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Le molteplici opere d'arte si susseguivano in un flusso costante dinnanzi ai nostri occhi, disposte in maniera ordinata secondo una logica ben precisa ne era possibile individuarne ogni dettaglio; quest'ultimo non sfuggiva allo sguardo, anzi veniva immediatamente atratto dalla ricchezza artistico-culturale di cui io palazzo se ne faceva fautore. Di qua e di là quadri, scultore di ogni tipo proveniente da un non so posto lontano geograficamente, conferivano un senso di avventura volta a scoprirne la storia in esso contenuto nascosto come all'interno di un forziere del tesoro; ero ammaliata da tale magnificenza, non potevo ignorare quel tratto e quei particolari che colpivano sia me sia i miei fratelli come un fulmine a ciel sereno.




L'attenzione a quei capolavori facenti parte dell'umanità potevano eguagliare in qualche modo l'arte nella nostra Villa, di certo non la superava anzi erano un tutt'uno e a tratti potevo constatare che si completavano a vicenda. Ad ogni modo ciascuno avevano delle caratteristiche grandi o piccole che siano, con la funzione di oltre smuovere l'animo anche dei più funesti e tenebrosi trasformandoli nel loro contrario ad avere tratti diversi che li accomunavano. La contemplazione di una bellezza fatta in persona composta dalle opere in stile rinascimentale, da non accorgermi ne della servitù che affacendandosi in ogni luogo uscendo e fuoriuscemdo dalle stanze dei saluti.

Anzitutto si rivolgevano a Lorenzo sistemandosi i capelli, nonostante la numerosità di oggetti materiali tra le mani, e alla combriccola con il nome di 'messere', appena ricambiavano quest'ultime sorridevano imbarazzate con le guance colorate di rosso; provai un moto di gelosia mai vista se fossi stata da sola con qualche piccola esitauzone, avrei tirato un ceffone suo loro bel faccino. Pensarci risi sotto i baffi, non era nel mio stile affrontare i cosiddetti problemi sentimentali in quel modo preferivo il dialogo molto !egkio delle tirate di capelli. In aggiunta Lorenzo non sarebbe stato felice di vedere che la sua cuginetta alzava le mani, nei confronti della servitù avrei fatto una brutta figura e di conseguenza mi avrebbe rifiutata se solo avessi provato a parlare confessando cosa provavo per lui. In più era inammissibile che una marchesa si comportasse in quel modo, andando contro ogni principio di etichetta confacente con il proprio rango dopotutto avevo un titolo nobiliare e lo avrei difeso a tutti costi se occorreva. Inoltre ne i miei genitori ne mia zia, sarebbero stati contenti nelle vedere la loro figlia-nipotina prendere a schiaffi le persone avrebbero cambiato idea su di me e li avrei delusi. Allontanai quel pensiero, gudendomi la pace e la tranquillità del palazzo procedendo a camminare notando l'atteggiamento delle domestiche mentre giungevano alla nostra postazione. Successivamente verso noi tre usavano per Bianca l'appellativo 'signorina' conosciuto da quando era solo una bambina, per sveva 'marchesa' così come con me mentre le prime salutavano io non udì nulla solamente voci soffuse.

Constai che la loro gentilezza era un qualcosa di eccezionale, conoscevo addirittura storie di alcune domestiche burbere nei confronti dei nuovi arrivati; inoltre a maggior ragione trovai una spiegazione al farsi belle dinnanzi ai miei cugini soprattutto Lorenzo: la loro reazione era dovuta solo ed esclusivamente, al farsi belle per il resto la gelosia cominciò a sparire magicamente così com'era comparsa. Le voci intorno erano assenti alle miei orecchie, semplicemte sovrapposte si accavallano come se una volesse avere la meglio su un'altra e vincere riportando la vittoria. La medesima situazione la ebbi quando sia mia sorella e bianca, sia i miei cugini conversavano tra loro ed io non avevo la benché minima idea di quale fosse l'oggetto di così tanto parlottare e in aggiunta l'argomento tirato in ballo; ero troppo pensierosa, per prestare attenzione al vociare in atto. Terminato l'ammirazione delle opere, spostai lo sguardo alle persone che erano in mia compagnia inanzittutto sorrisi con molta nonchalance alle due persone accanto a me;definirle con quel termine sera superfluo,oltre ad essere l'una cugina l'altra sorella valevano molto di più di quella semplice parola.

Confidenti, migliore amiche, spalla su cui piangere, se avessi dubito elencare le migliori qualità potevo scriverci un romanzo poteva essere un'idea allettamte. Proseguendo la camminata osservai la compagnia poco distante da noi, in particolar modo rammentavo il modo con cui Lorenzo mi aveva salutato e labbaccuo dal sapore di menta piperita. In seguito Sveva osservava mentre parlava Arturo, con un certa attenzione non staccava gli occhi da lui come se volesse lanciare sguardi che bruciavano come fiamme e lui era legna da ardere. Bianca invece mostrava agitazione, fissava Emiliano, distoglieva lo sguardo successivamente torceva le mani non compresi mia cugina e il motivo per cui lo guardasse in quel modo neppure mia sorella; continuai a camminare non curandomi di quelle reazione quando uno schiccare di dita mi risvegliò dal mondo dei sogni ad occhi aperti.

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora