ITA/GP - 5 -

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Saltò giù dalla monoposto, con la visiera alzata e degli occhi ghiacciati che facevano paura a tutti quelli che li scorgevano, da casa o dal vivo.
I meccanici e l'intero team Mclaren erano addossati alle transenne che racchiudevano le monoposto della Top Three ed urlavano il suo nome, sventolando bandiere arancioni e sfoggiando sorrisi solari.
Certo, la colpa non era loro, ma la voglia di festeggiare non invadeva Sinne.

- Enjoy the nerves, girl -

Il terzo classificato le diede una pacca sulla spalla, sorridendole con il casco ancora indossato e lei tutto ad un tratto, probabilmente per via della sua voce e della sua felicità prese la rincorsa e si gettò in mezzo alla folla papaya, con mani che la portavano in alto e schiaffi sul casco, accompagnati da complimenti e urli.
Andreas e Zak erano in prima fila con le braccia conserte e lei si fermò davanti a loro, mettendosi una mano sul cuore.

- This is how legends are made, bitches! -

Daniel e Max erano davanti ai tavolini del primo e del terzo posto mentre si asciugavano il sudore con l'adrenalina della gara appena terminata e dell'imminente doccia di champagne.
Allora Sinne si avvicinò, posizionandosi davanti alla sua colonnina e sfilandosi finalmente il casco rosso, rivelando la sua pelle arrossata e segnata dalla balaclava.

La norvegese aprì la bottiglia d'acqua che era poggiata accanto al cappello Pirelli per il secondo posto e la portò alle labbra, facendo distogliere lo sguardo al vincitore di quel GP, ancora preda dei ricordi di quella mattina.

- Amazing race, femme dorée-

Sinne si girò di scatto mentre apriva il bottone che faceva da sicura alla sua tuta ignifuga da cui pendeva la cannuccia per l'idratazione.
Charles Leclerc era in piedi davanti a lei con i capelli scompigliati e degli occhi così verdi da avere la meglio sulle fasce della bandiere italiane che i tifosi facevano sventolare in aria.
Allungò una mano e lei gliela strinse, delusa per il risultato ma felice di essere a casa e condividere un podio con il grande Daniel Ricciardo che le aveva appena dato una grandissima lezione di vita.

- Thank you, Predestinato -

Max strinse il suo pugno sinistro allo sguardo languido con cui il monegasco guardava la pilota.
Lui non aveva forse mai usato quello sguardo con nessuno perché nessuno lo aveva mai usato con lui.
Quella dolcezza, quella luce negli occhi del suo nemico era qualcosa che lui non aveva mai visto, qualcosa che lui non aveva mai provato su di sé.
Era quell'emozione mascherata che lo facevano il più amato tra i piloti della nuova generazione.
La diplomazia, la gentilezza.
Erano qualità che lui non aveva o che, meglio, non faceva vedere a nessuno, coperte da una maschera d'arroganza e di violenza che era stato costretto a costruite.

Quando Charles si allontanò la seconda classificata aveva un bel sorriso stampato sul viso.
Un sorriso che lui non era mai riuscito a provocarle.

Max sospirò.
Tutto quello a cui doveva pensare era batterla, ad ogni costo e fino alla fine.

- Max! This was a wonderful weekend, you got pole and an amazing win on Sinne Strøm. How do you feel about that? -

*

L'olandese la baciò e poi si alzò diretto al bagno.
Trovandosi davanti allo specchio si guardò attraverso ai suoi occhi che lo giudicavano, guardandolo dall'alto al basso mentre cercava di sfilare la barriera di gomma che aveva vissuto per quasi due ore tra il suo corpo e quello di Sinne, che giaceva sul letto a riprendersi da quello che era appena finito.
Da lì lui non poteva vedere il suo sorriso, diverso certo da quello che aveva quando era intorno a Charles, ma era comunque unico e lui glielo aveva provocato.
Non il pilota di F1.
Non il campione del mondo in carica.
Lui, Max, glielo aveva provocato.
E lui stava lì, davanti a quello specchio a guardare come la sua pelle pallida fosse minacciosa ai suoi occhi e a come fosse segnata da quello che Sinne aveva lasciato su di essa.
Il profumo del suo corpo.
Le scie di baci e brividi.
Qualche graffio quando lui prendeva il potere e le dimostrava che era un leone anche fuori dalla pista e che avrebbe lottato.
Si giudicava, senza sapere che lei, nell'altra stanza sorrideva pensando a come quelle ore avessero fatto passare qualsiasi pensiero dalla sua testa e a come le avessero rimescolato ancora di più I pezzi del puzzle incompleto che viveva nella sua testa.

*

Senza che lui se ne accorgesse l'intervista finì e Marc Gené spostò la sua attenzione sulla grande sorpresa e grande delusione di quel Gran Premio, la donna d'oro del motorsport, la fatale Sinne Strøm.

- The number 13! Sinne, we know that you could have achieved your first win today. I know it's rough but you have so many fans here! -

La norvegese alzò la mano verso la massa di tifosi che erano scesi sulla pista per assistere al podio, alzando striscioni con la sua faccia e cappellini arancioni.

- Yeah, I surely could have won here but as someone important said to me, " enjoy the nerves" I'll enjoy the second place. I'm altough disappointed and I have no doubt that I'll make the team regret that but I'm happy that I landed on the podium in Imola -

Proprio quando Daniel Ricciardo si stava per avvicinare all'isola delle interviste post gara Sinne tornò indietro e rubò il microfono all'ex pilota di Formula 1, nonché telecronista di Sky Sport Italia.

- Questo è per voi, che siete casa -

Rivolse un occhiolino alla telecamera, sapendo che tutti coloro a cui teneva stavano guardando il suo trionfo e dedicò a loro il più alto risultato che una donna avesse conseguito in quella categoria e che qualsiasi pilota avesse conseguito nella sua prima stagione in Formula 1.

Poco dopo arrivò il tempo di salire sul podio, sentendo un tumulto invadere l'autodromo mentre il tanto amato australiano saliva i gradini che lo portavano al terzo posto, dove una bandiera australiana lo aspettava sul monitor.

Sinne si aggiustò il cappellino e poi camminò verso il secondo gradino del podio, fermandosi davanti al parapetto per alzare un pugno in aria e far urlare i tifosi che la stavano acclamando forse più del vincitore, non tanto amato dalla popolazione del meraviglioso stivale.

- Sinne Strøm, the first driver ever to end in second place during her fourth Grand Prix! -

Salì sulla destra del gradino del vincitore riservando un occhiolino a coloro che dal rettilineo principale stavano assistendo alla sua scalata.
Max arrivò qualche secondo dopo, passandole davanti e osservandola con uno sguardo ghiacciato per poi salire sulla vetta di Imola, aspettando che l'inno olandese, seguito da quello austriaco, risuonasse tra le curve della pista.
I trofei vennero consegnati ai tre piloti e poi il vincitore iniziò la battaglia di champagne, iniziando a svuotare la sua bottiglia contro i due colleghi.
Sinne saltò, stringendo tra le mani la bottiglia di champagne Ferrari e la fece impattare contro il pavimento del podio, creando una fontana di alcool che investì Daniel e Max, facendoli ridere.

Quando la doccia fu finita la norvegese e l'australiano si guardarono negli occhi e si slacciarono le scarpe, portandole in alto e riempiendo delle ultime gocce di champagne rimaste nelle bottiglie.

- To us, Sinne -

- To you, Daniel -

I due incrociarono le loro braccia l'una sull'altra, come a suggellare quella che sarebbe diventata una grande amicizia, e bevvero dalle loro scarpe con due grandi sorrisi stampati sui visi.

- Max! -

Insieme trascinarono il campione vicino al parapetto e riempirono per un' altra volta le scarpe, avvicinandole alle labbra dell'olandese che le guardava schifato.
Lei avvicinò le labbra al suo orecchio, sapendo che le telecamere non l'avrebbero ripreso e che Daniel era così preso dallo champagne da non accorgersi della loro vicinanza.

- Come on, Max, you tasted a lot of things this morning. My sweat is the holy nectar that you really need -

L'australiano e Sinne gli versarlo in bocca lo champagne, facendoglielo sputare a terra e risero davvero.
Felici per il terzo, il secondo e il primo posto.
Con le delusioni per un attimo nascoste prima che diventassero un capo di discussione per la norvegese contro il suo team.
Con la consapevolezza di avercela fatta e di aver imbracciato i nervi.
A casa.
Con il tricolore che inondava tutto e il calore dei profumi.
Di quella che per Sinne era una sicurezza.
L'Italia.

Heaven- MV1 & CL16Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora