I proverbi erano parte integrante della mia vita, da quel periodo che va dall'infanzia dove la spensieratezza e la libertà erano partecipi sino ad arrivare alla giovinezza ricca di pensieri postivi o negativi che siano; affollavano la mia mente, dibattevano tra loro allo scopo di avere la meglio l'uno sull'altro come una popolazione in rivolta che occupava le vie della città natale. Piccole frasi con un significato al loro interno, un mondo che si apriva dietro ad esso e sprigionava il suo contenuto;da bambina ne avevo sentiti da mia madre e da molti familiari a bizzeffe, sorridevo per come lì proferivano strizzando le mie guance paffute.
Non dimenticherò mai quel bellissimo periodo, lo porterò sempre nel mio cuore e niente e nessuno potrà mai separarmici; gli episodi del resto come uno spettacolo teatrale continuano a rimanere nella memoria, i giochi, le corse e le piccole marachelle con i miei cugini, gli sguardi intesa con Bianca come potrei scordarmi tutto quel che è stato e che sarà nei giorni a venire? Neppure le peggiori delle tempeste, poteva scalfire ciò di cui eravamo partecipo affianco a quest'ultimi che provocano una sonora risata al racconto e una piccola lacrimuccia quando io e Sveva ci dilettavamo in chiacchiere del genere, affianco a codesta reazione ve ne erano altri alquanto malinconici.
Una tra questi quando la mia bambola preferita venne distrutta dopo averla lasciata per troppo tempo al gelo dell'inverno, ricordai le cuciture e i fili uscenti, il contatto con la mia mano; piansi perché ero un irresponsabile, seppur mia madre e mia zia provarono a tranquillizzarmi fu tutto inutile, piansi perché non avevo prestato attenzione ad un oggetto caro e prezioso regalatomi da Sveva il giorno del mio compleanno, piansi per il fatto che potesse arrabbiarsi. Avevo una grandissima paura e a sorpresa , quanto decisi di rivelarle la verità non si arrabbió disse di stare tranquilla e che presto l'avrebbe ricomprata uguale con lo stesso abitino. Sono cose che non sono cose, attimi di vita che porterò sempre dentro di me nel profondo dell'animo, così come i motti o i detti o chicchessia; mi avevano accompagnato fin'ora e mai parola d'onore li avrei persi nel baratro.
Il buongiorno si vede dal mattino, come si suol dire mi verrebbe da pronunciare una frase firmato da un soggetto e un complemento per far comprendere i raggi solari che si insinuvano nella stanza; illuminavano le parti che incrociavano nel suo cammino come l'armadio, il letto e la scrivania mentre un venticello leggero scuoteva debolmente le tende rosate con le margherite. Immersa completamente in una tranquillità che a tratti scatenava preoccupazione, la scacciai rapidamente per godermela al massimo; arrivai al nocciolo della questione per comprendere la causa, difatti avvertì una liberazione e una leggerezza interna dovuta al chiarimenti con Bianca. Volevo un bene dell'anima a mia cugina e di certo non meritava un trattamento arrogante e maleducato, non ero egoista anzi una marchesa con sani principi morali come l'altrusimo e la gentilezza parti integranti del mio carattere; Sveva aveva ragione, invece di pensare al mio benessere non avevo fatto altro che trasformare la felicità di mia cugina in tristezza a seguito alle parole simile a delle lame rivoltale contro.
Mi pentí del mio atteggiamento, una volta abbracciato mia sorella decisi che era giunto il momento di porre fine al piccolo equivoco se così vogliamo chiamarlo avuto; salì le scale e mi diressi nella sua stanza, infondo ero contentissima per Emiliano e Bianca. Nonostante provai a conversarci, mia cugina inizialmente non ne volle sapere di me stava addirittura per sbattermi fiori dalla stanza e doveva farlo; il capo di accusa: non averla ascoltata e supportata nel mome ti del bisogno, dimostrando la mia mancanza di etichetta e decoro. ' Complimenti marchesa questo è lo spirito giusto' mi scusai ammettendo il mio errore e a seguito di un minuti in cui sembrava arrabbiata e rossa in viso mi abbracciò; pace era fatta e non potevo esserne felice, a dai a dormire quel giorno con un peso in meno sul cuore eliminando i restanti che gravano e pesavano talemente tanto che sostenerli divenne impossibile. Ad ogni modo ero arrabbiata perché lei non mi aveva detto niente, aveva tenuto un segreto e non seppi neppure come faceva con un peso enorme; in contrapposizione quando era giunto il momento, come sosteneva sveva, le avevo voltato le spalle attuando dei modi imperdonabile e non si confacevano ad una signorina del mio rango.
STAI LEGGENDO
Il bacio della marchesa
Chick-LitSaga 'nel nome dei medici' libro primo La marchesa Carolina De Medici giunge con la sua famiglia a Firenze, sono ospiti del signorotto e mecenate della città nonché suo cugino Lorenzo de medici. A seguito di un salvataggio a soli 5 anni ne è innamor...