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Passarono altri mesi e l'umore di Jack non faceva altro che peggiorare. Angelica, che era sempre più preoccupata, iniziò ad accompagnarlo in terapia. Ma tutti i suoi sforzi per farlo migliorare erano inutili. Sapeva bene ciò di cui aveva bisogno. Dopo qualche tempo il pirata aveva iniziato a farsi curare con l'aiuto di alcuni antidepressivi e ansiolitici ma anche questi sforzi furono vani. La donna era realmente disperata e non sapeva più come affrontare la situazione.

«Non mi va di fare niente oggi» si lamentò mentre era sdraiato sul divano

«Come sempre d'altronde» borbottò Angelica in risposta

«Cosa cucinerai per cena?»

«Perché non cucini tu per una volta? Così fai qualcosa»

«No! Piuttosto non mangio...»

«Diamine Jack io non so più che fare con te!»

«Beh allora lasciami! Dato che non ha più senso stare insieme» si arrabbiò ed iniziò a gridare

«Come prego?» si portò le mani sui fianchi

«La colpa della mia situazione non è altro che la tua se vogliamo essere sinceri»

«Non ti ho chiesto io di seguirmi qui»

«Non ho chiesto io di seguirti, è semplicemente successo»

«Beh io ho fatto di tutto per renderti felice e non è servito a niente» disse più a se stessa

«Tu non sei la Perla Nera e non potrai mai rendermi felice»

«Ma seriamente mi stai paragonando a un pezzo di legno galleggiante? Sei solo uno stronzo»

«Ma sentila...»

«Torna ad imbottirti di psicofarmaci!»

In un impeto di rabbia gli lanciò il suo porta pastiglie che si aprì e tutto il contenuto cadde rovinosamente a terra.

«Sei tu quella che dovrebbe prendere questa roba, non io...»

Dopo quelle parole Angelica prese la sua borsa e uscì di casa.

«Ehi dove credi di andare?!»

Ma lei non rispose.

C'era solo una cosa da fare.

Jack non aveva tutti i torti e lei non poteva di certo continuare a condannarlo ad una vita del genere. Non era più vivere quello.

Così dopo aver passato gran parte del pomeriggio a piangere da Starbucks di fronte ad una cioccolata calda con panna decise di tornare a casa ma prima passò in farmacia. Erano alcuni giorni che si sentiva strana così tanto per provare comprò un test di gravidanza.

«Sei tornata finalmente» esordì Jack fingendo stupore

«Ho avuto delle cose da fare...»

Si fiondò subito in bagno con il sacchetto della farmacia.

«Guarda che mi sono preparato la cena da solo»

«Bravo» le tremavano le mani mentre apriva il test

«Per te non ho preparato niente però. Così impari ad andartene nel bel mezzo di una discussione»

«Ma bravo! E il diploma dell'asilo lo hai già ritirato?»

«Ah. Ah. Ah.»

Lasciò il test sul bordo della vasca e aspettò i canonici cinque minuti seduta per terra, vicino al lavandino.

Poco dopo uscì dal bagno e dal suo viso non trasparivano emozioni.
Si avvicinò al lavello della cucina e iniziò a dare una ripulita a tutto ciò che Jack aveva sporcato per cucinare.

After the stranger tidesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora