Il Destino mi vuole male

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Un mese dopo

MATTIA POV'S

Era passato un mese da quando avevo detto la verità in faccia a Christian. Un mese fatto di dolore, sofferenza, delusione e tanta tristezza. Ormai la mia vita era diventata di nuovo un incubo e io per l'ennesima volta non avevo fatto nulla per impedirlo. Mi ero promesso di non soffrire nuovamente, di non avvicinarmi a nessuno e restare da solo. Volevo ricominciare a vivere, volevo sentirmi bene con me stesso e finirla di disprezzarmi, di non sentirmi adeguato. Invece avevo fatto tutt'altro.

Avevo permesso che Christian un passo alla volta si avvicinasse alla mia vita, mi conoscesse ed io ancora una volta avevo aperto il mio cuore, avevo dato tutto me stesso alla persona sbagliata. Dopo qualche giorno tornare a scuola fu difficile, avevo un nodo allo stomaco che peggiorava ad ogni passo che io facevo verso scuola. Per fortuna quando entrai non c'era ancora nessuno, così mi sedetti al mio solito posto, perché sinceramente non ero un bimbo infantile che per un litigio anche se pesante, avessi scelto un altro posto dove sedermi. Io dalla mia parte avevo la ragione e non mi sentivo in torto, era lui che si doveva sentire almeno una volta di merda. Misi le cuffie e iniziai a scarabocchiare sul mio taccuino. Mi sembrava che fossi tornato al mio primo giorno quando parlando con tutta la sincerità di questo mondo stavo meglio. Ero solo, ero chiuso in me stesso ma perlomeno non avevo questo dolore logorarmi dentro come mille spade nel petto.

Dopo una mezz'ora nel silenzio più totale, come una tempesta arrivarono tutti, il branco era arrivato. Io continuai a fare finta di niente e stetti al mio posto senza dar conto a nessuno, anche se sapevo che mi stessero guardando tutti. Quel giorno fu anche il primo giorno che io tornai a scuola dopo il disastro. Ero tornato a Bari per tutto il mese perché sentivo la necessità di fuggire via, dissi a mio padre che volevo vedere la mamma e lui rimase sorpreso ma non insistette e mi portò subito. Chiamai Gloria e gli chiesi il favore che quando andava a scuola avvisasse i professori che io non ci sarei andato per un mese a causa di un problema familiare ma che comunque nel frattempo che fossi stato via avrei portato a termine tutti i compiti.

Mentre stavo disegnando mi accorsi che Christian si era seduto di fianco a me. Io non lo guardai minimamente. Ma ciò che mi sorprese fu che all'improvviso mi trovai Manuel davanti a me facendomi segnale di togliermi un attimo le cuffie.

Quello che mi disse mi rimase leggermente sorpreso

"Cosa vuoi?" Chiesi totalmente alterato e con gli occhi pieni di odio

"Ehm... io volevo scusami con te. Da quando sei venuto ti ho trattato sempre male e penso di aver esagerato. Spero che mi perdoni e che potremmo ricominciare da capo"

In classe sentivo su di me lo sguardo di tutti, specialmente quello di Christian

Quelle scuse mi fecero scoppiare a ridere. Lui mi guardò sconcertato, mi fermai quasi sadicamente e lo risposi

"Le tue scuse non mi servono. Non mi serve niente da nessuno. Come tu e tutti gli altri non siete nessuno per me, siete solo gli ennesimi casi umani incontrati nella mia vita e che tra due anni appena finisco la scuola non incontrerò mai più, non siete rilevanti e non siete essenziali per la mia vita. Quindi puoi tornartene al tuo posto e fare finta di nulla." Misi le cuffie e tornai a disegnare, quando presi la matita posata prima sul banco, mi cadde l'occhio sulla mano di Christian e in un scatto divenne la stretta in un pugno. Forse si era sentito cotto da quelle mie parole.

Avevo compreso anche lui in quelle parole, la parola tutti forse lo aveva ferito e in quel momento fui felice. Felice di vederlo soffrire. Doveva stare male, sentire la vita crollargli addosso come era successo a me. Lo amavo ancora, lo amavo follemente ma mi aveva distrutto l'anima. Io avevo cercato di chiudere dentro di me ogni spiraglio di sentimento che provassi per lui per difendere la nostra amicizia e non rovinare tutto e invece lui non se ne era fottuto minimamente.

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