23.

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𖥸

«𝓢alve, volevo sapere se possedete dei libri sulla demonologia o che parlano di demoni». Mi avvicinai al bancone della biblioteca, che per mia fortuna era poco distante da casa mia e che avevo visto più volte perché Cayman passava da quel quartiere con la sua jeep quando mi riportava a casa.

La ragazza dietro la cassa alzò lo sguardo su di me, nero come la pece, talmente nero che non si notava neanche la differenza fra l'iride e la pupilla. Inquietante. «Ovviamente sì, tesoruccio. Li puoi trovare sul terzo scaffale, è interamente dedicato a questo».

Mormorai un "grazie", stringendomi il cardigan addosso, e notai quando facesse più freddo lì dentro rispetto all'esterno, dove non avevo ancora mai avuto bisogno del cappotto. Mi voltai per allontanarmi, ma lei mi richiamò ancora una volta, perciò tornai a guardarla.

«Sei nuova qui, vero?». Masticò una liquirizia. Annuii e lei annuì di riflesso. «Stai attenta, allora. Non sono molto ospitali con chi è arrivato da poco».

Annuii ancora, sorridendole lievemente, e andai verso lo scaffale da lei indicato con ancora più inquietudine addosso. Ma in quella città mi era concesso stare un po' in pace o no? Non avevo fatto nulla di male, diamine.

Mi concentrai sulla mia missione, ovvero studiare di più il mondo demoniaco. Non sapevo neanche cosa mi spingesse a colmare la mia ignoranza su questo argomento, o da cosa nascesse quel vuoto allo stomaco che sentivo quando leggevo o scoprivo qualcosa sui demoni, ma dovevo sapere. C'era qualcosa, un mistero, una voglia, dentro di me, che dovevo saziare.

Alzandomi sulle punte, presi il primo libro più vecchiotto e rovinato che catturò l'attenzione dei miei occhi. Il titolo si leggeva quasi a malapena, ma l'interno, seppur ingiallito, era ancora molto comprensibile. Andai alla ricerca di altri libri simili e mi fermai solo quando, purtroppo, le braccia iniziarono a dolermi a causa del peso. Poi presi posto sui tavoli, infondo alla biblioteca, e mi drizzai allarmata quando risentii una sensazione che avevo dimenticato, che non provavo da tempo.

Formicolio alla nuca e brividi sul corpo.

Mi guardai intorno e guardai anche fuori, attraverso la finestra che dava sulla strada buia, perché avevo deciso di venire qui di sera per non incappare in nessun altro mio compagno di corso o essere umano. Ma soprattutto per non farmi vedere da Cayman, che non ne sapeva un bel niente.

Scossi la testa e, come sempre, ignorai la sensazione di sentirmi sotto lo sguardo attento di qualcun altro. Presi un libro a caso e iniziai a leggere i paragrafi che mi interessavano. Saltai la parte dove spiegava cosa fossero per la mitologia greca e per la religione cristiana, soffermandomi invece sulla considerazione che avevano sui demoni nella religione orfica.

Nella religione orfica il δαίμων, "essere divino" o "influsso divino", si ricollega addirittura all'anima stessa, imprigionata, secondo questa setta religiosa greca, all'interno del corpo umano a causa di una colpa di cui ci si è macchiati. Eraclito lega il concetto di demone interiore al carattere e all'indole con cui ognuno di noi nasce.

Nella visione junghiana il daimon è un archetipo presente nell'inconscio e che spinge la persona a "liberarlo" ovvero a sviluppare e potenziare le abilità e i talenti innati di cui dispone. Il daimon secondo Hillman è la chiave per decifrare il codice dell'anima, la chiave di volta per accedere alla nostra innata vocazione interiore.

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