbe tornato normale. Ad un certo punto accade quale che accade, comincia a stufarmi di essere lì mi annoiavo e correvo piu di quanto potessi fare nelle mie possibilità raggiungendo la meta dpve un sole caldo mi accoglieva e allo stesso tempo spronava ad andare avanti non fermandomi .

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Il bacio della marchesa
ChickLitSaga 'nel nome dei medici' libro primo La marchesa Carolina De Medici giunge con la sua famiglia a Firenze, sono ospiti del signorotto e mecenate della città nonché suo cugino Lorenzo de medici. A seguito di un salvataggio a soli 5 anni ne è innamor...