Ventisei

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Ero tranquilla fino a qualche secondo fa, la giornata era partita a gonfie vele avevo fatto un'infinita di visite e quant'altro non avevo alcunché da pensare fino a quando io e Sveva non scendemmo al piano inferiore per incontrare questi famigerati artisti che godevano di tantissima fama. Quella conversazione in cui eravamo immersi venne scossa ulteriormente da quel biglietto da visita, difatti non appena alle nostre orecchie giunse la notizia che Lucrezia Donati insieme a Messer Ardinghelli avessero organizzato un ballo Giuliano e Arturo si catapultarono da noi per avere conferma di quel che stavamo leggendo. L'invito era rivolto a tutta la famiglia Medici e di certo non potevamo rifiutare ne valeva del nostro buon nome, ma le domande comunque si palesarono nella mente in che senso che tra meno di ventiquattr'ore dovevamo andarci? In che senso ci avevano invitato? Ed i che senso avrei dovuto rivedere messer Ardinghelli e dovevo stare attena in tutto e per tutto? Suppergiunta a maggior ragione non potevo mettere una scusa altrimenti in primis avrei fatto preoccupare mezzo mondo, soprattutto perché magari la ciurma dei piccoli Medici poteva stare al gioco e gli altri ovviamente no. In secondo luogo avevo dispensato  consigli sulla felicità a Lucrezia Donati e se fossi venuta meno mi avrebbe dato della falsa che razzolavo male ma parlavo bene e non potevo permetterlo. Ergo o ci andavo o ci andavo non c'erano ragioni, la giornata era terminata ed io la mattina dopo avevo tantissimo da fare ero distrutta ora come ora quindi forza un po' Carolina svegliati e fai ciò che devi; così dissi e applicai quel principio che mi ero imposta e dovevo rispettare.

Durante le prime ore del risveglio quando i miei occhi si erano abituati alla luce proveniente dalla finestra e il venticello che scuoteva debolmente le tende, pensavo di star tranquilla ed ero convinta che la notte avrebbe portato consiglio invece mi sbagliavo. Non appena mi ero messa a letto se in un primo momento ero partita con l'idea di dormire come presupponeva l'ora tarda, l'agitazione dell'avvenire si impossessarono del mio essere non all'evento in se per se alla fine era bello ritrovarsi e passare una giornata insieme sebbene Lucrezia Donati non mi era tanto simpatica oppure insieme ai miei cugini e fratelli compresi piú che altro vi era altro. Vi era quel messere che qui a Firenze tutti conoscevamo e i suoi misfatti lo sapevano i giusti quei giusti che però non parlano, non si esprimono e preferiscono mantenere il silenzio piuttosto che rivelare ció che realmente sanno. Mi mettevo nei panni di sua moglie non meritava un trattamento del genere e la sua storia era simile uguale a Clarice, venuta da Roma innamorata di Lorenzo e lui che intrattiene due relazioni contemporaneamente.

Certo non era affar mio però avrei continuato a lottare ero la terza donna del signorotto ed eravamo tutte contro tutte. Ad ogni modo l'agitazione perpetuava al punto da farmi girare nel letto, trovare una parte fresca del cuscino rimettere togliere le coperte un'infinità di volte, cambiare la vestaglia in una piú leggera rinfrescarmi nel catino pieno di acqua fresca ma l'idea di camminare sola per il palazzo vagando come un fantasma non mi aveva sfiorata nemmeno di striscio. Rimasi nella mia stanza e l'immagine di Ardinghelli che ci mancava poco al completamento dell'opera appena iniziata a palazzo mi terrorizzava e tutto quel pensare non aveva fatto altro che farmi addormentare. Dormì senza alcun tipo di pensiero finché nonostante volessi continuare tutto tornò alla mente quella mattina di primavera, scostai le coperte premendomi le ginocchia sul petto facendomi piccola piccola come una coccinella a cui nessuno voleva o desiderava vedere con i suoi punti neri lucenti; non ero intenzionata ad andarci preferivo rimanere qui magari andare al mare peggio di una bambina ero. Mi rifiutavo di andare sebbene sapevo di non  dover affronatre la giornata da sola, ma era come se il mio corpo ahimé non voleva obbedire agli ordini e diassuaderlo si rivelava un'impresa ardua impossibile da portare a termine. Io non potevo farci nulla, giá stavo organizzando nel  pomeriggio una bella passeggiata e perché no in campagna sarebbe stato bello con un bel cestino porta pranzo di vimini che avevamo usato ieri. Poteva andare bene dovevo trovare la firza di alzarmi da quel letto sistemarmi e procedere, ma tutto il mio corpo portava ancora i postumi della paura e non osava muoversi di un centimetro. Nonostante ció cercai di divincolarmi dalla stretta poderosa delle forze contrastanti, mi sentivo incredibilmente pesante e ancorata con delle catene che possedevano una forza tale da trattenermi lì quasi fossi una prioginiera. Desideravo sparire andare da tutta altra parte o trovarmi in un luogo che non era Firenze magari tornare a Sesto Fiorentino almeno lì sarei stata benissimo in pace ma chi me lo avrebbe fatto fare di lasciare la cittadina dove risuedeva un essere spregevole come Ardinghelli, nessuno se non lui e no non poteva portare una vittoria schiacciante non glielo avrei permesso. Dovevo solo alzarmi con quel poco di determimazione che avevo ed era stato nuovamente soppiantato dalla paura era un continuo giro e rigiro che non smetteva mai. Mentre stavo pensando continuamente come se fosse una costante della mia vita, a  quel punto come a leggermi nel pensiero la figura di Sveva spuntò senza che me ne accorgessi nel momento giusto si palesava sempre trovando un modo per farlo non riuscivo a spiegarmi come facesse ma anche se eravamo lontani si cimentava nell'impresa.  Vedendomi in quello stato pietoso e spaventato allo stesso tempo aprì la porta perfettamente vestita con un abito dai toni del viola e i capelli mossi disposti sulle spalle in maniera leggera e ordinata la capigliatura era molto particolare segno delle sue conoscenze in merito. L'argento del fermaglio a forma di sole con gemme color rosso brillava ai raggi del sole, si rivolse a me in maniera dolce sedendosi gradulamete sul letto mentre io le facevo spazio tenendo il corpo in tensione contrapposto alla sua calma. La sua capacità era la lettura nella mente di cosa stava accadendo e chiedersi cosa affliggeva l'animo della sua smata sorellina che voleva proteggere ad ogni costo e che io avrei fatto a mia volta. La sua dolcezza non aveva eguali ed io lo sapevo, avevo bisogno di lei come non mai in questo preciso istante della mia sorellina e di nessuno altro ora come ora.

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora