- forty-five -

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pranzai al café insieme a sana, questa volta offrendo io, per poi iniziare a lavorare servendo con calma tutti i clienti che sembravano star aumentando fortunatamente- per qualche motivo molte clienti sembravano essere molto loquaci nei miei confronti, ma lo feci passare non pensandoci.

«di nuovo qui?» sentii la voce di sana nel mentre pulivo uno dei tavoli precedentemente usati dal cliente che aveva appena lasciato il posto, mi girai notando di nuovo il viso felino del ragazzo che ultimamente non usciva dalla mia testa.

misi apposto lo straccio nel mentre sana si occupava di un'altra clienti, così prendendo il mio taccuino e avvicinandomi a minho cercando di mantenere la professionalità.

«cosa desidera?» chiesi mantenendo lo sguardo sulle righe vuote del taccuino, il ragazzo guardò sana che era girata di spalle al bancone per poi prendermi dal braccio e tirarmi nei bagni chiudendoci subito dopo dentro.

«non stai con eric-» mi guardava con dominanza nel mentre le sue braccia mi ostacolavano da entrambi i lati della mia testa «invece sì-» cercai di portare avanti il gioco «me l'ha detto lui stesso jisung» maledii mentalmente il povero ragazzo innocente.

«sto lavorando» cercai di cambiare discorso «mi hai mentito» ribatté lui, sembravamo dei bambini «anche il convincermi di poter stare meglio senza di te è una bugia, siamo alla pari» incrociai le braccia al petto.

«ti penti di quel bacio?» chiese diretto, ci pensai sú lasciandolo sulle spine «l'unica cosa di cui mi pento è di aver bevuto così tanto da non essere capace di ricordare il sapore delle tue labbra» lo ammirai sorridere, amavo vederlo felice nonostante il mio cuore non era ancora a conoscenza di amarlo.

mi abbracciò, rimasi sorpreso, avevamo fatto cose molto migliori di un abbraccio- ma non mi aveva mai abbracciato nonostante tutto quello che avevamo fatto «dovrei tornare seriamente a lavoro ora» dissi una volta che l'abbraccio si sciolse «a che ora stacchi?» portai le mie braccia intorno al suo collo «18:30» mi diede un bacio sulla fronte «aspettami una volta finito» li sorrisi per poi uscire da quel bagno con un sorriso da ebete sparato in faccia.

guardai minho uscire e lo salutai «qualcuno si è rappacificato?» chiese sana riferendosi a minho «non avrei abbastanza tempo per spiegarti tutto dall'inizio, immaginati la storia come meglio ti pare» dissi andando in cucina a finire una cheesecake impaziente che il turno finisse.

il tempo passò in realtà molto velocemente, mi trovavo già di fronte al negozio ad aspettare minho, ogni tanto mi dimenticavo che lui fosse ricco e uno di quei momenti è quando mi suonò il clacson con la sua auto costosa che era pure diversa da quella con cui mi aveva portato a casa la sera prima.

«te la ricordi casa mia?» mi chiese minho una volta entrato, scossi la mia testa in negazione «allora ti farò un altro giro della casa, e se finiamo nel mio letto per caso non è perché sei inciampato» risi imbarazzato.

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slay

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