Cosa ti affligge?

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MATTIA POV'S

Ero stanco. Avevo trascorso una notte orrenda. Ormai erano anni che ero afflitto da incubi. Erano sempre gli stessi. Andrea, il bullismo, la solitudine, il mio tentativo di togliermi la vita. Passato che ogni volta raffiorava nella mente mentre dormivo.

Aprii leggermente gli occhi e un sole accecante dalla finestra mi si parò davanti, tanto da farmi girare di scatto alla mia destra. Non sapevo però che non ero solo. Mi trovai il viso di Christian quasi appiccicato al mio, la sua mano sul mio fianco.

Era così bello. Sembrava un angelo. Era così calmo, tranquillo. Istintivamente gli passai una mano nei suoi capelli e lui iniziò lentamente ad aprire gli occhi

"Buongiorno." dissi non spostandomi di un centimetro

"Buongiorno." rispose con un piccolo sbadiglio

I nostri volti erano così vicini, potevo sentire il suo respiro, il suo cuore, il suo profumo che ogni volta mi inondava le narici e mi dava una calma inebriante. Un altro passo, un solo movimento e le nostre labbra si sarebbero potute toccare..

"Posso sapere cosa ti affligge?" Mi Domandò così di botto.

"Che intendi dire." Chiesi agitato e impanicato.

"Hai urlato tutta la notte, eri agitato, scombussolato, hai anche pianto nel sonno. Stanotte ero andato in bagno e passando per la tua camera sentivo che urlavi, così mi sono messo affianco a te sperando che potessi aiutarti, appena ho messo il mio braccio attorno a te, dopo un paio di minuti ti sei calmato." Rispose guardandomi così intensamente che avevo quasi paura al reggere quello sguardo

"N.niente, non mi affligge niente, sarà stato qualche incubo." Risposi sviando il suo sguardo

Lui girò la mia testa, e mise la sua mano sotto al mio mento

"Non dirmi fesserie, c'è qualcosa che ti affligge e sicuramente non me ne hai parlato. Lo sai che a me puoi dire tutto." Replicò leggermente alterato

Tirai un sospiro. Lo sapevo che potevo dirgli tutto, ma questo proprio no. Se glielo avessi detto, avrei dovuto parlargli anche della mia omosessualità e sicuramente sarebbe rimasto disgustato visto che l'altra volta ha detto chiaro e tondo che amici gay gli recano disagio.

I miei occhi però si inumidirono un pò e come al solito se ne accorse

"Mi dispiace... non volevo farti piangere. Non era mia intenzione. Fa finta che non ti abbia detto nulla, quando sarai pronto me lo dirai tu, però sappi che quando hai bisogno di me ci sono, anche quando hai necessità di avermi affianco nel letto." Replicò accarezzando la mia guancia.

"Grazie..." pronunciai solo queste parole, non sapevo cosa dire. Era complicato.

Che tortura. Quelle carezze, quella vicinanza, ogni giorno diventano sempre più difficili da gestire. Per lui era tutto semplice, non era innamorato di me, non provava nulla nei miei confronti, dinanzi ai suoi occhi ero solamente il suo migliore amico. Per me no. Era tutto più difficile, avevo preso consapevolezza che per lui stavo iniziando a provare qualcosa di ben diverso dalla semplice amicizia. Volevo tanto dirglielo e sperare che potesse ricambiare, ma sicuramente non andava così se un giorno glielo avessi detto. Rovinerei tutto, lui si allontanerebbe da me e questo non posso permettere che accada. Io ho bisogno di lui, ho bisogno che mi stia accanto, ho bisogno di vederlo, sentirlo, abbracciarlo e se tutto ciò potevo farlo senza dirgli nulla e quindi soffrire di nascosto l'avrei fatto.

CHRISTIAN POV'S

Mattia era più complicato di quanto potessi immaginare. Dietro di lui c'era un passato molto oscuro e brutto da ricordare. Quel passato così maligno lo tartassava anche di notte. Cosa aveva subito? Volevo tanto saperlo, ma mi ero anche reso conto stamattina che non era semplice da parte sua dirmelo. Certamente non potevo costringerlo. Anche se da una parte mi feriva un po il fatto che non si sentisse completamente a suo agio nel parlare con me, mi rendo conto che non è semplice parlare di qualcosa che ti ha distrutto mentalmente, ma so anche che quando stai vicino ad una persona che ti fidi ciecamente, ti senti libero di dire quello che vuoi. Quando mi aveva chiesto di parlare di me, mi sentii stranamente calmo. In passato parlare con altri mi aveva sempre suscitato ansia. Non riuscivo a parlare di me stesso con altri. Ero sempre stato un tipo taciturno e che nascondeva ogni cosa che mi accadesse. Però quel giorno, su quel divano quella ansia non arrivò, anzi mi bastò guardare i suoi occhi azzurri, la sua mano sulla mia gamba per sentirmi al sicuro. Sapevo che quel ragazzo non mi avrebbe mai fatto del male.

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