✨Ancora lui. Ancora lei.✨

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Demet

Nonostante ci fossero Burak, Ayca, Kerem, nessuno riuscì davvero a tenermi distratta.

Pensai a Can, ripensai ai nostri baci.

E diedi ascolto al cantuccio del mio animo, quello più intimo e segreto. Desideravo rivederlo, scambiare due parole e qualche sorriso. Ma non potevo ammetterlo ad alta voce.

Mi sforzai di oltrepassare la porta d'ingresso di casa sua senza sbirciare, senza soffermarmi sulle luci, o sulle voci provenienti dall'interno.

Non sarebbe diventata un'abitudine tanto facilmente. Cercavo di tenermi impegnata affrontando attimo per attimo e mio malgrado, in quel paese, gli attimi trascorrevano lenti. Sin troppo lenti.

Vivevo quella dilatazione temporale con sconforto.

Chissà con quanta lentezza sarebbero volati via i minuti, le ore, i giorni che mi separavano da casa.

Stabile, statico, tranquillo: erano gli unici aggettivi in grado di descrivere quel paese.

Ma Can, lui faceva la differenza.

Can

"Credi che sia fidanzata?" aggiunsi, riportando la tenda al proprio posto e rivolgendomi ad Ilker.

Non gli dissi che avevo appena visto lei, una ragazza e due uomini fare ritorno.

"Non dico questo: dico solo che secondo me è una ragazza abituata alla vita e che di certo non le crea scalpore un bacio di troppo dopo un bicchiere di vino!"

Cercai di dare ascolto alle parole del mio amico.

Probabilmente per Demet quei baci erano già finiti nel dimenticatoio ed io dovevo fare come lei, dovevo dimenticare ciò che era accaduto.

Andare avanti.

Ci provai, ma non ci riuscii.

Sistemai i dettagli necessari e poi ebbi un'idea.

"Usciamo a fare due tiri?" chiesi.

Dovevo sfogare un po' di rabbia, tenermi attivo.

"Ma è quasi ora di dormire!" si lamentò Ilker.

Afferrai la palla nuova che aveva regalato ai miei fratelli e la lanciai contro il suo viso.

Lui l'afferrò al volo.

"Vedi ... sei ancora sveglio!" lo accusai e lui scoppiò a ridere.

"Sai che non so dire di no al mio migliore amico" disse e si mise in piedi.

Uscire, sentire l'aria fredda sulla pelle, riuscì a dirottare le mie idee altrove, ma non dimenticai di lanciare qualche occhiata al balcone in alto.

Vidi la luce irradiarsi dalla fessura della portafinestra, oltre le tende.

Udii gli schiamazzi, le voci mischiarsi fra loro.

Demet sembrava in ottima compagnia.

Demet

Intanto, dopo cena, Burak e Kerem presero a discutere riguardo argomenti futili e Ayca uscì in balcone.

Ne approfittai, tornai nella mia sconosciuta camera e non riuscii a fare a meno di ricordare quel sogno che aveva trovato piacere nell'adattarsi a quell'ambiente.

Ovviamente ognuno in quella casa agiva secondo le proprie regole, per cui nessuno si preoccupò di sistemare il tavolo, o di lavare i piatti.

"Me ne occuperò dopo" borbottai.

Desiderami, Ma Fallo Ad Alta Voce!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora