✨Notte tra le stelle e il cielo✨

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Demet

Ricevetti un messaggio.

Can mi aveva letteralmente invitato ad uscire.

Ed io stavo letteralmente tremando.

Ero immersa nel mio lavoro: stavo correggendo dei test e quel messaggio gettò confusione dentro il mio equilibrio.

Vederci?

Quella sera?

Avevo paura di ciò sarebbe potuto accadere.

Accanto a lui ero come paglia al fuoco, e lui sembrava ardere come una fiamma alimentata dal vento.

Ero fiera del fatto che avesse ancora il mio numero.

Immaginavo che dopo aver ricevuto il mio messaggio (il giorno in cui avevo badato ai suoi fratelli) lo avesse salvato in rubrica subito dopo. Sorrisi al solo pensiero.

Io lo avevo fatto!

Lo avevo salvato sin da subito.

Stavo lentamente crollando come un castello di sabbia sotto la pioggia battente!

Rilessi il suo ultimo messaggio: conterò i secondi.

Era ciò che avevo detto io il primo giorno in cui avevo messo piede in quel paese. Gli avevo detto che avrei contato i secondi e lui lo ricordava bene.

Era un'allusione? O forse solo una coincidenza?

Di certo avrei contato i secondi, ma non per fuggire, ma per rivedere lui.

Ma non potevo ammetterlo a lui!

Apprezzai anche l'idea di vederci dopo le ventitré: dovevo attendere che mio fratello e gli altri si addormentassero, prima di uscire.

Per quanto cercassi di stare sulle mie: non riuscivo a fingermi distaccata.

Can mi attraeva in modo assoluto.

Dovevo rispondergli?

Mandare un altro messaggio?

Scelsi di non rispondergli e a fatica tornai a lavorare.

Can

Avevo detto a Demet che ci saremmo visti dopo le ventitré: dovevo attendere che i miei fratelli fossero abbastanza assonnati, da crollare come ogni sera.

In fondo, la meta non era lontana. A qualche passo da casa mia c'era una piccola casa in legno, ed erano all'incirca due mesi che avevo apportato alcune modifiche a quella piccola casa e non le avevo mostrate ancora a nessuno.

Trascorrere lì del tempo con Demet sarebbe parso l'ideale.

Era ora di sfilare la maschera: volevo stare con lei senza dover fingere un motivo preciso.

Volevo baciarla, stare con lei, parlare e baciarla. Magari non in quest'ordine, ma era tutto ciò che volevo.

Per mia fortuna le ore volarono via: badai ai miei fratelli, lavorai, badai di nuovo ai miei fratelli e infine preparai loro la cena.

Cenai con loro e scambiammo qualche parola.

Riuscirono a tenermi distratto: a farmi dimenticare Demet per qualche attimo, poi fu Emre a riportare alla mente lei.

"Quando rivedremo Demet?"

"Lei vive qui. Quando vuoi!" dissi e mi sentii soddisfatto nel sapere che lei era e sarebbe stata a pochi metri da noi ancora per molto.

E il pensiero che primo o poi sarebbe andata via mi mise malinconia, ma cercai di non rifletterci. Avrei trovato una soluzione.

"Non le porto più la colazione?" chiese Emre.

Desiderami, Ma Fallo Ad Alta Voce!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora