13. La Festa.

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Nel mentre che varcavano l'ingresso della festa, Mia trattenne Gianni dal polso. Voleva capire qualcosa. Gianni la osservò con aria stranita, non aveva idea della ragione di tutto ciò.

«Scusami ma come faremo ad entrare se non siamo stati invitati? Sicuramente chiederanno un biglietto o qualcosa del genere»

«Me la vedo io, l'importante è che stasera non ci facciamo vedere dai festeggiati e ci mascheriamo con gli altri»

«Tu sei l'unico in grado di farmi morire per infarto, hai già preparato la bara?» Risero entrambi, e nel frattempo raggiunsero il bodyguard, piazzato davanti. Allungava una mano verso i partecipanti e spezzò in due il loro biglietto. Mia entrò nel panico, loro non ne avevano uno a portata di mano, ma stupendentemente Gianni non andò dal bodyguard maschile ma da quello femminile.

Mia era davvero curiosa di vedere cosa avrebbe fatto, ma la gelosia entrò a farsi strada sempre di più, non appena Gianni cercò di ammaliare la ragazza con un suo sguardo. L'unica cosa che la tranquillizzò, in parte, erano le loro mani intrecciate. Gianni aveva fatto capire a quella ragazza che Mia significasse qualcosa. Ma allo stesso tempo con quello sguardo, davanti alla sua ragazza, poteva fraintendere qualsiasi cosa.

«Siete invitati alla festa quindi?» Cercò di ignorare lo sguardo di Gianni che aveva provato a convincerla. Mia non aveva capito nulla, ma quello che aveva combinato Gianni era bastato a farle lasciare la mano.

«Si, ma abbiamo lasciato i biglietti a casa. Sa, noi veniamo da New York, i festeggiati sono dei nostri amici. Per fare di fretta abbiamo scordato tutto il necessario per partecipare. La prego, non ci lasci all'uscita»

E fu così che ottennero il consenso per entrare. Di certo non avrebbero fatto nulla di male, semplicemente avrebbero svagato con la mente. Ma Mia aveva un'aria stanca, spenta e fredda. Probabilmente era per via di quello che Gianni aveva combinato. Con un breve sorriso si avvicinò a lei e si abbassò in ginocchio, dopo averla fatta accomodare sulla sedia.

«È stato fatto apposta Mia, scusami se in qualche modo ti ho offesa»

«Quella avrà pensato che per te non significo nulla. Hai flirtato con lei davanti ai miei occhi. Capisci come mi sento? Anche se fatto per finta»

«Credevo che il mio sguardo ammaliante l'avrebbe fatta cedere e ci avrebbe fatto entrare. Perdonami davvero, di certo non avrei esagerato. Le ho semplicemente fatto l'occhiolino e chiesto espressamente bella ragazza, puoi farci entrare?»

«Gianni io non ho capito nulla di quello che le hai detto, ma il tuo sguardo parlava chiaro. Cercavi di abbindolarla»

«Ti ho già detto com'è andata Mia, secondo te mi metto a flirtare con un'altra davanti a te? Non avrei un minimo di sentimento nel farlo. Scusami ti prego, non è qualcosa di grave ma mi rendo conto che sono andato leggermente oltre... Credevo che-»

«Credi molte cose ma non ti rendi conto che quello che fai può ferire le persone, anche se per scherzo»

«E quindi? Cosa abbiamo intenzione di fare? Andiamo via? O posso cercare di farmi perdonare?»

«Non lo so, vedi tu»

Intanto era partita una base musicale dolce, che aveva accompagnato un sacco di coppie nel loro primo ballo iniziale. Gianni prese per mano Mia e la portò a centro pista, per poi avvolgerle i fianchi con entrambe le mani e avvicinarla a se. Mia invece aveva portato le mani dietro al collo, e alternava lo sguardo dagli occhi alla bocca. Si muovevano lentamente, ma in maniera seducente. Gianni stava impazzendo, mentre Mia cercava di contenersi.

«Ti chiedo scusa principessa, ma almeno guardaci. Stiamo ballando ad una festa dove non ci conosce nessuno, siamo pazzi»

«Alla fine cosa gli hai detto? Lo sguardo della ragazza non è cambiato di un millimetro»

«Che siamo di New York, che i festeggiati sono nostri amici e che abbiamo scordato i biglietti nella nostra città natale per fare di fretta»

«Potevi usare questa scusa sin dal primo momento. Comincio a credere che a te piaccia la compagnia femminile, prima Sofia, poi quest'altra. Ma quando ti capita me vicino, ti paralizzi»

«Che intendi dire?»

«Che quando si tratta di me fuggi, sei capace di non starmi accanto se sono io a chiedertelo. Mentre le altre ragazze le tieni accanto come se niente fosse»

«Facciamo che la colpa è degli ormoni, perché quello che dici non ha senso. Non ti incolpo di certo Mia, ma renditi conto delle tue parole. Il mio è stato un gesto fatto per ottenere il consenso ad entrare, non avevo secondi fini e l'ho fatto perché credevo che ci avremmo scherzato poi. Ripeto, in un primo momento ho cercato di guardarla in un certo modo, poi le ho fatto l'occhiolino e le ho chiesto di farci entrare. È durato qualche secondo. Ti ho chiesto scusa»

«Va bene Gianni. È successo tutto di fretta e quindi ignoriamo l'accaduto, davvero. Scusami se ho esagerato ma la gelosia ha preso il sopravvento. Mi fido di te»

«Che hai detto?»

Gianni era sorpreso da quell'affermazione. Era da troppo tempo che Mia gli diceva che non si fidava di lui, e quella sera l'aveva stravolta. A modo suo, ma era successo. Come poteva essere successo?

Gianni aveva intenzione di scherzare, se era davvero serio avrebbe cercato di allontanare Mia, e invece aveva svolto tutto davanti a lei, proprio per evitare di farle fare pensieri sbagliati. Ma a quanto pareva, gli ormoni erano sballati e Mia era più gelosa che mai. Lui la adorava in quelle vesti, ma cercava di non esagerare. L'aveva appena ritrovata e non voleva perderla.

«Mi fido di te. Sai, avevi ragione. Se volevi ottenere qualcosa di certo non sarei stata presente. E poi, sei stato mesi senza avere rapporti con nessuna, e so quanto sia esigenza per un uomo» Gianni le sorrise, per poi avvicinarsi con la bocca all'orecchio.

«Mi sono dato piacere pensando a te. Le mie mani vagavano su di me ed io immaginavo che fossi tu» Mia divenne paonazza in viso. Aveva avuto un'altra conferma che da parte di Gianni esisteva solo ed esclusivamente lei. Quelle frasi la fecero sorridere, ma in qualche modo provò a farlo ingelosire ancora. Se lo meritava, dopo quello che le aveva fatto.

«Paolo ha cercato di baciarmi, ho sentito il contatto delle sue labbra con le mie. Non ho provato la stessa cosa che ho provato con te»

Gianni si irrigidì, nonostante sapesse che fosse una presa in giro. Cercò di mantenere la calma e le baciò il lobo, per poi scendere verso il collo.

«Va bene, ma io voglio chiederti qualcosa, mia dolce fenice»

«Ne?»

La musica intanto era terminata, ed erano rimasti solo loro due a centro pista, ad essere così vicini. Le altre coppie tornarono al loro posto.

«Voglio leggere il tuo libro Mia»

𝐼𝑙 𝑀𝑖𝑜 𝑅𝑖𝑓𝑙𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑁𝑒𝑖 𝑇𝑢𝑜𝑖 𝑂𝑐𝑐ℎ𝑖.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora