Demet
Me ne stetti chiusa in casa per tutto il giorno: sistemai le mie cose in giro, apportai qualche modifica e cercai di rendere quel luogo a mia immagine e somiglianza.
Quando il sole tramontò sentii la stanchezza di quell'interminabile giornata gravare su di me.
Feci una doccia, lavai i capelli e non li asciugai. Indossai il mio pigiama e lambii il mio corpo con la mia crema speciale ai gigli.
Una manciata di minuti dopo, mi misi in piedi e andai ad asciugare i capelli.
Ma non appena provai ad accendere il phon, la luce andò via, lasciandomi al buio, confusa e guardinga.
Cos'era accaduto?
Dopo un paio di secondi qualcuno picchiò contro il legno della porta principale.
Mi resi conto, solo a metà strada, che il mio cuore batteva all'impazzata.
Ero spaventata?
Temevo che alla porta potesse esserci uno sconosciuto?
Piuttosto ero certa che oltre quella porta ci fosse proprio lui: Can.
Forse era per quella ragione che il mio cuore martellava frenetico?
Raggiunsi la porta e prima di aprire tirai un respiro di incoraggiamento.
Lo vidi. Indossava dei pantaloni scuri e una maglietta bianca e fasciante.
Il suo viso era avvolto da una lieve semioscurità.
Ma potevo vederlo bene, eccome se potevo!
"Stai bene?" chiese, scrutandomi dalla testa ai piedi.
Tra le mani reggeva una piccola candela.
Ero in pigiama e i miei capelli erano ondulati e umidi. Mi sentii in imbarazzo, ma lui non parve notarlo.
Benedii il buio di quella stanza.
"Ho provato ad accendere il phon, e..." lasciai cadere il discorso.
"Lo so. Ho dimenticato di avvisarti: quando utilizzi il phon devi premere questo affare" disse indicando un pulsante rosso "Non ci sarà acqua calda in quel momento, ma potrai asciugare i capelli e poi riaccendere questo affare per riavere l'acqua calda" concluse, mentre indaffarato provava a sistemare le cose.
"Tutto chiaro!" dissi.
Dopo qualche attimo la luce tornò ad illuminare ogni anfratto di casa e Can si apprestò a spegnere la candela, poi la adagiò sul mobile accanto all'ingresso.
"Se mai dovesse servirti..." aggiunse e si voltò ad osservarmi.
Il sangue corse al mio viso.
Stavo sudando.
"Grazie ... per tutto" bofonchiai.
Can si illuminò. Aveva scorto un barlume di umanità in me, per caso?
Era felice che la mia bocca avesse pronunciato quel grazie?
In quell'istante mi pentii di essere sembrata così scontrosa.
"Vuoi sederti, ti posso offrire qualcosa..." borbottai.
"Vado dai miei fratelli: hanno paura del buio e probabilmente sono rannicchiati in un angolo facendosi scudo con le candele!" scherzò.
"Oh, va bene" dissi, e una morsa attanagliò il mio animo.
"Buonanotte, Demet!" sussurrò, e quando pronunciò il mio nome sentii un brivido graffiarmi la pelle.
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Desiderami, Ma Fallo Ad Alta Voce!
FanfictionDemet è una giovane donna laureata in lingue e culture europee. Vive in una affollata, caotica città, ma una proposta di lavoro la condurrà lontana per tre mesi. Quella proposta inaspettata la porterà in una cittadina dai colori sgargianti e dai vi...