30.

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𖥸

Cayman

«𝓔ntriamo, forza». Nervoso, mi passai una mano fra i capelli e li tirai leggermente, mettendomi da parte per far passare il mio amico.

Dagon mi osservò, anzi mi studiò, a lungo prima di camminare verso il mio studio, infilandosi le mani nei pantaloni dal tessuto elegante che indossava e facendo schioccare la lingua contro il palato. Era una cosa che faceva quando era nervoso.

Una volta arrivati al mio studio, chiusi la tenda della finestra e la porta per non rischiare che qualcuno ci vedesse. Dagon si appoggiò alla libreria con il piede e io lo fulminai, perché sapeva quanto tenessi ad essa. Se ne fregò totalmente e prese il telefono per appoggiarlo ad una pila di libri sulla scrivania, facendo partire una videochiamata con Verity, che non poteva in alcun modo entrare all'inferno a causa della sua purezza.

«Quindi? Che succede? Parla, Cayman!». Verity, attraverso lo schermo, mi incitò. Iniziò a giocare con le ciocche dei suoi capelli biondissimi, anche se non quanto i miei, per il nervosismo.

Sospirai e chiusi gli occhi. «Credo che Melody abbia capito qualcosa. Di noi, di questo, di Silvertown e ciò che è davvero».

«E come cazzo ha fatto?!». Ringhiò Dagon. «C'era una sola cosa che dovevi fare oltre proteggerla ed era non farle insorgere nessun dubbio!». Batté la mano sulla scrivania e le sue pupille diventarono rosso sangue, donandogli un aspetto furioso in combo con la cicatrice frastagliata che percorreva il suo viso da sopra il sopracciglio fino allo zigomo.

«Ho fatto del mio meglio, okay?!». Tuonai.

«Pensa se avessi fatto il peggio!».

Verity alzò la voce per sovrastare le nostre. «Io l'ho detto dall'inizio che era una pessima idea!».

Dagon si voltò per guardare il suo telefono. «Oh, adesso non fare il piccolo angioletto innocente, sei stata tu a votare per l'idea di Cayman e di conseguenza a portare la maggioranza su di lui!».

«Ovvio che ho scelto la sua idea!». Lei lo fulminò. «La tua era investire Melody per riportarla al mondo reale, ti sembra una cosa normale?!».

Indicai Dagon con un dito. «E su questo dobbiamo ancora discuterne, cazzone, non ho affatto dimenticato!».

«Non è colpa mia se l'unico modo per riportarla a casa è farle subire lo stesso forte trauma che ha subito nell'incidente! La mia idea era un rischio, ma anche farla stare qui non mi sembra sia stata un'idea così sicura!». Rispose lui, riferendosi probabilmente alle due aggressioni.

Nel minuto di silenzio seguente, Verity sospirò stremata e si accarezzò le tempie. «Possiamo... calmarci? Dobbiamo ragionare a mente lucida. Come hai fatto a capirlo, Cayman?».

«Ha iniziato ad allontanarsi da me». Mormorai, ancora sofferente per la sua scelta.

Dagon sbuffò. «Cayman, ti voglio bene come un fratello, ma hai pensato al fatto che magari semplicemente tu non le piaci? Forse eri solo un passatempo e ora si è stancata...».

«Se si fosse stancata di me, mi avrebbe allontanato già da tempo! È dalla seconda aggressione che è strana, è quasi come se... stesse cercando di proteggersi da me, cazzo!». Allargai le braccia con frustrazione. «Da me! Che la proteggo da quando era in fasce!».

AnankeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora