Ventidue

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Le parole di Arturo risuonavano nelle mie orecchie sebbene si trattasse di un testo abbastanza lungo, era presente nella mia mente e lo aveva sia imparato quasi a mamoria recitandolo come fosse di portata mondiale sia impossibile da dimenticare. Eppure fuori dalla stanza, riflettendo sul da farsi la vita continuava non importandosene degli avvenimenti accaduti al suo interno bensì scorreva come se nulla fosse; rammentai quei due componimenti tratti dal suo libro, tanto importante per lui e la persona a cui lo aveva dedicato tanto la volontà di stracciare le sue pagine riducendole a brandelli cresceva nel mio animo. Mi controllai non ne valeva la pena ritornare dentro sia perché causava rabbia con un misto di emozioni collegate, sia perché avrei potuto creare tristezza nell'animo di Lorenzo e non era da me seppur la tentazione gridava di essere soddisfatta; ad ogni modo seppur controllarla risultava arduo, compì diversi respiri ed espiri necessitavo di tranquillità e a poco a poco stavo raggiungendo la calma di cui avevo crescente bisogno. Suppergiunta la camminata in direzione del salone composta da slalom tra la servitù, saluti con fare elegante e un 'Buongiorno marchesa o vostra grazia' a seconda del gusto, sorrisi di circostanza ed educazione procedeva a gonfie vele sebbene caratterizzata da uno stravolgimento misto al rifiuto e all'analisi che giunse imperterrita di ció letto da Arturo. Prendendo in considerazione la prima poesia Lorenzo era partito con una descrizione della natura che si risvegliava dal torpore invernale e dava ampio spazio alla primavera, con i suoi profumi e i suoi colori che decoravano l'intero paesaggio per poi arrivare alla fanciulla con i capelli neri e il vestito delicato assoggettata alla stagione in atto; nella seconda predominava la concezione di acqua come colei che donava vita agli animi tenebrosi, a colei che dava adito al suo canto dapprima flebile sino a divenire udibile al suo orecchio. Era in tal modo che esprimeva da entrambe le parti l'amore provato nei confronti della giovane donna, attraverso l'ausilio di brevi componimenti ricchi di frasi cariche di profondo sentimento, ricche di carica emotiva che non avrebbe mai esitato a trasmettere alla sua amata, ricche di tutto ciò si potrebbe definire tale e il misto di emozioni riecchegiava quasi fosse un'onda d'urto nel mio animo tempestoso rischiarato da un sole enunciante ottimismo. Ad ogni modo dovevo ricompormi al fine di indagare sul quel benedetto libro composto da lui stesso, quali sono le sue intenzioni e come mai aveva preso la briga di nasconderlo nel posto piú ovvio di questo mondo sapendo che qualcuno lo avrebbe trovato? Forse era tutto fatto di proposito, forse voleva che dovesse essere letto per essere compreso ed in effetti  lui voleva essere compreso alla fin fine; entrare nella sue testa questo voleva che noi dovevamo entrare nella sua mente e nel suo mondo capendo cosa frullasse nel suo cervello il piano che aveva in sintesi. Eppure aveva scelto di sposare Clarice, in primis sapendo che prima o poi sarebbe entrata nello studio e sarebbe o andata su tutte le furie scaraventando in aria ogni cosa che trovava il suo campo visivo oppure avrebbe mantenuto la calma in secondis l'amava e se era come sosteneva avrebbe dovuto fare sparire quell'opera impedendo che venisse trovata sia da noi sia da lei. In sintesi quel luogo di nascondiglio, era a suo rischio e pericolo ovviamente stava a Lorenzo assumersi la propria responsabilità sulle sue azioni di conseguenza gli effetti si sarebbero notati a vista d'occhio. Io ero curiosa di leggerlo, avevo l'esigenza di entrare nella sua mente e studiarla a fondo comprendendo la sua strategia; però dall'altro lato al fine di evitare ulteriori stravolgimenti decisi di riporlo al suo posto e porre fine al ribrezzo che avevo udito come se volessi cancellarlo dalla mente ma era impossibile da dimenticare.  Una volta che mi trovai dinnanzi la porta del salone, non aspettai nemmeno un minuto per aprirla la spalncai  per poi chiuderla alle spalle e mi ritrovai l'intera compagnia tranne Lorenzo e Clarice; gli occhi si spostarono sull'oggetto che aveva attirato la loro attenzione ovvero me, sorrisero ed io ricambiai da quel momento  la ricerca della verità era appena cominciata e non avrei esitato a conoscerla anche se poteva stravolgerci tutti dal primo all'ultimo.
Il salone era molto diverso da come lo conoscevo, mi spiego meglio non era lo stesso che nostra zia aveva usato per tenere quel comizio su ciò che Lorenzo avrebbe dovuto fare da ora in avanti anzi appariva di dimensioni minori; vi era una libreria accostata alla parete ripiena di ogni genere di opere perfettamente ordinate e a loro posto, dopodiché una finestra che affacciava sulla piazza principale e diverse poltrone di cui una piú grande di colore ambrato con rifiniuture dorate e altre due piccole a destra e a sinistra con un tavolo al centro vuoto privo di cartacce così come la scrivania in legno  dove di fianco  era presente solamente un mappamondo colore marroncino. Sulle pareti era presente una grande affresco che ricopriva l'intera stanza raffigurante un triclino ambra scura con una dama dal vestiario romano color bianco e il cinturone rosso adornato da motivi argentei seduta su esso, quest'ultima aveva i capelli raccolti con qualche ciocca mossa che ricadeva sul viso e un accessorio dorato che lì decorava; il suo amante era alzato vestito al medesimo modo con uno stralcio di alloro sui capelli castani colore uguale a donna e la fissava sorridendo con amore con una mano aveva dell'uva mostrandola a lei come se avesse trovato oro sottoforma di cibo, mentre l'altra era normale il tutto sotto una cornice amorosa e fantasiosa. L'ambiente era paradisiaco verdeggiante, primaverile, soleggiato numerosi fiorellini decoravano i prati e si protraevano coprendo tutto cio che incontravano mentre un cielo limpido conferiva buon umore sia al visitatore sia ai due amanti protagonisti della scena. Infine a terra un semplicissimo tappeto che richiamava l'ambrato del sedie, tranne quella dello scrivano di un tono molto più scuro rispetto alle altre le tende medesimo colore l'unica differenza erano le decorazioni argentee disposte in minuscoli frammenti per ogni dove rispettando un preciso criterio. Spostai lo sguardo dall'arte che si stagliava sull'oggetto, anzi sugli oggetti che avevano colto la mia attenzione; erano in piedi Sveva e Bianca vicine,  i ragazzi ovvero Giuliano e Arturo invece tutti insieme con Emiliano a sinistra ad ogni modo aspettavano solo me al fine di attuare la strategia migliore per procedere al meglio ed io ero pronta a soddisfare la sete di curiosità che rieccheggiava nel mio animo.

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora