CAP. 38 - siberia

165 14 3
                                    

Su quell'aereo c'erano due delle persone di cui mi fidavo di più, due delle persone per cui avrei dato la mia stessa vita.
<quanto manca?> chiesi annoiata a Steve
<un po'> sbuffai e mi rimisi a camminare.
Di punto in bianco mi venne un idea
<volete vedere una cosa figa?> gli chiesi ricevendo i loro sguardi su di me
<cosa? vai a derubare un negozio?> mi chiese ironico Bucky, e mentre alzavo le spalle mi guardò stranito.
Steve mise il pilota automatico e si mise a guardarmi.
<ok, allora, giurate di non dirmi niente per quello che farò> dissi augura di me
<non ci conviene> disse Steve ricevendo l'approvazione di Bucky. Sbuffai e mi decisi di farlo lo stesso.
Chiusi gli occhi e feci aprire un cerchi rosso luminoso davanti a me. Aprii gli occhi e feci segno di stare zitto ai miei compagni di volo. Allungai la mano e presi un sacchetto di patatine. Nel frattempo una piccola lacrima di sangue scese dal mio occhio, arrivando fino a sotto il mento. Mi affrettai a levare la mano e richiusi il cerchio, facendo cadere una lacrima di sangue dall'occhio sinistro.

<io lo avevo detto!> esclamò Bucky, mentre io aprirvo il mio sacchetto di patatine.
<ma sai che è illegale questa cosa?> mi domandò Steve.
<volete?> chiesi dandogli il sacchetto di patatine. Dubitarono un po', ma poi accettarono tutti e due.

<ma perché ti sono scese lacrime di sangue?> chiese Steve.
<be', quando si usa troppa energia, come per aprire un portale, gli occhi iniziano a lacrimare sangue, mi è sempre successo.> spiegai mentre atterravamo nella così detta Siberia. Aprirono il portellone e subito vidi una cosa di cui mi innamorai. C'era la neve!

Mi catapultai subito fuori dal quindjet e la andai subito a toccare. Era fresca e bianca, proprio come me la ricordavo. 
<andiamo> disse serio Steve.
<ma la porta è chiusa, è blindata> gli feci notare. Bucky mi guardò e con il suo braccio in vibranio tirò un lungo alla porta, la quale si ruppe cadendo a terra con un tonfo.
<io... io non ho parole> dissi esasperata mentre i due scuotevano la testa. Poi Steve parlò
<in posizione d'attacco. Nicole tu in mezzo a noi due, non si sa cosa ci aspetta la dentro> annuii e feci come mi disse.
Bucky entrò per primo dentro la struttura tenendo il fucile davanti a sé , poi io con una palla di fuoco nella mano destra e poi Steve, che teneva il suo scudo per proteggerci.  L'interno era tutto malandato, sulle pareti c'era tanta muffa, o almeno credo che sia muffa, non so se il ferro si possa ammuffire; c'erano delle giganti chiazze nere. Cavolo, questo posto mette i brividi.

Davanti a noi c'era una piccola rampa di scale. Bucky iniziò a salire pianino le scale, così pure io e Steve.
Un boato ci fece girare tutti e tre in direzione della porta, e quello che vidi era una cosa... inspiegabile, una cosa che non mi sarei mai aspettata; c'era mio padre, o meglio, Ironman, sulla soglia.

<che ci fai... qui?> gli chiesi io.
<sono venuto in pace> disse lui levandosi la maschera
<perché sei qui?> chiese Steve
<avevi ragione Rogers> confermò finalmente lui.
<vedi, questo dimostra che avevo ragione io con dal principio> dissi io ironica
<ma c'è un attimo in cui non sei ironica o ti metti a scherzare?> chiese papà
<bhe... ancora quel momento non è arrivato> risposi con un sorriso mentre lui si batteva una mano sulla fronte. Salimmo insieme le scale e ci ritrovammo in una stanza enorme, buia. Le uniche cose che facevano luce erano delle capsule giganti che emanavano una luce arancione chiaro. Queste specie di capsule saranno state alte come minimo 2 metri, e dentro c'erano delle figure nere, erano... uomini e donne. Supersoldati.

<sono morti, nel sonno> ci comunicò una voce maschile.
Bucky puntò il fucile verso il lato opposto della porta.
Io non so come sentivo che non dovevo stare lì, oppure sarebbero successe troppo cose. Mentre Steve parlava con quell' uomo io vidi con la coda dell'occhio Black Panther. Se ne andò oltre la porta, e mi affrettai a seguirlo.

<dove vai di bello?> gli urlai dietro per farmi sentire.
<da nessuna parte> rispose scorbutico. Gli corsi davanti a lui e lo bloccai
<senti, forse abbiamo cominciato col piede sbagliato, quindi, incominciamo come se niente fosse ok? Io sono Nicole Stark> gli dissi porgendogli la mia mano destra. Lui dubitò un po', ma alla fine la accettò
<T'Challa> disse soltanto facendomi comparire un sorriso.
<bene, allora, dove vai?>
<fuori, c'è una presenza> rispose.
<vengo con te> dissi seguendolo con un passo veloce.
Arrivammo fuori dalla porta e faceva "leggermente" freddo, ma capitemi, ERAVAMO IN SIBERIA!

Spostavo lo sguardo da destra a sinistra, ma non vedevo niente, solo quando T'Challa mi indicò un sasso lo vidi; c'era Zemo appoggiato ad un sasso con una pistola ed un telefono in mano. Non sembrava di buon umore.
<posa quella pistola> disse la voce fredda di Bdi
lackpanther. Nessuna risposta.
<perché? perché lo hai fatto?> chiesi d'un tratto io.
<Sokovia. Ero in macchina con mia moglie, i miei bambini e mio padre. Sentivamo le bombe scoppiare, ma dicevo "tranquilli, dove andiamo noi non ci saranno già più", ma erano solo parole. Ci fu un esplosione che ci colpì, io ero sotto le macerie, non vedevo più la mia famiglia, poi la ritrovai, tutti morti. C'era mio padre che abbracciava i miei bambini e mia moglie, per proteggerli, ma non servì a niente. Volevo vendicarmi, uccidervi, ma insomma, un povero essere umano come può uccidere dei supereroi?> fece una risatina e poi continuò <quindi ho pensato, perché non farli uccidere tra di loro?> disse.
<quindi è questo il tuo piano, farli uccidere...> conclusi guardandolo. Ma poi pensai che non finirà qui.
<poi,mentre escogitavo il piano avevo anche pensato alla mia fine...> disse guardando la pistola.
<eh no> dissi io. Con l'aria tirai via la pistola, facendola volare velocemente nel palmo della mia mano. Lui mi guardò stupito.
<non sono così stronza da farti togliere la vita davanti i miei occhi, non morirai ma non sarai nemmeno a piede libero> mi giustificai.

Sempre con la pistola in mano feci retrofront, andando verso il quindjet.
Stare con Steve, Bucky e papà non mi conveniva se non volevo essere rovinata.
Mentre camminavo c'erano le mie impronte nella candida e bianca neve. Ero quasi arrivata al quindjet quando una gocciolina di sangue cascò dritta sulla neve. Mi toccai istintivamente il labbro. A furia di avere ansia mi ero fatta uscire sangue dall'labbro.

Spazio Autrice
scusate per l' ENORME ritardo, ma sto dividendo tutto il mio tempo in due parti, una parte la passi con le mie cugine, mentre l'altra la passo a fare i compiti che come ogni santo anno mi ritrovo sempre all'ultimo HAHAH
vabbè, apparte questo spero che il capitolo vi piaccia, per me non è uno dei migliori, ma questa è la storia ..
vi metto come sempre delle immagini free

questo è dolce Tom con dei dolci cagnolini.

qui non so se ridere o piangere, ma penso che piangerò per giorni ora

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

qui non so se ridere o piangere, ma penso che piangerò per giorni ora.

qui non so se ridere o piangere, ma penso che piangerò per giorni ora

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

e niente, ciauuuu

~vio🖤

Due metà che combaciano // Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora