Quei giorni a Barcellona stavano volgendo alla fine ma era come se Charles volesse stare lì fino alla fine della stagione. Lì era al sicuro alle critiche dei tifosi tossici e dalle delusioni, nel bellissimo idillio che le sopracciglia scure ed arcuate di una famosa pilota norvegese creavano in ogni angolo del paddock quando scorgeva la tuta papaya da qualche parte.
Non sapeva dire come fosse stato il loro rapporto e come fosse cambiato ma Sinne gli provocava ancora qualcosa che ugualmente non sapeva descrivere e vedendo tutti quei meccanici e quel pilota che la guardavano non voleva altro che parlare con lei per sentire quel vecchio fuoco nel suo petto. Voleva ancora percepire quel calore, quelle scintille e quelle emozioni che da adolescente aveva provato. Voleva che lei vedesse come era cambiato e come il ragazzo di "just an inchident on the race" fosse diventato l'uomo che tutte sognavano, bello, attraente, gentile e d'oro. Charles era lo scapolo che le monegasche cercavano ed era ambito tra centinaia di donne, abbindolate dal suo fisico scolpito e dal suo viso angelico. Ma lui aspettava qualcuno.
Sinne quella mattina prima di recarsi al circuito e dopo la sua corsa mattutina sul lungomare fece tappa davanti ad una grande fontana, vicino alla quale si sedette. Presto ci sarebbe stata la gara d'apertura del campionato e lei avrebbe guidato una bella macchina contro i leoni che aveva sempre fronteggiato con ambizione, freddezza e coraggio. Il suo sogno si stava avverando.
Quando salì in macchina aprì il vano portaoggetti davanti al sedile del passeggero e alla sola vista di un piccolo oggetto diede un sentore di sorriso. Ovviamente era solo una piccola mutazione della solita espressione determinata e tipica della sua attitudine, ma comunque era un grande passo avanti. Il suo cellulare squillò e, vedendo il nome della sua PR, schiacciò la cornetta verde per poi ascoltare quello che la ragazza italiana aveva da dire.
« Sei già al circuito? »
Come da prassi la pilota rispose a tutte le sue domande con monosillabi.
« Vuoi che ti dia un passaggio, Chiara? »
Quest'ultima rimase stupita da quella frase. Sinne Strøm le aveva offerto un passaggio, pronunciando il suo nome con un leggero accento derivante dal suo perfetto inglese.
« Se non ti crea problemi si, certo! »
La campionessa mondiale di formula 2 si fece mandare la posizione e schiacciò l'acceleratore dell'Audi per divertirsi un po' sulle vuote strade spagnole. Si fermò solamente sotto i semafori rossi, stringendo le mani sul volante e godendosi la fredda mattinata nel capoluogo catalano. La musica veniva distribuita a tutto volume nell'abitacolo dalle casse stereo della vettura e il tachimetro segnava andature sopra i cento sessanta kilometri orari. Si sapeva che la velocità era il suo ossigeno e che la musica così alta la anestetizzava ma Chiara restò ferma sul posto quando un missile del colore della pece si fermò davanti a lei che, con i piedi a terra, sentiva quasi l'asfalto tremare a causa dei bassi di quello stereo.
Sinne spense la musica ed abbassò il finestrino invitando la ragazza ad entrare.
"Forse non è stata una buona idea" pensò, ma poi aprì la portiera dell'auto e si accomodò sul sedile del passeggero. Fece molta attenzione ad allacciarsi la cintura di sicurezza e poi accese il palmare che aveva in mano perchè sapeva che Sinne non avrebbe parlato e si sarebbe limitata a scrutarla minacciosamente con i suoi occhi azzurri.
- I'm sure today's gonna rain so we'll test wets and intermediates. -
Chiara osservò la pilota, cercando di pensare a come riferirle la notizia che le avevano dato la sera prima.
Aveva la mano sinistra sulla parte alta del volante in pelle e quella destra sulla leva del cambio. Era molto rilassata e guardava davanti a se. Tutto di lei era perfetto. Aveva la linea della mascella definita perfettamente e un naso alla francese con qualche lentiggine chiarissima che compariva solamente a chi la osservava così attentamente. Le sue labbra erano bellissime e anche il suo petto che si divideva in clavicole evidenti al punto giusto e seni perfetti. Ora capiva perchè faceva impazzire gli uomini.
"She stands up to me, challenges me, looks at me with those eyes full of anger." pensava Verstappen mentre parcheggiava la sua Honda nell'area del Montmelò riservata ai piloti.
- Zak e Andreas chose to send just Lando on track -
Sinne chiuse gli occhi, come per evitare uno dei suoi famosi momenti di manifestazione dell'ira e Chiara ne fu grata. Lei notava che la PR guardava spesso la freccia del tachimetro e quindi guidava con prudenza.
Quando videro all'orizzonte il cancello del circuito vennero accecate dai flash dei fotografi, moltiplicatisi per l'ultima giornata di test pre stagionali. Sinne manteneva la sua solita ammiccante espressione e, una volta entrata si diresse verso il parcheggio che prediligeva.
- È di Verstappen quella Honda, vero? -
Sputò con un tono arrabbiato. Chiara non sapeva se dire la verità o mentire ma la pilota la battè sul tempo e scese a guardare l'adesivo che erano obbligati ad avere sul parabrezza. il nome di Max Verstappen svettava sull'adesivo verde.
Sinne tornò sulla macchina e la parcheggiò accanto a quella dell'olandese, curandosi di metterla abbastanza lontana dall'arco che la sua portiera avrebbe fatto per aprirsi.
La PR scese dalla macchina e per curiosità controllò ugualmente la parte anteriore della potente supercar. Mentre si allontanava da essa per raggiungere la pilota aprì google e subito sentì la voce della norvegese che distava poco da lei.
- Non c'è bisogno di cercare. È una Honda NSX Type S, V6 biturbo con tre motori elettrici e 600 cavalli complessivi - continuò a camminare, lasciando Chiara strabiliata dalle sue conoscenze - La mia è una Audi RS7 Sportback, potenza di 780 cavalli da un motore V8 biturbo. -
- Allora puoi vantarti un po' - l'italiana rise ma non ottenne neanche una smorfia in risposta.
Il paddock era pieno di fotografi e giornalisti e presto anche la pioggia si unì alla festa.
Sinne era seduta davanti ai grandi monitor dei box e ascoltava il suo ingegnere che si stava dilungando in quello che doveva essere un dialogo con un altro pilota, ma che con la norvegese diventava un monologo. Quella sessione stava diventando caotica. Alonso causò una bandiera rossa per una colonna di fumo che usciva dal retro della sua Alpine e poi Gasly fece un incidnete mentre Zhou e Vettel si fermarono per problemi.
Lando si piazzò in undicesima posizione e, secondo i suoi calcoli, lei avrebbe potuto ambire alla terza posizione cioè davanti al suo grande rivale.
La norvegese corse sotto la pioggia verso il motorhome dove gustò un caldo caffè davanti allo sguardo di Daniel Ricciardo. Il pilota australiano era passato a salutare il team dopo l'anno che aveva passato in papaya e aveva trovato una figura femminile davanti a lui, stretta in una felpa arancione. Aveva i capelli sciolti che ricadevano sulle spalle muscolose e delle belle gambe lunghe e snelle. Doveva essere la leggenda, il fenomeno, la campionessa. Sinne Strøm.
- Sinne Strøm, enchanté -
Lei si girò alzando un sopracciglio e Daniel rimase, come tutti, abbagliato dal suo viso.
- Daniel Ricciardo, it's a pleasure to race along you this season -
L'australiano sfoderò un sorriso a trentadue denti, senza pari riguardo la luminosità.
- The pleasure's mine, Sinne -
Anche lui diventò una vittima della sua voce grave. Sarebbe stato lì a parlarle per tutto il giorno se lei non avesse girato i tacchi e si fosse diretta nella sua stanza con Chiara al seguito. Ecco perchè Max la ossevava, la pensava e la bramava come un campionato mondiale.
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Heaven- MV1 & CL16
Romance~𝕴𝖙'𝖘 𝖆𝖚𝖙𝖔𝖒𝖆𝖙𝖎𝖈 𝕴𝖙'𝖘 𝖏𝖚𝖘𝖙 𝖜𝖍𝖆𝖙 𝖙𝖍𝖊𝖞 𝖉𝖔 In the end they were rivals, not enemies. 𝕿𝖍𝖊𝖞 𝖘𝖆𝖞, "𝕬𝖑𝖑 𝖌𝖔𝖔𝖉 𝖇𝖔𝖞𝖘 𝖌𝖔 𝖙𝖔 𝖍𝖊𝖆𝖛𝖊𝖓" 𝕭𝖚𝖙 𝖇𝖆𝖉 𝖇𝖔𝖞𝖘 𝖇𝖗𝖎𝖓𝖌 𝖍𝖊𝖆𝖛𝖊𝖓 𝖙𝖔 𝖞𝖔𝖚~