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Le sue mani erano strette attorno ai pesi, che portava verso l'alto con i muscoli contratti e una smorfia sul viso che faceva intendere lo sforzo dei suoi bicipiti allenati.
I suoi capelli erano intrappolati in due trecce alla francese mentre la notte scompariva dal cielo iberico, lasciando spazio ad una perfetta alba che si portava dietro le luci e l'apertura silenziosa della porta della palestra alla musica che fluiva come antidolorifico nelle orecchie della Strøm.
Quella era una delle tante notti insonni passate da lei prima di una gara, in cui i suoi incubi la tenevano con gli occhi aperti e le popolavano la mente, rabbuiata da ricordi dolorosi che solo la velocità sapeva accantonare.

Charles era entrato nella palestra dell'hotel cercando di far pensare agli altri di volersi scaldare come ogni mattina, in vista del GP ma non poteva prendere in giro il suo cuore e la sua mente e quindi essi sapevano che in realtà si era svegliato all'alba in un tentativo disperato di parlare con la numero 13, che aveva cercato di evitarlo in qualsiasi modo.
Quando la vide sorrise in un atto inconscio.
La luce rosata del sole che filtrava tra le nubi spagnole illuminava la sua pelle imperlata di sudore, scendendo nelle pieghe tra i suoi muscoli che sembravano cesellati nel marmo e facendo risaltare il tatuaggio che scendeva lungo la sua schiena, coperto per tre quarti da un top da allenamento.

Teneva lo sguardo verso la parente che le stava in fronte mentre scuoteva le corde piombate a gambe divaricate, facendo scuotere tutta la massa che aveva creato negli anni mentre una collana dorata ballava sulle sue clavicole.
Metteva determinazione in quell'esercizio quasi quanto faceva in pista, al volante della sua Mclaren.
Guardava qualsiasi altra posizione, vuota a quell'ora, con il suo sguardo letale che aveva immobilizzato Charles all'entrata della stanza.

Il monegasco prese la sua borraccia e il telefono e si spostò verso una delle vetrate per riscaldarsi, sentendosi come un ragazzino mentre sperava di essere visto da Sinne.
Leclerc aveva potere su tutti.
Faceva cadere le donne ai suoi piedi con il suo fascino e il visino da angioletto, ma allp stesso tempo popolava i loro sogni più sporchi mentre gli uomini potevano solo sperare di diventare un po' come lui.
Eppure, comparato a quella leonessa, si sentiva piccolo e insignificante.
La vedeva allenarsi senza alcuna fatica, con le sopracciglia aggrottate e le vene sul collo gonfie mentre gli venivano in mente i suoi grandi, eclatanti trionfi.

Sinne Strøm era nata per fare quello che stava facendo e sarebbe morta a trecento kilometri orari perchè lei era quello.
Era velocità.
Nelle sue vene scorreva la miscela che faceva girare il motore della sua monoposto e nella mente aveva impressi i dati dei suoi giri in pista, mentre captava le telecamere e faceva a sua volta cadere chiunque ai suoi piedi con quel suo sguardo magnetico e il suo corpo tanto perfetto quanto proibito.
Era lontana da tutti loro, un passo più in alto.

- Nice tits, Leclerc -

La voce bassa della norvegese lo risvegliò dai pensieri e dai ricordi.
Lei era ora seduta su una delle panchine degli attrezzi, con le mani che tiravano le maniglie dei pesi e le scapole che si muovevano in un modo ipnotico.

- Hi -

Il pilota Ferrari seguiva le sue braccia che facevano contrarre i muscoli della sua schiena, facendogli mancare il respiro.
Lei guardava avanti a se, con le cuffie sulle orecchie e quasi sicuramente un sorriso arrogante sul viso.

In quel momento si alzò, afferrando un asciugamano ed appoggiandoselo attorno al collo.
Con i muscoli ancora duri e il sudore che colava lungo la pelle sorrise al monegasco, avvicinandosi a lui con la luce dell'alba ad illuminare la stanza.

- Why are you here? -

Le vene del suo collo erano gonfie e le gote arrossate.

- What do you usually do in a gym? -

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 03 ⏰

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