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Sinne venne svegliata da qualcuno che batteva sulla porta della suite in cui alloggiava in attesa di partire per il Bahrain.
Si alzò controvoglia e, chiudendo il suo kimono di seta rossa, si diresse verso il varco della lussuosa stanza.
Aprì tenendo una mano sotto i suoi seni definiti e trovò davanti a sé la ragazza italiana che non vedeva da qualche giorno.

-Buongiorno! Caffè?-

La pilota lasciò andare i lembi del kimono, rivelando un completo estivo dello stesso colore e tessuto.
I pantaloni cadevano morbidi sui suoi glutei bramati da quasi tutti coloro che la intravedevano e facevano risaltare la sua pelle chiarissima e perfetta mentre la canotta aveva un delicato scollo a barca, delineato da un tocco di pizzo che metteva in mostra le sue clavicole.
Sinne si girò, lasciando la ragazza in piedi a cercare di capire se quello fosse un invito ad entrare o no.

-Che ora è?-

Chiara arrossì sentendo la voce della norvegese, roca dalla notte.
L'italiana si guardò attorno, notando un ordine quasi maniacale che regnava sulla stanza lussuosa; non c'era un vestito fuori posto, un capo di biancheria sporco sul pavimento  o una boccetta di profumo storta sulle mensole. Appuntò mentalmente di cercare se fosse un comportamento tipico della scandinavia e poi si sedette su una poltrona della zona soggiorno, aprendo leggermente la sua giacca papaya.
Sinne invece era seduta sul lettoe la scrutava minacciosamente, con il solito sopracciglio inconsciamente alzato che era un po' il suo marchio di fabbrica.

-Mancano tre giorni al media day-

La pilota sospirò al dato di fatto che l'italiana espose.

-Vuoi dirmi come ti senti?-

L'ammasso di elegante seta rossa scoppiò in una risata sarcastica e fissò i suoi occhi azzurri ghiaccio in quelli chiari della PR, facendole capire che mai più avrebbe dovuto farle quella domanda.

-Tutto qui quello che hai da dire?-

Chiara stava osservando come i suoi lunghi capelli cadevano lungo la sua schiena e come le sue ciglia, prive di trucco, fossero lunghe ed attraenti come il resto del suo corpo.
Sinne aprì la porta della sua camera e fece uscire la ragazza, arrabbiata per la domanda che le aveva posto.
Quando sentì i passi dell'italiana camminare verso l'ascensore andò nel grande bagno della suite e appoggiò le mani al marmo del lavandino, guardandosi allo specchio, per poi lasciare un pugno sulla superficie liscia per via della rabbia che aveva dentro.

Qualcuno bussò nuovamente alla porta e lei digrignò i denti, sospirando.
Avvicinandosi alla porta lasciò cadere una spalla del kimono, senza alcuna voglia di lasciare la persona nel corridoio trattenersi.
Però, dall'altra parte dell'uscio non c'era Chiara.
L'ampio metro e ottanta di Charles Leclerc la guardava dall'alto, con tanto di un cappellino rosso e una polo dello stesso colore.
Sorrideva, con gli occhi verdi fissi nei suoi e le fossette spudoratamente in mostra mentre teneva una mano in tasca e l'altra, con un anello che rendeva difficile alla norvegese trattenersi, teneva una borsetta che lei avrebbe potuto riconoscere tra mille.

-Bonjour, Sinne Strøm-

Il francese era un punto debole.
Charles non era mai stato un bel ragazzo negli anni delle formule minori ma era cresciuto davvero bene ed ora era lì davanti a lei, con delle iridi meravigliose a guardarla.

-Bonjour, Charles-

Il cuore del monegasco perse un battito al suono del suo nome pronunciato dalla pilota.
Lei non sapeva se farlo entrare o no, ma quel fascino da bravo ragazzo aveva fatto mutare la rabbia che aveva dentro in un calore che si propagava velocemente in tutto il suo corpo.
Sinne lo guardava, sfidandolo e ricordando i vecchi tempi, in cui la rivalità tra loro due era un'amicizia mancata per via della sua avversione verso la socializzazione e la delusione del pilota Ferrari per il suo costante rifiuto e la sua scontrosità.

-Come mai a Londra?-

Charles si schiarì la voce, sentendo il medesimo calore propagarsi nel suo corpo tonico al suono delle sue parole.

- Mi piace l'atmosfera inglese -

In realtà era giunto nella capitale britannica dopo che aveva lasciato la sua storica fidanzata, Charlotte Sinè, dopo aver visto Sinne girare per il paddock e per questo non aveva più nulla per cui stare a Monaco prima dell'inizio della stagione.
Il monegasco fece per entrare, cercando con gli occhi il consenso della norvegese che arrivò con un quasi impercettibile cenno della testa.

-Per la strada ho trovato questo-

Charles era seduto sulla stessa poltrona sulla quale Chiara era seduta poco prima e stava giocando con la borsa che aveva con sé.
La verità era che aveva camminato fino alla parte opposta di Londra per comprarle quello che lei aveva sempre amato e non lo aveva trovato per caso.
Allungò il braccio verso Sinne e, nel momento in cui sentì le sue dita morbide sfiorare le sue sentì qualcosa muoversi nel suo corpo.
Lei aprì l'involucro che conteneva tutto quello che aveva sempre fatto passare la sua ira, o meglio, alleviata.

- Come pensi che andrà questa stagione? -

Charles stava cercando disperatamente di intavolare una conversazione nonostante sapesse che era più difficile che fattibile.
Lei alzò lo sguardo dal regalo che le aveva portato e solo con quello lui capì cosa voleva dire, come era sempre successo.
Spesso nei karts o nelle formule minori lui era solito solo guardarla e stesso faceva lei, in un tentativo disperato di far scorrere meno rabbia nelle sue vene e diciamo che forse lui era la ragione per cui lei non si trovava in prigione per omicidio, percosse e reati simili.

Sinne rigirava tra le sue mani uno dei braccialetti della fortuna che un negozio nei sobborghi di Londra vendeva anche quando erano ancora dei bambini.
Charles la osservò mentre passava il suo regalo attentamente tra le dita, come a sperare di non romperlo.
Lei notò che il monegasco la guardava con uno sguardo triste, nostalgico ma anche con un bel sorriso al ricordo dei vecchi tempi.

-Grazie, Charles-

Lui le mostrò le sue fossette, sfoderando i suoi denti bianchissimi e fece per allungare una mano ed accarezzarle la schiena ma a metà strada la ritirò.
Era forse imbarazzato perché non sapeva come era cambiato il loro rapporto? Perché i loro corpi, la tensione fra di loro e i tempi erano cambiati?

- Sarà piacevole vederti negli specchietti -

Sinne amava le iridi verdi di Charles.

- Avrò già il DRS aperto -

Il monegasco sorrise e la salutò per poi dileguarsi dall'hotel.

-È stata solo una perdita di tempo -  Chiara era ancora seduta nella hall.
Lui la guardò male.

Il silenzio di Sinne valeva più di mille parole e lui sarebbe stato disposto a vivere nel rumore del suo silenzio pur di starle accanto e alleviare la rabbia che la schiacciava.
Nulla di lei era una perdita di tempo e lui lo sapeva.

Heaven- MV1 & CL16Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora