- sixteen -

1.8K 124 18
                                    

la giornata di scuola era finita, avrei voluto aggiungere un "fortunatamente", ma quello che mi aspettava a casa era molto peggio della scuola e tutto ciò che ne apparteneva.

avevo le cuffie quando neanche il tempo di digitare il pin del mio appartamento, togliermi le scarpe, appoggiare lo zaino all'entrata e alzare lo sguardo che mi ritrovai i miei genitori che mi aspettavano con le braccia incrociate.

presi un respiro tenendo le cuffie ignorandoli come esperienza mi ha insegnato, presi la mano di mia sorella che stava in mezzo ai miei genitori seduta e li misi le mie cuffie mettendo la su playlist preferita indicandoli camera sua con un sorriso tranquillo non prima di avergli scompigliato i capelli.

mi girai dopo aver controllato che la sua camera fosse chiusa lasciando l'ennesimo respiro, mi misi davanti a loro con le mani in tasca ai miei pantaloni cargo.

! homophobia and violent action ¡

«cosa volete sta volta?» chiesi sedendomi stanco delle loro polemiche «che lavoro fai?!» mio padre mi urló contro, no- non sapevano nulla della mia esistenza da tipo 5 anni e mi ogni volta vengono a criticarmi per come sto tirando su la loro figlia al posto loro.

«stripper con servizi aggiuntivi al gay club qui vicino» dissi tranquillamente «non solo sei un frocio, ora ti fai pagare per farti mettere un cazzo in culo? eh?!» sempre mio padre, non avevo mai notato come mia madre fosse influenzata da mio padre, ma l'unico motivo per cui ora vivevo da solo con mia sorella in modo indipendente è nostro padre.

«pensi che cago soldi o qualcosa del genere? se devo pagare l'affitto, la scuola di vostra figlia, la mia università, cibo e altri beni d'importanza devo fare il poliziotto?» chiesi elencando le cose principali che mi venivano in mente quando mi arrivò uno schiaffo dritto in faccia da parte di mio padre.

«ho cresciuto un uomo io, non una puttana!» la mia testa neanche si girò alla botta, i miei occhi erano fissi suo volto disgustoso di mio padre che stava per piangere.

«abbandonarmi quando avevo 16 anni è valutato come "crescermi"? no perché il giudice ha detto il contrario» dissi io menzionando il giorno in cui siamo andati in giuria per chiedere le distanze da i nostri genitori ed è proprio qui che li tolsi le parole di bocca in un modo così imbarazzante che dovette iniziare ad usare la violenza su di me come quasi qualsiasi altra persona in questo mondo.

-skip time- ¡end of the TW!

una volta che i miei genitori lasciassero l'appartamento ormai l'ora di cena si era avvicinata, mi misi un po' di correttore per non far preoccupare wheein per poi chiamarla per preparare la tavola come sempre avevamo fatto.

la misi a letto dopo averci lavato i denti insieme guardandoci attraverso lo specchio lasciandoli un bacio sulla fronte e il suo pupazzo preferito che non era altro che un vecchio gattino che usavo anch'io quando ero piccolo- diceva che lo amava perché ricordava l'odore di casa..

uscii dalla porta come ormai era abituata a sentire dopo un certo orario, ma per fare una telefonata a jimin- il mio capo -per avvisare che quella sera non ci sarei venuto manco se mi avessero costretto e come ogni volta lui accetto con un accenno di rassicurazione nella voce.

così mi addormentai solo dopo le 03:33 per colpa di tutti i pensieri che mi lasciavano un insonnia assurda.

mask-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora