Ventitre

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Letteralmente scoinvolta,stupita, sorpresa, scioccata, senza parole non vi erano altri termini per ció che in quel momento avevamo scoperto e giunti alla conclusione; non potevo credere che Lorenzo intrattenesse due relazioni contemporaneamente e che Clarice di tutta questa storia non sapeva niente, almeno era quel che credevamo noi. In un angolo remoto della mia mente si formó il pensiero che forse lei conosceva e sapeva piú di noi tutti messi insieme e aspettasse solamente il momento giusto per esplodere in un fiume di rabbia formulando frasi alimentati da essa. Stava semplicemente pazientando, osservando e bastava ció che si palesava davanti alla sua vista e gli innumerevoli episodi che andavano avanti e coinvolgevano il suo Lorenzo. In piú si aggiungeva il fattore Lucrezia Donati, non la vedevo da parecchio tempo da quando andammo a residenza Ardinghelli ero certa che godesse di ció che stava accadendo infatti stava vincendo. E ahimé povera Clarice non era giusto, lo ammettevo amavo Lorenzo peró una parte di me era dispiaciuta a prescindere se ne fosse al corrente o meno di quel che stava subendo. Ad ogni modo scossi la testa decisa a non pensare piú a quei particolari, se non alla lettura del fantomatico libretto sottoforma di romanzo; lo strinsi ancora piú forte di come giá stavo facendo e se continuava per quella strada l'avrei distrutto in mille fogli di carta. L'avrei disperso, gettato nel fuoco e soffiato sulla cenere scura alternata dal colore bianco sporco pur di liberarmi di un oggetto che stava generando solo ed esclusivamente dolore e chi si era visto si era visto; giustamente a rigor di logica, non era da me attuare quel atteggiamento egoistico si trattava di Lorenzo dannazione ed io lo amavo non avrei mai distrutto qualcosa che lo riguardasse e appartenesse allo stesso tempo. Quindi rimaneva la decisione iniziale ovvero studiarlo e leggerlo attentamente, in modo tale da assaporarlo come fosse del cibo ottimo in contemporanea un altro sintomo che ero arrabbiata persa erano le continue scottature che quel copertina non solo provava alle mie braccia strette a mo' di protezione dalle ingiurie bensì le mani che parevano di una consistenza dura e rigida quasi volessero evitare di toccarlo. Un'altra parte di me ovviamente moriva dalla voglia, era in tentazione e a stento riusciva a trattenere l'istinto di aprirlo e leggerlo ed era proprio ció che decisi di attuare una volta aver raggiunto un posto degno che meritava. Per mia grande fortuna o sfortuna dipende come la si voleva chiamare, l'idea arrivó immediatamente il salone usato in precedenza garantiva pace e tranquillità non avrei avuto nessun disturbatore e cosa piú grande mi sarei chiusa dentro e sarei rimasta lì finché non arrivavo alla fine del libro o ad un punto che mi consentisse di smettere la lettura del tipo stanchezza o mal di testa. Solammete in quei due casi, oppure anche se vi era un impegno improvviso senza alcun tipo di programmazione; deciso il posto in cui avrei compiuto quella meticolosa indagine e appurato che la strada percora era giusta perché era dritta e lì si trovava, riflettei su un altro tipo di fortuna  il fatto che durante quel cammino non c'era la servitú. Era impegnata sicuramente, quindi non avevo rotture di scatole che potessero chiedermi cosa ci fosse che non andava, tirai un sospiro di sollievo per questa nuova consapevolezza raggiunta e senza prestare particolare credito alle rifiniture del corridoio e l'arte correlata procedetti per la mia strada ritta con la schiena e dall'aria sicura priva di pensieri che potessero offuscare la mia mente. Finché tutta la calma e la tranquillità che erano padroni della mia anima vennero spazzate via da un profondo alone di panico generale, non capivo affatto cosa stesse succedendo e vi chiederete Carolina stai fantasticando? Ti stai immaginando tutto? Quel libro o Lorenzo ti ha dato alla testa, facendoti capitolare in scenari progettati dalla tua testa? Bhe risponderò alla quantità di domande, con un semplicissimo e modestissimo no; no perché era reale, no perché non stavo inventando nulla, no perché era la veritá, no perché questa sensazione era acuita da una presa salda forte che si aggrappava alla mia spalla destra e scottava da morire quel contatto. No perché mi aveva colto di sorpresa, no perché mi trattenni dall'urlare con quanto piú fiato avessi in corpo, no perché mi spaventai e non feci nulla nel bel mezzo della camminata completamente inaspettato. Non compresi alcunché, non capì nulla venni trascinata nell'abisso nonostante volessi oppormi e fuggire via chiudendomi nella mia stanza provai a capire chi avesse osato mettermi paura forse era Clarice ma non poteva non la ritenevo capace di compiere ció. Forse era Ardinghelli ma non sarebbe arrivato a tanto o forse si, forse Lucrezia Donati stufa che assumevo il ruolo di una guastafeste per quanto riguardava i suoi piani di mettere le mani su Lorenzo le parole morirono in gola sedutastante non riuscivo ad emettere fiato ero bloccata sul posto. Non opposi resistenza ormai il destino era segnato da quella grandissima usura che mi squarciava il petto aprendolo in mille parti e rimescolandolo, una minestra bollente ed in quel frangente non trovando chi fosse l'artefice piano piano i dettagli artistici di quel anfratto di palazzo sparirono dalla mia vista trascinata nell'ignoto mentre ripetevo beccati questo Carolina, adesso sperimenterai cosa vuol dire ficcare il naso in affari che non ti competono come fosse una mantra da tenere a mente la cui curiositá non poteva nulla sennò adempiere alla nuova consapevolezza. Erano i rischi del mestiere dopotutto e mentre la mano salda si prendeva ció che non era piú di mia proprietà chiusi gli occhi alimentati da ancora piú  timore di prima. Sarebbe successo l'inevitabile ed io l'avrei affrontato come sempre del resto, facendo appello alle mie forze e la mia determinazione per uscirne vittoriosa. 

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora