Ventisette

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Giuliano era attratto da me e questo spiegava i suoi atteggiamenti, come mi guardava senza staccare lo sguardo e i suoi silenzi. Non sapevo se considerarlo il miglior o il peggior modo di cominciare la giornata, sebbene aveva gettato le basi per una grandissima confusione nella mente soprattutto perché vi era Lorenzo che ne occupava. Ora come ora era presente una seconda persona, la lotta per ottenere Lorenzo era sempre aperta tra quelle due ma con il biondino non dovevo contendermelo con nessuno di conseguenza avevo già vinto. Sapevo capire, studiare, comprendere se quel che lui provava era vero e cosa piú importante da quando andasse avanti questa storia quando sapeva già il mio interesse verso suo fratello. Ad ogni modo però era presente quella sensazione su Clarice che non osava staccarsi e tantomeno abbandonare l'ansia sede, rimanendo ancorata lì dov'era. La notte costituiva una liberazione dai pensieri asfissianti che miniavano la corretta respirazione, facendomi sentire libera come una farfallina che volava con le sue ali lucenti e colorate, era un toccasana anche per il mio cuore che ne aveva risentito.  Era come se quel che era accaduto ieri mi avesse riempito di nuove consapevolezze e accettazione dell'avvenire, inoltre aveva liberato in parte la mia mente, anche se dall'altro lato della medaglia ne avevo due che non facevano altro che attanagliarmela gettando le radici per dei nuovi problemi da risolvere. Il primo riguardava Bianca cosa stava le accadendo e come mai non si confidava con noi facendoci rimanere nell'ignoranza volevamo aiutarla dannazione ma era pur vero che dovevamo rispettare i suoi tempi e attenerci a quelli quando se la sarebbe sentita avrebbe parlato chiarendo le sue motivazioni sapeva che noi eravamo lì non aveva alcunché da temere, il secondo riguardava Clarice e quella sensazione che sosteneva quel che poteva accadere oggi rivelandosi in tutta la sua bellezza come se quello fosse il giorno in cui la verità' mi veniva sbattuta in faccia con quanta piú forza ne avessi in corpo, Avevo paura immediatamente mi tornò in mente la conversazione con Lylia che diceva dei suoi comportamenti anomali, tornando su questa strada mi chiedevo in cosa consistevano non avevo trovato risposta e l'unica che poteva darmeli fosse lei. Cercai di studiare la situazione al meglio, comprendendo come agire al fine di ottenere risposte così decisi di mettermi all'opera anziché poltrire in eterno. Compì le solite azioni giornaliere, tra cui sistemare la stanza senza chiedere aiuto alla servitú dopodiché vestitami e chiusa la porta alle spalle soddisfatta dell'operato e dell'ordine mentale applicato dalla teoria alla pratica percorsi il corridoio. Salutai la servitú in maniera educata rispondendo pacamente alle domande rivolte del tipo come stavo, se avevo dormito bene chiedendo di rimando per poi sorridere come di mio solito non incontrando persona alcuna che potesse fermare quel flusso di cui ero una fervente protagonista. In un batter d'occhio mi trovai davanti alla porta del salone, era aperta ed entrai completamente il tavolo era imandito di leccornie presi un dolcetto anzi tre per fare fronte al brontolio che mi aveva accompagnato fin lì come se non mangiassi da giorni quando in realtà ieri lo avevo già fatto e lo mangiai. Finalmente una volta essermi idratata adeguamente potevo dirigermi verso quel obbiettivo tanto agognato ovvero ottenere delle risposte alle mie domande. Era difficile, complesso magari potevo ricavare o una via di mezzo, o tutto o niente o testa o croce questa era la verità ed io ero pronta a recepire qualsiasi cosa mi venisse detta anche se ne sarei uscita distrutta o impaurita; non mi importava in ballo c'era la mia curiosità sanata e il pericolo che potevo correre da un giorno all'altro. Pronta a correre quel rischio l'adrenalina gettò le sue radici, alimentata da una dose consistente di preoccupazione vogliosa di sapere cosa Lilya sapesse sul conto di Clarice. Formulai quei pensieri percorrendo la strada che mi conduceva verso il posto in cui la servitú lavorava, la primavera mi investiva col suo profumo floreale e il sole caldo e placido donava quella sensazione di pace e serenità e di calore piacevole non asfissiante. La natura continuava il suo corso nonostante tutti quei turbamenti che affliggevano il mio animo, si stagliava come se si trovasse dinnanzi ad una tela dando ampio spazio ai suoi colori vividi e brillanti illuminando i cuori che la vedevano colpiti nella loro interiorità. Era eterea, semplice, giusta mantenendo la sua fragilità e la sua forza di non abbattersi mai se incorreva qualche difficoltà c'era era presente e mai smetteva di continuare la sua esistenza malgrado dovesse lottare per sé stessa e per gli uomini. Esisteva e dovevamo esserne consapevoli, era fondamentale e in quanto tale dovevamo rispettarla. Suppergiunta la leggerezza era dovuta al fatto di Ardinghelli non mi aveva notato molto probabilmente per non destare sospetti sua moglie era incinta dannazione non poteva permettersi distrazioni. Tornando a noi rimettendo ordine nella mia testa aiutata da quel che i miei occhi ebbero modo di osservare cogliendone ogni particolare possibile ed immaginabile, rilassata mi sedetti. Trovai una postazione un tavolo con due sedie dove sopra vi erano appoggiati due strofinacci bianco latte puliti alla perfezione, il cui odore era di buono e di fresco intorno a me le ragazze della servitú stavano svolgendo le faccende domestiche, chi stendeva il bucato, chi li lavava, chi lì piegava e divideva a seconda di dov'erano destinati concentrate e immerse nom mi notarono. Aspettavo solo Lylia sapevo che oggi lavorava, avevo sentito la governante mentre dettava gli ordini. Attesi per qualche istante senza disturbare persona alcuna, anzi mi limitai ad entrare in uno stato di tranquillità paziente di conversare con Lylia. Ovviamente non sarei andata subito sull'argomento, bensì ci sarei andata piano senza andare per le lunghe era giusto ottenere informazioni non giusto mettere pressione. Nuovamente la manna dal cielo bussò alla porta puntale, capitai a fagiolo e proprio mentre stava svolgendo il lavoro portandolo a termine mi vide e mi sorrise, non era uno di quel sorrisi gioiosi era come se intuisse qualcosa forse perché mi aveva vista pensierosa e non osava avvicinarsi per non disturbarmi ma avevo bisogno di risposte e doveva farlo. Avrei avuto tutto il tempo del mondo per starmene sulle mie, in silenzio senza emettere alcun suono! Attualmente c'era da parlare e basta, niente poteva impedircelo. Posò l'ultimo capo d'abbigliamento nella cesta dandola ad una sua collega, si lisciò la divisa sistemandosi i capelli ed infine si sedette vicino a me con uno di quei sorrisi calorosi volti a sbaragliare la preoccupazione che mi affliggeva pronta ad accogliere ogni mio turbamento e confidenza come una vera amica sapeva fare. 

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora