Tredici

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Il nulla più assoluto, il niente di niente possedeva il magico potere di eliminare le reminescenze del giorno precedente era impresso nella memoria e nonostante provai e riprovai ad eliminare il pensiero tornava più forte e più costante di prima.

Cercai di mediare provando a tenere le palpebre abbassate come se fossero un sipario di uno spettacolo teatrale, a malincuore constatai l'inutilità di continuare ad avere gli occhi chiusi soprattutto perché la scena di me elorenzo avvinghiati si ripeteva frequentemente e inaniorivai a scacciarla.

Con il senno di poi di aver fatto un'enorme figuraccia dinnanzi a Clarice Orsini,membro di una delle famiglie più rispettabili di Roma e non solo la tenevo particolarmente sia per la sua rabbia che avrebbe sfogato sua perché poteva rivelare quel dettaglio scottante. Bruciava parecchio al tatto,non riuscivo a lenirlo era come se lo impedisse e in alcun modo potevo venire fuori; difatti a peggiorare la realtà in cui ero immersa sino all'osso un pensiero si insinuò nella mia mente: cosa sarebbe successo se si fosse venuto a sapere? Intendo l'alta società, la mia famiglia al completo e compagnia bella? Era uno scandalo bello e buono, uno di quelli in cui non avevo la forza di sfuggire divenendo lo zimbello di Firenze e dintorni, l'unica soluzione era fuggire e sapevo che la villa dei marchesi era il mio unico porto sicuro sarebbe stata per sentore la mia fissa dimora fino alla fine dei mie giorni.

Stavo fantasticando, erano le mie paure, le mie ansie, i miei timori a farmi parlare in quel modo strambo e senza alcun fondamento sebbene un fondo di verità era presente; biosgnava evitare che accadesse e tenermi tutto dentro era alquanto sbagliato. Continuare a dormire non aveva alcun senso, ero nervosa, agitata di quel che Clarice poteva attuare con astuzia, anche se non si avvicinava al suo carattere se non l'artefice di ciò che poteva ideare?

Scacciai quel pensiero e con una mano con tutta l'eleganza e la finezza che mi accompagnava, scostai con la mano destra le coperte e iniziai a fissare un punto indefinito della stanza con le braccia che strangevano le gambe con fare protettivo. Inspirai a pieni polmoni, sia per incamerare aria sia per eliminare l'agitazione in cui ero una fervente protagonista e chi mi stava intorno gli attori che ricordavano una parte dal copione ben studiato e ideato da una mente geniale; come una scultura scolpita su pietra, l' intera giornata assumeva di gran lunga quella connotazione era vivida nella mia mente, rivivevo attimo per attimo da quando mi ero svegliata dove i pensieri mi peseguitvano sino ad arrivare alla sala dove fare colazione.

L'incontro con zia Marilena, non destó pochi sospetti anzi lì aumentò a dismisura se difatti c'era lei ad occuparsi su come gestire al meglio il palazzo e di conseguenza farlo apparire nelle condizioni migliori significava che era presente l'intera famiglia;subito dopo aver incontrato mia sorella e mia cugina, cominciammo a conversare della serata e di come era stato magnifico ma cosa dico meraviglioso, fiabesco danzare sotto le note di un valzer con Lorenzo.

Seppur avevo mille pensieri per la mente, non riuscivo a non riflettere su Arturo e sul perché Sveva pareva incenerirmi con lo sguardo, ma soprattutto Giuliano e le sue occhiate intense come se volesse dirmi qualcosa e le parole gli morivano sulla lingua cessando di esistere. Decisi di nascondere tutto quello scompiglio interiore sia a mia zia che mancava poco mi scoprisse, sia alle mie due interlocutrici come se potessero leggermi nel pensiero una di loro che andava sotto il nome di Sveva iniziò a sospettare del motivo per cui a palazzo ci fosse tanta confusione; per prima iniziai a formulare qualche ipotesi del tipo che stessero facendo qualcosa alle nostre spalle e di cui noi non dovevamo essere informate.

A seguito della lunga ricerca e tutto ciò che ne convenne, scoprimmo che Lorenzo stava per sposarsi con Clarice Orsini una nobildonna romana; non avevo alcun tipo di pregiudizio nei suoi confronti, certo la sua famiglia era sconosciuta per me però apprezzavo e ammiravo moltissimo pa città da cui provenivannil loro luogo d'origine. Il mondo capitolava così come il cuore che si frantumò in pezzettini invisibili nel petto, da un lato ne ero felice finalmente la nostra famiglia si sarebbe allargata inglobando una di un certo rango e valore, inoltre Clarice mi ispirava fiducia e gentilezza dall'altro i miei sogni di gloria svanirono. Una profonda trsistezza incombeva facendo nascere delle ombre che annebbiavano la mia mente oscurandola e annientando la luce, la determinazione nacque e in quel momento capì che dovevo assolutamente combattere per conquistare Lorenzo avrei affrontato ostacoli, template, tornadi, piogge intense ma alla fine sarei arrivata alla vetta e il panorama sarebbe stato magnifico.

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora