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Max era seduto sulla terrazza dell'hotel, ad ammirare il tramonto australiano e a pensare alla stagione corrente.
Aveva avuto due DNF e una vittoria e Charles aveva un gran vantaggio su di lui, facendogli però sperare in una rimonta vicina.
Quella giornata era stata difficile per lui.
Il suo motore Honda aveva grandissimi problemi di affidabilità e il modo in cui Sinne aveva respinto il suo tentativo di essere amichevole lo aveva turbato e non poco.
Certo, entrambi avevano due caratteri forti ed erano più uguali che simili tra le scintille che i loro scontri creavano e che la tensione sempre crescente faceva scoppiare, ma lui si aspettava qualcosa da parte sua.
Qualche parola dolce, una piccola conversazione.
Ma non aveva avuto nulla tranne che un grande schiaffo in faccia dalla norvegese,  in senso figurato quella volta.
Lui aveva cercato di parlarle e lei lo aveva lasciato nel suo silenzio.

Sinne, nella palestra, era nel bel mezzo di una sessione di sollevamento pesi.
Anche lei vaneggiava su quanto accaduto in quei giorni, specialmente con Max e Charles.
Mentre centocinquanta kili gravavano sui suoi muscoli la sua mente ritornava al pomeriggio che aveva passato sulla Tête de Chien con il monegasco e al silenzio che c'era tra di loro e che lui sapeva ascoltare.
I suoi pensieri poi la portarono all'olandese e alla serata che avevano passato davanti allo specchio dopo il suo incidente durante le qualifiche all'Albert Park.
Max non aveva saputo interpretare il suo silenzio, anche se magari comprendeva la sua rabbia e questo l'aveva portata a comportarsi con la sua solita freddezza e arroganza che poi si era erroneamente riversata sull'unica persona che voleva davvero accanto a lei.
L'aveva trattata come una semplice assistente, che le doveva rendere conto e che la doveva seguire come un cagnolino, non come l'amica e la meravigliosa ragazza che era.

Sinne posò i pesi che stava alzando e appoggiò le mani sulle corde piombate, iniziando a scuoterle con il naso arricciato e gli occhi fissi davanti a lei, cercando di annegare la sua rabbia nel sudore e nell'acido lattico.

Il campione del mondo in carica osservava l'acqua che vorticava nel bicchiere che teneva in mano, al rumore brusco del ghiaccio contro il vetro cristallino che rifletteva il tramonto davanti a lui.
Non sapeva cosa lo aveva portato a cercare di essere dolce con la sua più grande nemica e rivale di tutti i tempi e forse aveva un po' paura di quel lato di sé, ancora inesplorato e ignoto alla maggior parte delle persone.
Cosa di lei lo aveva portato ad abbassare le barriere? A cambiare tono di voce e a sfoderare un sorriso?
Portò il bicchiere alle labbra, sentendo l'acqua fresca che gli scendeva nella gola asciutta, facendolo rinsavire.

La norvegese invece si era coricata a terra, iniziando una serie di flessioni a dir poco dura per chiunque, alzandosi ed abbassandosi verso il pavimento tenendo gli occhi azzurri fissi davanti a lei.
Le sue mani erano appoggiate a terra con le punte dei suoi piedi mentre sentiva il suo cuore pompare sangue nelle sue vene, insieme ai pensieri, i sensi di colpa e i ricordi.
Sentiva gocce calde percorrerle la pelle mentre teneva le sopracciglia aggrottate per lo sforzo, cercando di ascoltare la musica altissima delle sue cuffie invece delle mille voci che le giravano per la testa, velocizzando anche i piegamenti.
L'allenamento era sempre stata la sua via di fuga ma quella volta persino lo sfinimento non funzionava e così Sinne prese telefono e portafoglio per poi iniziare a correre fuori dall'hotel, sentendo l'aria serale formare brividi su di lei.

- Hey mate, do you have some coffee? -

Il vincitore del GP d'Australia era al volante di una Ferrari Roma, diretto verso il negozio dato che neanche il suo teammate aveva un sacchetto di chicchi di caffè italiani da prestargli.
Forse lui era l'unico del trio a non essere investito dai pensieri e trovava quel piccolo viaggetto tra le strade dell'isola davvero rilassante, alle luci ambrate che il sole dormiente proiettava sulle nuvole.
La radio era spenta e teneva la mano sinistra sulla parte superiore del volante, con quella destra stretta attorno alla leva del cambio e un piccolo sorriso rilassato stampato sulla faccia.
Si fermò ad un semaforo rosso e, date le strade deserte, si prese un secondo per guardarsi intorno ed apprezzare la bellezza della città.
Non sarebbe mai più stato venticinquenne e l'arrivo di Sinne glielo aveva ricordato, impetuosamente ma glielo aveva ricordato.
La vista della ragazza, diventata ormai donna gli aveva fatto capire che il tempo passava in fretta e non gli sarebbe mai più stato restituito quindi aveva deciso di godersi quei piccoli momenti, le serate in cui aveva il tempo di guardarsi in tono al di fuori di una routine frenetica o i pomeriggi passati seduti su una roccia ad ammirare il viavai del Principato.

Heaven- MV1 & CL16Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora